Il Salary Cap, introdotto nel 2019/2020, ha trasformato l'economia de La Liga facendola diventare un esempio virtuoso per la limitazione dei costi stipendiali. In virtù di questo, l'obiettivo di Tebas, presidente del massimo campionato iberico, è quello di esportare modello spagnolo in altre realtà del continente
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Il Salary Cap, introdotto nella stagione 2019/2020, ha cambiato, e non di poco, l’economia de La Liga. Il modello creato in Spagna mira a limitare gli stipendi dei calciatori e dei costi accessori correlati, quali commissioni agli agenti, bonus, oneri finanziari aggiuntivi e salari, fissi e variabili, per far sì che le singole società spendano soltanto quanto realmente guadagnato.
Difatti, il Salary Cap serve a regolamentare non solo il costo delle rose nel suo complesso, ma anche a controllare spese per lo staff - primo allenatore, secondo, preparatore atletico, rispettivamente per prima e seconda squadra.
Pertanto, qual è il limite massimo e come viene stabilito?
Ogni società ha il dovere di presentare un limite di spesa applicabile ad Organismo di Validazione sotto la giurisdizione de La Liga, ovvero l’Autorità di Convalida. Quest’ultimo, dopo aver ricevuto la richiesta dei club, deve approvare e vidimare la soglia presentata, affinché questa venga rispettate.
Quali sono le spese analizzate?
Le voci toccate nel Salary Cap sono molteplici e tutte riguardanti, in fondo, il sistema stipendiale. Quindi, in merito, vengono conteggiati i salari, con tutte le quote presenti, sia fisse che variabili (bonus), i diritti di immagine ceduti, individuali e collettivi, l’eventuale ammortamento dei costi per l’acquisto di nuovi elementi della rosa, gli oneri di previdenza sociale (i cosiddetti contributi), gli indennizzi di fine lavoro al carico del club, e le retribuzioni, e spese correlate, degli elementi ceduti in prestito.
In aggiunta, le uscite summenzionate non comprendono spese sportive preventivanti, il pagamento dei debiti e le perdite accumulate durante la stagione sportiva.
Soltanto i club con Società per azioni possono aumentare il proprio limite massimo di spesa accrescendo il capitale entro un limite del 25% rispetto al fatturato. Di questo, stando alle molteplici situazioni finanziarie dei singoli club, solo una percentuale tra 80%, 65% e 25% potrà avere il mercato dei trasferimenti come risultato finale. A tale azione viene posto un ulteriore vincolo: l’aumento effettuato non potrà essere utilizzato in una sola stagione. Di conseguenza, il club avrà modo di sfruttare la ricapitalizzazione in periodo diviso per le quattro annualità seguenti.
Una particolarità del campionato appena concluso riguarda la precaria situazione finanziaria del Siviglia. La squadra andalusa, regina dell’Europa League in epoca molto recente, ha avuto un notevole crollo, con un -166 milioni di euro, del tetto stipendi, che ha portato un corposo ridimensionamento di tutta la rosa. Infatti, il mercato estivo scorso ha costretto la società alla vendita di alcuni dei pezzi più pregiati del club, sostituiti con elementi meno costosi e con una retribuzione radicalmente più bassa. Attualmente, la squadra biancorossa, salvatasi dal baratro della retrocessione sul filo del rasoio, occupa l’ultima posizione della classifica dei salari con una spesa massimale di 2,5 milioni di euro.
Tutt’altre acque quelle navigate dal Real Madrid, primo, che offre un totale di 725 milioni di euro di quote salariale, che, nonostante l’approdo della stella Kylian Mbappé, ha subito un abbassamento di 30 milioni di euro rispetto alla precedente annata.
Le condizioni finanziarie dei campioni di Spagna del Barcellona sono state offerte come oggetto di dibattito per diverso tempo, non solo in madrepatria. Tuttavia, la società catalana ha accresciuto notevolmente il limite dei salari - aumentato del 63,38% - passando dai 270 milioni di euro del campionato 2023/2024 al 426 milioni di euro della stagione appena conclusa. Importante anche la crescita del Girona, legata essenzialmente all’approdo in Champions League, che ha ampliato il budget da 52 milioni di euro ai 94 attuali. Terzo posto per l’Atlético Madrid. I Colchoneros, scavalcati dai blaugrana, hanno a disposizione una spesa di retribuzione di 311 milioni di euro.
Il presidente de La Liga, Javier Tebas, ha esplicato la necessità di esportare il modello salariale calcistico spagnolo nelle realtà che applicano un sistema da lui ritenuto ingiusto. Nel discorso tenuto a Gijón nel mese di maggio ha spiegato che l’applicazione di una legge non “a posteriori” – come quella presente, invece, sia nella UEFA che in Italia, Inghilterra e Germania – garantirebbe un controllo immediato e non basato sui due anni precedenti, come diversamente accade. Difatti, stando a quello che è il presente dei modello indicato, l’applicazione della normativa spagnola offrirebbe la possibilità accorciare i tempi di sorveglianza per “evitare che qualche squadra vinca la Champions League in modo ingiusto”. Al riguardo ha anche sottolineato che l’applicazione con effetto immediato permette alle società di trattenere i calciatori maggiormente appetibili al mercato estero.