La crescita del calcio asiatico nel palcoscenico del Mondiale

La FIFA World Cup Qatar 2022 ha svelato al pianeta un nuovo equilibrio delle gerarchie del calcio. Oltre ad Europa e Sud America, infatti, hanno detto la loro anche Africa e soprattutto Asia.

Il Mondiale in Qatar ha veramente deciso di confonderci le idee.

Non contento di stravolgere l’abitudine dell’ambientazione estiva e di mostrare al mondo stadi completamente smontabili, ha deciso anche di regalare al pianeta una cartolina calcistica totalmente diversa da quella che eravamo sempre stati abituati a vedere.

Per quanto la Coppa del Mondo rappresenti da sempre la diversità e l’internazionalità di questo sport scoprendo il fianco a colpi di scena e partite memorabili, infatti, raramente gli appassionati avevano potuto godere di così tanti smacchi e cambiamenti alla, radicata, gerarchia vigente alla base del calcio.



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I punti di forza del gioco sono stati sempre molto chiari, confermati in ogni edizione della FIFA World Cup: partecipano tutti, ma dai gironi in poi il torneo si incentra sulla dicotomia Europa – Sud America, in una sfida eterna che vede Argentina e Brasile provare a far la voce grossa contro le varie Italia, ai tempi, Germania, Francia e Inghilterra.

Quest’anno invece, con l’insolita cornice di Doha sullo sfondo, la competizione sembra essersi voluta riprendere di prepotenza una delle proprie caratteristiche esistenziali, quella che forse più di tutte aveva reso pioniere Jules Rimet, l’unico uomo che nel periodo storico delle dittature e dei totalitarismi ebbe il coraggio e la vision di pensare, nel 1930, ad una competizione calcistica che potesse unire il mondo.

Un precetto che, viste le critiche mosse pesantemente contro il Qatar, sembrava non potersi realizzare e consolidare in questa occasione, ma che ha preso corpo grazie ad una sorprendente eterogeneità territoriale dagli ottavi di finale in poi con:

  • Paesi Bassi (Europa);
  • Francia (Europa);
  • Inghilterra (Europa);
  • Polonia (Europa);
  • Croazia (Europa);
  • Spagna (Europa);
  • Portogallo (Europa);
  • Svizzera (Europa);
  • Stati Uniti (America);
  • Argentina (Sud America);
  • Brasile (Sud America);
  • Senegal (Africa);
  • Marocco (Africa);
  • Australia (Asia);
  • Giappone (Asia);
  • Corea del Sud (Asia)

a contendersi il trofeo provando ad entrare nell’apogeo delle migliori 8 Nazionali del pianeta.

Un elenco che cela una sorprendente presenza asiatica con l’AFC, la Asian Football Confederation, rappresentata da nipponici, coreani e australiani. Vessilli di un continente mai particolarmente credibile a livello calcistico e che vanta come picco storico in termini di risultati un quarto posto della Corea del Sud nell’edizione del 2002 ambientata proprio in Asia.

La crescita del calcio asiatico

Se si pensa al grande calcio internazionale non si può menzionare l’Asia. Questa vastissima fetta del mondo, infatti, nonostante una densità di popolazione molto alta, una radicata cultura calcistica e tanti possibili futuri calciatori non è mai stata in grado di raggiungere livelli abbastanza alti da poter conquistare risultati eclatanti in questo sport.

Riuscendo tuttavia a celare volti interessanti dei propri movimenti nazionali durante i Mondiali in casa propria.

La FIFA World Cup Qatar 2022, infatti, cade a vent’anni esatti dalla Coppa del Mondo di Giappone e Corea del 2002, edizione amara per noi italiani essendo stati gli Azzurri, nostro malgrado, protagonisti della cavalcata mondiale di maggior successo della nazionale coreana e di tutto il continente: quarto posto, eliminazione dell’Italia agli ottavi e della Spagna ai quarti.

Un tripudio che rappresenta ancora la sublimazione della soddisfazione asiatica, ma che durante il torneo qatariota ha ridato timidi segni di sé.

Oltre alle tre piazze qualificate agli ottavi (Giappone, Corea e Australia), infatti, hanno fatto scalpore anche la straordinaria vittoria dell’Arabia Saudita contro l’Argentina di Leo Messi, quella dell’Iran contro Gareth Bale e della stessa Corea contro il Portogallo.

Passaggio del turno che non è riuscito a spezzare la maledizione dei quarti allungando a 5 il numero delle edizioni consecutive con nessuna squadra asiatica tra le prime 8, ma che ha obbiettivamente reso merito ad un continente che sta crescendo sotto tutti i punti di vista.

L’importanza dell’influenza europea

Questi risultati sportivi, infatti, sono figli di una mentalità locale in continua evoluzione, plasmata su di una crescita presente e futura avente nell’attualità e nei modelli di ispirazione europei i propri punti focali.

Tutte le nazionali asiatiche presenti in questa Coppa del Mondo, infatti, vantano un fittissimo rapporto con il Vecchio Continente.

L’Arabia Saudita, per esempio, nel 2018 ha stretto una partnership con il campionato spagnolo de LaLiga per permettere ai propri atleti più promettenti di mettersi alla prova con i migliori giocatori europei.



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Intento perseguito, seppur con dinamiche differenti, anche dal Giappone, considerando come tra i convocati del Paese del Sol Levante addirittura 20 atleti su 26 militino in campionati europei. Dato assolutamente emblematico che sottolinea come il calcio occidentale riesca ad elevarne i livelli di competitività, al punto, da riuscire a battere squadre come Germania e Spagna, condannando i ben più quotati tedeschi ad una silenziosa uscita di scena ai gironi.

Discorso che si ripete anche con la Corea se si pensa che l’allenatore, Paolo Bento, è portoghese e che le stelle assolute del team siano Son Heung Min (Tottenham) e Kim Min Jae (Napoli).

La crescita digitale

Una crescita che ha riscosso anche nel digital dei risultati davvero interessanti.

Nel 2021, infatti, la Confederazione calcistica asiatica ha registrato numeri in escalation per quanto concerne l’engagement digitale su tutte le proprie piattaforme, di un crescente interesse del mondo verso i campionati asiatici, ma anche dell'espansione della strategia mediatica.

I contenuti video postati nel finale dell’anno scorso sulle pagine ufficiali dell’AFC su Facebook e il canale Weibo, il secondo social network più usato in Cina, infatti, sono cresciute del 55% rispetto al 2020, passando da 247,1 milioni a 382,2 milioni di visualizzazioni.

Sulle sue piattaforme digitali multilingue, invece, va sottolineato un aumento del 31%, passando da 15,4 milioni a 20,1 milioni di nuovi follower, con gli account Instagram capaci di toccare addirittura un + 237% rispetto all'anno precedente.



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