Da protagonisti a dimenticati: la vita degli stadi dopo i Mondiali

Gli impianti rappresentano le fotografie più iconiche di una FIFA World Cup, ritagliandosi un mese di celebrità e attenzione internazionale. Ma qual è il loro destino a competizione finita?

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“Sul momento non mi resi conto dell'enormità della situazione: 200 mila brasiliani erano venuti al Maracanã convinti di festeggiare il trionfo della Seleção, e il piccolo Uruguay grazie al mio gol stava sfilando loro la coppa da sotto il naso. Fu a fine gara, nel vedere la gente impietrita se non già disperata, che cominciai a realizzare: nessuno è mai stato "in trasferta" come noi quel giorno”.

Con queste parole Alcides Ghiggia, ex giocatore della Celeste, descrive uno dei momenti più iconici dell’intera storia del calcio: il Maracanazo. L’eliminazione del Brasile dalla Coppa del Mondo 1950 per mano del ben più umile Uruguay.

Nel farlo non dipinge solamente una cartolina indimenticabile di questo sport, ma attribuisce un significato ed un valore enormi alla cornice di quell’evento, il Maracanà di Rio de Janeiro. Rendendo lo stadio un elemento focale di quanto accaduto ed un tassello imprescindibile di una delle vicende storiche più famose di sempre.

Un impatto che si ripete, seppur con connotati diversi ma non con meno intensità, in ogni FIFA World Cup, qualsiasi sia l’impianto di riferimento.



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Frammenti di memoria calcistica che permettono di comprendere come l’importanza sconfinata, sia sportiva che culturale, di una Coppa del Mondo tocchi in modo indelebile anche gli stadi, attribuendo loro non solo la veste di teatri ospitanti match destinati a passare alla storia, ma di assoluta parte integrante degli stessi, tanto quanto i gol e le giocate decisive.

Una considerazione che assume ancor più significato ora che sta andando in scena il Mondiale qatariota, torneo che ha mirato sin dal principio a dotarsi di impianti sostenibili, potendosene cioè totalmente liberare al termine dell’utilizzo necessario.

Ne è esempio lampante il 974 Stadium, il quale dopo aver ospitato, chissà, i prossimi campioni del mondo o qualche partita decisiva per delineare il podio finale, è già oggetto di smantellamento dopo soli 7 match di utilizzo, prima ancora che finisca il torneo.



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Ma, essendo questo un caso assolutamente isolato ed una novità dal punto di vista del riciclo architettonico, la domanda che viene da porsi è che ne sia stato degli stadi degli ultimi Mondiali.

Gli stadi di Russia 2018

Per capire davvero come affrontare questa tematica e come proiettarci immediatamente nel futuro della competizione nonostante la FIFA World Cup Qatar 2022 sia ancora ampiamente in corso, risulta davvero utile consultare un articolo del The Moscow Times risalente al 2019, un anno esatto dalla conclusione del Mondiale di Russia 2018.

Fornisce infatti un estratto della destinazione dei 12 stadi che poco prima erano stati edificati o rinnovati ad hoc per accogliere la competizione, per una cifra pari a 14 miliardi di dollari.

Sottolineando come la maggior parte di essi abbiano registrato un aumento dell'affluenza, al contrario di altri che, ribaltando completamente il trend, hanno faticato a sopravvivere finanziariamente.

Nello specifico i 12 stadi del torneo sono stati:

  • Mordovia Arena;
  • Kaliningrad Stadium;
  • Kazan Arena;
  • Yekaterinburg Arena;
  • Fisht Stadium;
  • Otkritie Arena;
  • Luzhniki Stadium;
  • Nizhny Novgorod Stadium;
  • Rostov Arena;
  • Gazprom Arena;
  • Samara Arena;
  • Volgorad Arena.

Nonostante si siano delineati destini e importanze diverse, tutti gli stadi sono ancora in piedi e ancora destinati a partite di calcio locale o, nei casi più positivi, anche ad eventi extrasportivi.

Brillano per qualità la Kazan Arena, uno dei gioielli dell’impiantistica russa oltre che una carezza per i tifosi interisti, avendo giocato li parte della propria storica cavalcata verso il triplete del 2010. Ospita le partite del Rubin Kazan ma anche esposizioni automobilistiche e gare motociclistiche.

Oltre ad essa anche la Gazprom Arena di San Pietroburgo, probabilmente la più celebre e casa dello Zenit, in netta contrapposizione con la Mordovia Arena le cui spese di gestione sono ammontate addirittura a 300 milioni di rubli all’anno e con il Kaliningrad Stadium, ricostruito ex novo proprio in occasione del torneo, comportando dei costi talmente esosi da portare la società responsabile della sua progettazione a dichiarare bancarotta.

Sud Africa 2010 e Brasile 2014

Parlando nel 2022, conoscendo tutti gli ultimi eventi di attualità e geopolitica e avendo presente un quadro completo di cosa stia succedendo nel mondo, le edizioni di Sud Africa 2010 e Brasile 2014 non solo ci sembrano dannatamente lontane e relegabili all’epoca pre-pandemia, ma portano anche a ricordare con nostalgia due Coppe del Mondo distanti dalle polemiche e da guerre sullo sfondo.

Un clima amichevole e di attesa verso i Mondiali, come sempre dovrebbe essere, completamente difforme dall’opinione maturata oggi nei confronti di Russia e Qatar, protagoniste in negativo di questo periodo storico.

Per quanto concerne specificatamente gli stadi, ci si chiede quale sia stato il destino degli impianti che hanno ospitato la prima storica vittoria mondiale della Spagna con la prodezza di Iniesta e il quarto successo della Germania, necessario per agganciare gli Azzurri nell’albo d’oro.

Un’analisi che delinea delle informazioni piuttosto sorprendenti riguardo alcuni di essi.

Stadio Nazionale Mané Garrincha (Brasile 2014)

Ricordato per essere stato l’impianto più costoso di tutto il Mondiale di Brasile 2014 ed aver ospitato 7 partite del torneo, è ora, incredibilmente, utilizzato come parcheggio per autobus.

Uno schiaffo agli oltre 800 milioni di dollari spesi e alla memoria calcistica se si pensa che questa è stata la cornice di Brasile vs Paesi Bassi, valida per il terzo posto nel torneo.

Arena da Amazônia (Brasile 2014)

L’Arena da Amazonia è uno stadio che, per noi italiani, rappresenta un piccolo pezzo di storia: in questo impianto, infatti, gli Azzurri hanno ottenuto la loro ultima vittoria ad un Mondiale, contro l’Inghilterra e per 2 reti a 1.

Immagine impietosa dello status del calcio dello Stivale, se si pensa come questo risultato sia figlio della mancata partecipazione alle edizioni del 2018 e del 2022, nonché l’unico successo dal 9 luglio 2006.

Ad oggi l’impianto costato 300 milioni di dollari è ancora in piedi, ma è fortemente sottoutilizzato e ha richiesto una spesa necessaria pari a 560.000 dollari per la sua manutenzione.

Cape Town Stadium (Sudafrica 2010)

Nel 2014 una guida turistica locale descriveva così il Cape Town Stadium: "Questo stadio è disponibile per funzioni private, feste di compleanno, matrimoni e anniversari", presentazione che strappa un sorriso se si considera come questo sia uno degli stadi più belli dell'Africa, la cui costruzione è costata ben 536 milioni di dollari e abbia ospitato otto partite della Coppa del Mondo 2010.

Annuncio che spiega meglio di qualsiasi altra cosa come l’impianto abbia sensibilmente perso di valore (6-10 milioni di dollari) e sia alla ricerca di ampliare il proprio utilizzo, nonostante ospiti concerti e partite di rugby.

Moses Mabhida Stadium (Sudafrica 2010)

Altro stadio sudafricano, altre ingenti perdite economiche. Il Moses Mabhida Stadium, teatro di ben 7 partite del Mondiale locale tra le quali anche la fondamentale semifinale tra Spagna e Germania decisa da un gol di Carles Puyol, ha registrato un deficit di 151 milioni di Rupie in valuta sudafricana, dopo un costo iniziale pari a 380 milioni di dollari.

Ad oggi, quindi, cerca di attrarre quante più risorse economiche possibili ospitando le partite locali della squadra AmaZulu e eventi di bungee-jumping.



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