Una fase di Napoli-Lazio (Foto SS Lazio)
Il calciomercato invernale del 2026 si apre con uno scenario regolamentare che ridisegna le gerarchie operative di Serie A e Serie B. Mentre la Lazio vede finalmente la luce in fondo al tunnel dei vincoli federali, Napoli e Pisa si ritrovano a dover gestire una sessione all’indegna del "saldo zero".
Non un blocco totale, ma un severo limite che trasforma ogni acquisto in un complesso puzzle di incastri finanziari.
Al centro della questione c'è l’indicatore del Costo del Lavoro Allargato, il nuovo termometro della sostenibilità introdotto dalla FIGC. Il rapporto tra le spese per i tesserati (stipendi, ammortamenti, commissioni) e i ricavi non deve superare la soglia dello 0,8 (80%).
Superare questo limite significa finire sotto osservazione, con restrizioni immediate sulla capacità di spesa.
Per il Napoli e il Pisa, il mercato di gennaio non sarà una questione di "quanto" si vuole spendere, ma di "come" si riesce a compensare. La scure della Commissione Indipendente ha rilevato uno sforamento della soglia dell’80%, imponendo un regime di stretta autarchia finanziaria.
In termini pratici, ogni euro investito in un nuovo cartellino o in un nuovo ingaggio dovrà essere "liberato" da una partenza equivalente. Antonio Conte e Alberto Gilardino si trovano a gestire rose dove l'entrata è subordinata all'uscita.
Napoli: Per sbloccare colpi di spessore, il club potrebbe dover sacrificare profili in scadenza o che faticano a trovare spazio, come Leonardo Spinazzola o Juan Jesus, i cui contratti terminano nel 2026. Anche una cessione eccellente (come l'addio definitivo di giocatori in prestito come Ngonge o Cajuste) potrebbe fornire l'ossigeno necessario per nuovi innesti.
Pisa: I toscani, dopo gli importanti investimenti estivi (Stengs, Lorran), devono ora puntare sulle plusvalenze. Occhi puntati sui profili con mercato in massima serie o all'estero, come il giovane İsak Vural o potenziali risoluzioni di prestiti onerosi.
Il rischio è concreto: se il trend non si inverte entro giugno, quando la soglia scenderà allo 0,7, il blocco potrebbe diventare totale.
Situazione diametralmente opposta in casa biancoceleste. Dopo un’estate vissuta in apnea, la Lazio respira di nuovo. Il club è riuscito ad abbattere quel muro invisibile che aveva congelato le operazioni estive, riportando i parametri sotto controllo.
Il lavoro di "pulizia" operato da Claudio Lotito e Angelo Fabiani ha dato i suoi frutti. Attraverso una politica di addii mirati — ben sette uscite chiave tra cui svincolati di lusso e cessioni definitive — e un'attenta ottimizzazione del monte ingaggi, il rapporto costi/ricavi è tornato a livelli virtuosi. Per la Lazio, questo significa il passaggio da una gestione d'emergenza a una di piena operatività.
A gennaio, la dirigenza potrà muoversi sul mercato senza l'ossessione di dover prima piazzare una cessione per poter depositare un nuovo contratto.
Il caso di queste tre società dimostra che la competitività sportiva non può più prescindere da una gestione millimetrica dei flussi finanziari.
Se la Lazio ha pagato dazio in estate per raccogliere i frutti ora, il Napoli si trova davanti a un bivio: sacrificare qualche pezzo per assecondare le richieste tecniche o accettare un mercato conservativo.
In un calcio sempre più monitorato, il vero "top player" potrebbe non essere un attaccante, ma il Direttore Finanziario capace di tenere gli indici in regola.