Come per il calcio maschile, la sostenibilità non può tuttavia basarsi solo sulle risorse distribuite attraverso le competizioni internazionali
Numeri in Palla: Forza ragazze! (Foto AI Google Gemini)
Firenze, 8 giugno 2018: la nazionale femminile italiana batte 3 a 0 il Portogallo e si qualifica, per la prima volta dopo 20 anni, al campionato mondiale del 2019: in Francia raggiungerà i quarti di finale, un risultato storico e ottenuto fino a quel momento solo nel 1991. Un sogno per le azzurre e per tutto il movimento calcistico femminile italiano, e un formidabile volano per la crescita del sistema, come testimoniano i numeri degli anni seguenti. L’Italia si è poi qualificata anche al mondiale del 2023, uscendo alla fase a gironi; ha partecipato agli europei del 2022, uscendo alla fase a gironi; e ha sfiorato la finale negli europei del 2025, perdendo la semifinale contro l’Inghilterra solo ai tempi supplementari.
In base al Report Calcio FIGC 2025 (p. 57), ben 17 milioni di italiani sono interessati al calcio femminile (erano 3 milioni nella stagione 2019-2020) e 7 milioni lo seguono attivamente (1 milione nella stagione 2019-2020). La crescita, chiaramente sostenuta dai risultati della nazionale femminile, ha riguardato un ampio numero di variabili: per esempio, sempre in base alle cifre del Report Calcio (p. 58), le calciatrici tesserate per la FIGC sono passate da 18.854 nella stagione 2008-2009 a 45.620 nella stagione 2023-2024 – con un significativo aumento dopo il mondiale del 2019 e con l’ingresso nella top 15 mondiale per numero di tesserate, al 14mo posto (10 posizioni più in alto rispetto al 24mo posto del 2019). Altro dato analogo, e incoraggiante, è il trend per le giovani calciatrici tra i 10 e 15 anni, che erano 8.892 nella stagione 2017-2018 e 19.958 nella stagione 2023-2024 – un valore più che raddoppiato in pochi anni.
Il passaggio della Serie A femminile al professionismo nella stagione 2022-2023 è stato naturalmente un evento di portata storica, che ha finalmente introdotto tutele e trattamenti economici assolutamente indispensabili per le calciatrici e per il sistema calcio femminile nel suo complesso: per usare le parole del Presidente della FIGC Gabriele Gravina, una conquista di civiltà.
La Serie A femminile annoverava fino alla scorsa stagione 10 Club, che sono tornati come in anni precedenti ad essere 12 Club a partire dalla stagione 2025-2026, a seguito della riforma dei campionati (e per questo il numero di maglia che vedete oggi è il 12). I 12 Club sono: Como Women, Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli Women, Parma, Roma, Sassuolo, Ternana Women. Di questi 12 Club, 9 squadre sono legate a Club professionistici maschili (Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Parma, Roma, Sassuolo), mentre 3 Club sono indipendenti (Como Women, Napoli Women, Ternana Women).
Dal 2018 la Juventus (fondata nel 2017) ha vinto 6 campionati, compreso l’ultimo, e la Roma, che guida attualmente la classifica nella stagione 2025/2026, è stata due volte campione d’Italia (2023 e 2024). Le prime tre classificate della Serie A femminile, che dal 2025 si chiama Serie A Women, si qualificano alla UEFA Women’s Champions League (direttamente alla fase a gironi, per chi vince il campionato; ai turni di qualificazione, per la seconda e la terza classificata; l’inclusione della terza squadra è un importante risultato ottenuto a partire dalla stagione 2024/2025); l’ultima classificata retrocede in Serie B (che non è passata al professionismo, ma si spera che questo possa accadere in futuro). La Serie A femminile organizza anche la Coppa Italia Women, la Supercoppa Women e la Serie A Women’s Cup, nonché il Campionato Primavera 1 femminile e la Coppa Italia Primavera Women.
In termini di governance, la Serie A femminile si trova sotto l’egida della FGIC, al cui interno, dalla stagione 2023/2024, è stata creata la Divisione Serie A Femminile Professionistica, dotata di autonomia gestionale e amministrativa.
Prima di entrare nel dettaglio dei numeri, una breve ma importante premessa: in base alle informazioni pubbliche non è sempre facile reperire i dati di bilancio dei Club femminili o isolarli dai dati dei Club maschili (per i Club femminili non indipendenti). L’analisi che segue si basa su rapporti che offrono informazioni economico-finanziarie aggregate, e solo in alcuni casi utilizza dati individuali per Club, non includendo in ogni caso un esame della distribuzione dei numeri tra i Club.
Il conto economico aggregato dei Club della Serie A femminile ha subito un’importante evoluzione negli ultimi anni, anche perché grazie al passaggio al professionismo le retribuzioni e tutele per le calciatrici sono sensibilmente aumentate. Partendo dai dati medi per Club riportati dal Report Calcio FIGC 2025 (pp. 71-72) e dal Report Serie A femminile (pp. 23-24, rapporto FIGC realizzato sulla base di dati raccolti da Deloitte), per la stagione 2023-2024 i ricavi aggregati delle società (calcolati moltiplicando per 10 i dati medi per Club) sono stati di 10,89 milioni di euro, a fronte di costi complessivi per 44,2 milioni di euro (di cui 28,72 milioni di euro di costi per il personale); due anni prima, nella stagione 2021/2022, i ricavi totali (con 12 Club) erano stati di 8,85 milioni di euro e i costi di 34,4 milioni di euro (di cui 18,74 milioni di euro di costi del personale) – prima dell’incremento nella stagione del passaggio al professionismo, 2022/2023, con circa 10 milioni di euro di ricavi e 40 milioni di euro di costi (con 10 Club).
In altri paesi europei con movimenti calcistici femminili forti, gli ordini di grandezza sono superiori: per la stagione 2023/2024, in Germania i ricavi aggregati dei 12 Club di Frauen-Bundesliga sono stati di 31,7 milioni di euro, e i costi 54,4 milioni di euro (fonte: DFB); in Spagna, i ricavi dei Club della Liga F sono stati di 52,5 milioni, ma con 16 squadre partecipanti, e i costi pari a 63,1 milioni (fonte: Consejo Superior de Deportes); in Inghilterra, i ricavi complessivi dei 12 Club della Women’s Super League sono stati di circa 77 milioni di euro, e i costi di oltre 106 milioni di euro (fonte: bilanci dei Club sul registro delle imprese inglese e Annual Review of Football Finance 2025, Deloitte). (Non includo i dati sulla Francia solo perché non sembrano facilmente disponibili). In media, i Club italiani hanno riportato una perdita di circa 3,3 milioni di euro, quelli inglesi di circa 2,4 milioni di euro, quelli tedeschi di circa 1,9 milioni di euro e quelli spagnoli di circa 0,6 milioni di euro.
Questi numeri devono però essere interpretati con attenzione. Vediamo perché.
In primo luogo, Germania, Inghilterra e Spagna hanno storicamente movimenti più radicati, con un numero di calciatrici tesserate che in Spagna è il doppio di quello italiano, in Francia è circa 4 volte quello italiano, in Germania oltre 4 volte e in Inghilterra quasi 5 volte quello italiano (Report Calcio FIGC 2025, p. 58). Le rispettive nazionali hanno conseguito importantissimi successi, anche in anni recenti – e tutto questo chiaramente spinge al rialzo la dimensione economica dei loro campionati. Nel ranking FIFA, l’Italia occupa attualmente il 12mo posto, la Francia il sesto, la Germania il quinto, l’Inghilterra il quarto e la Spagna è in vetta al primo posto. La Germania ha vinto 2 mondiali (solo gli Stati Uniti ne hanno vinti di più: 4) e 8 campionati europei; l’Inghilterra ha vinto 2 europei e la Spagna un mondiale (l’ultimo, nel 2023). La finale della UEFA Women’s Nations League che si è recentemente disputata ha visto affrontarsi Germania e Spagna. Nella UEFA Champions League femminile, dal 2009/2010 8 titoli sono stati vinti da una squadra francese (Lione), 4 da tre diverse squadre tedesche, 3 da una squadra spagnola (Barcellona) e 1 da una squadra inglese (l’Arsenal nel 2025).
In secondo luogo, il calcio femminile italiano si trova in una fase di crescita, con il recente importantissimo passaggio al professionismo della Serie A: una fase di costruzione di una nuova realtà – una start-up, per usare un’espressione utilizzata anche nel Report Serie A femminile – nella quale è dunque normale che ci siano valori economici più bassi rispetto agli altri campionati menzionati. In questo contesto va letto anche il peso molto significativo e crescente di risorse distribuite dalla Serie A femminile (diritti TV e ricavi commerciali “centralizzati”) e di sussidi federali/governativi, voci che nella stagione 2023/2024 hanno complessivamente rappresentato il 47% del totale dei ricavi – in aumento del 94% rispetto alla stagione 2021-2022 (Report Serie A femminile, p. 23). I sussidi rappresentano circa il 66% di questo aggregato di risorse distribuite (336mila euro per Club, in media). e sono aumentati molto significativamente, quasi dell’80% rispetto alla stagione 2022/2023. Queste cifre includono importi ottenuti grazie a programmi specifici di supporto economico, come il fondo istituito nel 2021 per sostenere il passaggio al professionismo negli sport femminili ed estendere le tutele sul lavoro negli sport femminili (inizialmente aveva una dotazione annua di circa 3 milioni di euro, nel 2025 di 4 milioni di euro).
In terzo luogo, da un punto di vista economico, l’attuale situazione di disequilibrio non può e non deve essere letta nello stesso modo del calcio maschile: per dare un’idea, i ricavi aggregati dei Club della Serie maschile A nella stagione 2023-2024 sono stati di 3,8 miliardi di euro, circa 350 volte i ricavi complessivi dei Club della Serie A femminile. Il dato per la Serie B maschile era di 483 milioni di euro, 44 volte quello della Serie A femminile, e per la Serie C maschile di 218 milioni di euro, 20 volte quello della Serie A femminile (Report Calcio FIGC 2025, p. 115). Il problema del calcio maschile – non della Serie A, ma del calcio maschile in Europa nel suo complesso – è ben diverso: le enormi risorse mobilitate, anche attraverso i diritti TV, vengono mal gestite (ci sono ovviamente lodevoli eccezioni, ma il trend generale è questo, ed è noto, e infatti da anni si cerca di risolverlo…).
Permettetemi allora questa semplificazione: se nel calcio maschile c’è un problema di costi, nel calcio femminile il tema è piuttosto quello dei ricavi, in un contesto profondamente mutato con il passaggio al professionismo. Dunque, si può dire che anche il calcio femminile abbia un tema di sostenibilità economico-finanziaria, ma di natura diversa e difficilmente evitabile in questa fase di start-up. Naturalmente appare cruciale costruire i presupposti per il raggiungimento nel tempo di dinamiche economico-finanziarie sostenibili. Peraltro, a mio avviso, questa sostenibilità dovrebbe prescindere dall’appartenenza di un Club femminile ad una società che gestisce un Club maschile: in altri termini, la sostenibilità dovrebbe essere “autonoma” e non basarsi su eventuali iniezioni di risorse da parte del Club maschile. Questo potrebbe creare anche un miglior allineamento tra i Club femminili legati a Club maschili e i Club femminili indipendenti.
Considerando che i diritti TV rappresentano circa il 5% del totale dei ricavi (per la Serie A maschile nella stagione 2023/2024: 38%), e i ricavi da gare il circa il 2% (anche per la politica di biglietti gratuiti seguita da molti Club; per la Serie A maschile: 11%), ci sono chiaramente grandi margini di crescita su queste voci. Questa crescita deve passare attraverso un ulteriore rafforzamento della visibilità e dell’attrattività del calcio femminile. Negli ultimi anni sono già stati fatti progressi molto significativi su questo fronte, per esempio sia in termini di presenze allo stadio che di ascolti TV (si veda il Report Serie A femminile 2023/2024), e quindi bisogna continuare su questa strada. Per quanto riguarda le plusvalenze relative alla cessione dei cartelli delle calciatrici, i valori sono ancora molto contenuti (circa il 3% del totale dei ricavi), ma in significativa crescita nel 2023/2024 (erano zero nel 2021/2022 prima del passaggio al professionismo).
Come nel calcio maschile, anche in quello femminile un miglioramento della qualità delle infrastrutture potrebbe spingere le presenze alle partite e sostenere i ricavi da stadio. Un ulteriore incremento di visibilità potrebbe peraltro spingere ulteriormente i ricavi commerciali generati direttamente dai Club (tipicamente sponsorizzazioni) che ammontano ad oltre un terzo dei ricavi totali e sono la principale fonte di risorse se si considerano soltanto i ricavi generati direttamente dai Club.
Un’altra importante fonte di ricavi sono le competizioni internazionali – vediamo in che modo
La UEFA distribuisce ai Club una quota rilevante di risorse attraverso la UEFA Women’s Champions League, e adesso anche grazie alla nuova UEFA Women’s Europa Cup, una novità introdotta nella stagione 2025/2026 – una sorta di equivalente dell’Europa League maschile (o meglio, della vecchia Coppa UEFA visto che la competizione non prevede un girone ma solo partite ad eliminazione diretta, con andata e ritorno). Per l’Italia (e per altri paesi in posizioni alte nel ranking UEFA), accedono all’Europa Cup squadre che vengano eliminate nei turni di qualificazione di Champions League, mentre per altre federazioni con ranking inferiore la terza o la seconda classificata si qualificano direttamente all’Europa Cup.
Nel periodo 2025-2027, la UEFA assegnerà ai Club 37,7 milioni di euro per stagione (saranno 46,7 milioni di euro nel periodo 2027-2030) grazie a queste competizioni, inclusa anche una quota di contributi di solidarietà (come riportato qui). Sarà interessante vedere la distribuzione dettagliata per Club delle risorse nel nuovo ciclo (i dettagli sui criteri di distribuzione si possono trovare qui). La partecipazione alla fase a girone unico della Women’s Champions League – quest’anno ci sono Juventus e Roma per l’Italia – garantisce un premio fisso per tutte le 18 squadre di 505.000 euro (670.000 euro nel periodo 2027-2030), e poi una quota variabile di premi basata sui risultati conseguiti. Sono previsti premi anche per la partecipazione ai preliminari di Champions League e per il raggiungimento dei vari turni della Women’s Europa Cup, e con 80.000 euro per la squadra vincitrice dell’Europa Cup e 75.000 euro la seconda classificata.
Guardando al ciclo precedente, per esempio alla stagione 2023/2024, la Roma, che aveva raggiunto la fase a gironi della Women’s Champions League, ha ricevuto 602.000 euro (UEFA Financial Report 2023/2024, p. 47 – per mettere il numero in prospettiva: valore che corrisponde a circa il 60% dei ricavi medi per Club femminili di Serie A in quella stagione); il Barcellona, che ha vinto la coppa, ha ricevuto 1,37 milioni di euro. Sempre con riferimento alla stagione 2023/2024, la Juventus ha ricevuto 75.000 euro dalla UEFA (p. 95 della relazione finanziaria annuale al 30 giugno 2024 della Juventus) in virtù della sua partecipazione al primo turno di qualificazione della Women’s Champions League. Per il raggiungimento dei quarti di finale nella stagione 2021-2022, la Juventus aveva ricevuto 889mila euro (UEFA Financial Report 2021/2022, p. 41).
Per quanto riguarda i contributi di solidarietà, sempre nel ciclo precedente, per la stagione 2024/2025 i 7 Club della Serie A femminile che non hanno preso parte alla Women’s Champions League hanno ricevuto 16.000 euro ciascuno (risorse vincolate ad investimenti dei Club per lo sviluppo del calcio femminile; trovate i dettagli qui). Da un lato, dunque, tutti i Club di un campionato possono trarre benefici economici; dall’altro lato, si può porre, come per il calcio maschile, un tema di equilibrio competitivo nei tornei nazionali, visto che naturalmente le squadre che partecipano alla Champions League ottengono risorse molto superiori.
Ci sono poi i contributi ai Club per la partecipazione delle loro calciatrici agli europei (9 milioni di euro in totale per il torneo del 2025), con contributi per calciatrice compresi tra 19.700 euro e 36.445 euro (come termine di raffronto, i ricavi da gare medi per i Club della Serie A femminile italiana nella stagione 2023/2024 sono stati di 20.000 euro). Discorso analogo per le risorse erogate dalla FIFA con il suo Club Benefits Programme (11,3 milioni di dollari in totale): grazie al mondiale del 2023, i Club femminili italiani hanno ricevuto complessivamente circa 445mila dollari (con l’Italia al 7mo posto nella classifica dei beneficiari). La Roma, con circa 112mila dollari, si colloca al decimo posto nella classifica dei Club in termini di risorse ricevute da questo programma (112mila dollari corrispondono ad oltre il 9% dei ricavi medi per Club della Serie A femminile per la stagione 2023/2024). La FIFA ha lanciato due ulteriori competizioni mondiali per Club femminili e vedremo in quale misura saranno distribuite risorse anche in relazione a questi due nuovi tornei.
Insomma, i ricavi dei Club possono ricevere una spinta importante dalle competizioni europee ed internazionali. Ma possono risolvere tutti i problemi?
Come per il calcio maschile, la sostenibilità non può tuttavia basarsi solo sulle risorse distribuite attraverso le competizioni internazionali: primo, perché in termini di magnitudine queste risorse riguardano principalmente i pochi Club partecipanti; e secondo perché la sostenibilità deve poggiare su basi solide e più ampie, con un ventaglio diversificato di fonti di ricavo. Per costruire questo ventaglio, servono ulteriori investimenti e ulteriore visibilità.
La recentissima assegnazione all’Italia dell’organizzazione del campionato europeo femminile Under 19 del 2029, che si svolgerà in Abruzzo e Marche, è un’ottima notizia nel contesto di un movimento in crescita. E nel 2026, tra pochi mesi, le azzurre si giocheranno la qualificazione al mondiale in Brasile del 2027, affrontando Danimarca, Serbia e Svezia. Gli europei del 2029, appena assegnati alla Germania, saranno poi la sfida successiva. Ma meglio andare un passo alla volta: in questa fase cruciale di crescita del sistema calcio femminile italiano, è chiaro che la partecipazione al mondiale in Brasile del 2027 è fondamentale. Forza ragazze!
Jacopo Carmassi è Principal Economist presso la Banca Centrale Europea ed esperto di tematiche economico-finanziarie del mondo del calcio. Tutte le opinioni espresse su Social Media Soccer sono esclusivamente personali e non impegnano in alcun modo la Banca Centrale Europea né altri enti ai quali l’autore è affiliato