Mettere la gente al centro del gioco, il modello Red Star Fc

La società parigina, fondata dal padre dei Mondiali Jules Rimet e ora militante nella terza serie francese, basa la propria esistenza su di una politica cult, popolare e sociale. Dalla gestione del club, alle sponsorizzazioni con LinkedOut e Randstad.

Il Paris Saint-Germain è per distacco la nuova capitale del calcio francese. Una corazzata in grado di stravolgere l’equilibrio nazionale di un campionato, la Ligue 1, da sempre contraddistinto da un forte equilibrio qualitativo e di palmares e, oggi, pendente verso la Tour Eiffel e la triade Messi, Mbappè, Neymar.

Una squadra ingiocabile, avanti anni luce rispetto alle connazionali per ricchezza, notorietà e sponsorizzazioni. Aspetti che la rendono uno dei nuovi giganti del football comunitario insieme al Manchester City, realtà segnata dal medesimo destino, all’insegna di una fama sopravvenuta, successiva ad un passato incolore.

Nella città di Parigi, tuttavia, all’ombra della nuova grandezza dei concittadini, esiste ancora una società troppo spesso dimenticata, ma assolutamente storica e simbolica: il Red Star Fc.



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Squadra che per mentalità e principi è diminutivo definire “club”, essendo una vera e propria realtà popolare e culturale con un’identità forte al punto da diventarne colonna vertebrale.

La cui nascita è opera di un colosso del calcio internazionale, Jules Rimet, padre della Coppa Rimet, la versione antesignana dei Mondiali.

Una figura dirigenziale completamente sui generis capace, nel 1897, di pensare ed inseguire degli ideali moderni e quantomai distanti dall’attualità dell’epoca. Ponendo al centro di tutto, come concetti aulici e intoccabili, l’uguaglianza e l’inclusione.

Fino a tessere un filo diretto tra football e sociale, intrecciandoli in quella che è oggi una squadra militante nella terza serie francese, ma ancora fortemente ancorata alla propria vision.

Aspetto che traspare anche dalla strategie commerciali del Red Star, volenteroso di abbracciare la modernità del football e le sue necessità economiche e di marketing, ma colorandole con un’inclinazione viva verso i più deboli, i dimenticati.

Il sodalizio con LinkedOut e Randstad France, infatti, ha proprio questa finalità. Sfruttare il calcio come veicolo di aiuto e di apporto e non solo come intrattenimento sportivo fine a sé stesso. Scelta che non può che nobilitare il gioco, fino a renderlo essenziale.

La doppia faccia di Parigi

Pur essendo due società diverse e, oggi, davvero distanti dal punto di vista calcistico è molto interessante analizzare PSG e Red Star, ponendole in contrapposizione.

Un’analisi a due, infatti, permette di cogliere le diverse sfumature del calcio. Storia e romanticismo e business e denaro. Caratteristiche capaci di coesistere in realtà come Real Madrid, Bayern Monaco e le big italiane, ma che a Parigi sembrano doversi scindere.

Il Paris nasce infatti nel 1970, 73 anni dopo i concittadini, rappresentando il volto nuovo della capitale francese grazie all’avvento dei petroldollari di Nasser Al-Khelaifi, sceicco qatariota dalle potenzialità finanziarie illimitate.

Fino a diventare un brand a tutti gli effetti. Con store negli Stati Uniti, partnership con la Jordan, e divise ormai capo di fashion e tendenza.

L'Étoile rouge

Sull’altra sponda della Senna, invece, troviamo L'Étoile rouge. La costola popolare della metropoli, distante dai fasti del calcio europeo, ma estremamente vicina alla gente.

Nata 125 anni fa nel sobborgo cittadino di Saint-Ouen, 25 anni dopo il Le Havre, il club più antico di Francia. Grazie alla lungimiranza di Jules Rimet, nome quanto mai attuale a poco più di due settimane dal Mondiale in Qatar.



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Il dirigente, tra le altre cose anche ex presidente della FIFA e figura essenziale per la nascita della Fédération Française de Football (FFF), era figlio di un droghiere e appartenente quindi ai ceti più umili.

Infanzia che lo portò a tessere fin da subito un legame con la classe operaia, al punto da voler dar vita a questa realtà, trainato dall’obbiettivo di combattere la discriminazione, in voga anche nel calcio, dei più poveri. Per dare risalto alla vitalità e ai diritti delle banlieue.

Una squadra che non ha mai raccolto particolari soddisfazioni sportive, avendo come apice 5 Coppe di Francia di cui l’ultima ferma al 1942, ma che ha sempre posto l’accento sulla propria ratio esistenziale.

Quella prettamente sociale, di aiuto, di immedesimazione nei dimenticati.

Senza mai perdere di vista la propria mission, nonostante sia passato ormai più di un secolo e sia, fisiologicamente scattata (si fatica a credere il contrario) la volontà di cambiare mentalità, per dare precedenza ad altro e scalare le gerarchie del football francese. Ingolositi dalle fattezze del PSG, sognando un impianto pieno come il Parco dei Principi.

Resistendo però alla tentazione, tenendo sempre distante l’immagine del principe altolocato, fino a mantenere, nel corso degli anni e dei decenni, sempre la propria faccia sporca, emaciata e legata alle working class.

La partnership con LinkedOut

Idee e pensieri concretizzati anche attraverso le attività commerciali. La costante attenzione verso l’impegno sociale ha infatti portato la Stella Rossa parigina a stringere una partnership con Randstad e LinkedOut, piattaforme diventate istituzioni nel settore della ricerca, la selezione e la formazione di risorse umane.

Col fine di creare un network professionale per aiutare i lavoratori in difficoltà, dando loro la possibilità di combattere l’emarginazione.

Un sodalizio sorto nel 2021, successivo alla crisi socio-sanitaria causata dalla pandemia. Piaga che ha aggravato una situazione già di per sé instabile, allargando il solco della diseguaglianza e la precarietà dei ceti meno abbienti.

Patrice Haddad, presidente del Red Star FC, ha così commentato l’iniziativa: "Sono molto soddisfatto di questa partnership, che è la dimostrazione della nostra strategia: mettere il significato al centro del gioco. È anche un modello di sponsorizzazione che serve un progetto globale. Con questa collaborazione, Red Star, Randstad e LinkedOut vogliono contribuire all'evoluzione della società verso una maggiore fraternità. Sono convinto che unendo sogni, prestazioni e impegno sia davvero possibile cambiare le cose! In questo modo, il club continua a svolgere il suo ruolo di attore del legame sociale nella regione".

Un progetto prima umano che commerciale, in piena sintonia con la mentalità del club e dei propri partner. LinkedOut si serve infatti dell’associazione Entourage, capace di coinvolgere ogni cittadino per creare reti di sostegno con i più esclusi, sfruttando la tecnologia.

Randstad, dal canto suo, è molto forte in Francia, zona in cui ha deciso di istituire il Randstad Institute, un laboratorio specifico per gestire in modo sostenibile un programma dedito all’occupazione.

Un affascinante coerenza storica tale da rendere il Red Star un'icona del calcio popolare, simbolo di un calcio verace al punto da rendere sacrale la propria mentalità e i propri principi. Senza cedere all'avvento del business e alla ricerca della ricchezza ad ogni costo qualora queste portino a voltare le spalle alla propria ragione di vita.



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