L’Italia ci prova: candidata per Euro2032, l’opportunità di ricostruirsi un futuro

La Figc ha presentato ufficialmente il dossier con la città che potrebbero ospitare l’Europeo in programma fra nove anni. Fuori Udine e Palermo, ci sono Cagliari e Bari: la Turchia come avversario

 

Sono già passati trentatré anni da Italia 90. L’evento calcistico per eccellenza tenutosi nel nostro paese, arma sempre efficace per rievocare ricordi nostalgici.

Al contempo, in molti l’hanno sempre considerata un’occasione sprecata in tema infrastrutturale, specie se rapportato a quanto fatto dalla Germania sedici anni dopo.

Da allora, comunque, nel nostro paese mai si è massicciamente intervenuto livello di infrastrutture calcistiche, cosa che oggi rende il nostro paese fra i più arretrati sul tema, specie nei confronti di Inghilterra, Francia e Spagna, oltre che della sopracitata Germania.

Adesso, però, la Figc ci riprova: è stato consegnato alla UEFA il Final Bid Dossier di candidatura per far ospitare all’Italia EURO 2032.

La risposta si avrà il prossimo 10 ottobre: l’avversaria principale sarà la Turchia, che da anni tenta di assicurarsi l’organizzazione di un grande evento calcistico, continentale o mondiale.



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All’interno del documento c’è, ovviamente, anche la selezione delle città che saranno deputate ad accogliere le gare: ci sono ovviamente Milano, Roma, Torino, Napoli e Firenze, dentro anche Verona, Genova, Bologna, Bari e Cagliari.

Non viene esclusa del tutto Palermo che, come spiegato dalla Figc, «continuerà a essere coinvolta nell’iter a supporto della candidatura», mentre non ci saranno Udine, che invece fu uno dei pilastri degli Europei Under-21 del 2019, e Reggio Emilia.

Le parole di Gravina

Gravina ha sottolineato come: "Il dossier di candidatura dell’Italia per l’organizzazione di UEFA EURO 2032 è ispirato ad un Nuovo Rinascimento, realizzato attraverso continue connessioni con i territori, da un lato esaltandone le bellezze storiche e artistiche, dall’altro rispettandone l’impatto e la sostenibilità".

L’Italia, dunque, vede nell’Europeo l’occasione di rilanciarsi a livello infrastrutturale e sportivo: un’idea corretta, che però non deve diventare l’occasione di un nuovo sperpero.

L’esempio di Francia e Germania, che hanno ben sfruttato rispettivamente Euro2016 e i Mondiali del 2006, va analizzato e fatto proprio.



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Soprattutto in tema stadi il nostro Paese non può rimandare il proprio appuntamento col futuro, superando le tante (troppe) difficoltà che oggi hanno i club nel costruire (o ricostruire) un nuovo impianto, sullo standard di quelli europei.

L’analisi degli stadi

Tornando alla candidatura, comunque, va fatta un’analisi attenta delle sedi scelte.

Sono sei le città del nord, quattro del centro-sud. Gli stadi sono i seguenti: lo Juventus Stadium, il Maradona, l’Olimpico di Roma, il Franchi, Il San Nicola, il Dall’Ara, il Ferraris, il Bentegodi, il nuovo Sant’Elia e San Siro, o in alternativa il nuovo impianto che nascerà a Milano.

Insomma andando a ragionare, per Euro2032 l’Italia proporrà due stadi di recente realizzazione (quelli di Torino e Cagliari, i cui lavori però ancora non sono partiti), due che dovrebbero essere ricostruiti a breve (Bologna e Firenze), più cinque che hanno già partecipato a Italia 90 (Roma, Bari, Genova, Napoli e Verona).

A loro, poi, si aggiunge l’incognita meneghina: San Siro è oggetto di discussione fra Milan, Inter e il Comune di Milano. I due club vorrebbero un nuovo stadio, le istituzioni milanesi temono di veder abbandonare il Meazza.

Così su due piedi, tenendo ovviamente in conto che anche gli impianti “vecchi” sarebbero sicuramente oggetto di restyling, fa specie comunque che sia stato escluso uno stadio nuovo di zecca come quello di Udine, fra i pochi che nel nostro paese sono equiparabili agli impianti top europei, come testimoniato dalla partecipazione della Dacia Arena al sopracitato EuroU21 del 2019.

Si dovrà lavorare, e tanto, se il verdetto dovesse sorridere al nostro paese, anche in relazione del grande lavoro che, di contro, la Turchia sta facendo in quanto alla costruzione di nuovi stadi.

E se alcune situazioni appaiono interessanti, come Firenze e Bologna, per altre sarebbe tutto da capire l’inter da intraprendere, come per esempio per quanto riguarda il San Nicola, rivitalizzato dalla promozione in B del Bari dell’anno scorso, o il Marc’Antonio Bentegodi.

Certo è che l’eventuale assegnazione di Euro2032 sarebbe una chance incredibile di ridar lustro (e denaro) al nostro calcio (e ai suoi stadi), ma di contro sarebbe anche una bella sfida organizzativa per tutto il paese.

"Abbiamo immaginato l’Italia e il calcio europeo fra 10 anni - ha spiegato Gabriele Gravina - nella consapevolezza che il lascito positivo di un evento del genere moltiplichi straordinarie opportunità per lintera nazione": la speranza è che sia proprio così.



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