La nuova vita di Kutuzov, Olimpiadi e imprenditoria

Nel '99 inizia il viaggio nel mondo dello sport di Vitali Kutuzov, che fa tappa in Italia dove colleziona molte presenze tra Serie A e B. Imprenditore e manager, passa dal calcio all'hockey sua grande passione, commentando anche le Olimpiadi di Pechino2022 per Discovery+.

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Nel 1999 in Europa, soprattutto quella dell’est era quasi semplice scovare del talento calcistico.

Proprio in quell’anno in Bielorussia un calciatore vinceva il suo primo trofeo nel mondo del calcio, Vyšėjšaja Liha (Serie A bielorussa) con il BATE Borisov, inizia così il cammino sportivo di Vitali Kutuzov.

Dopo una piccola parentesi nello Sporting Lisbona al fianco di un giovanissimo Cristiano Rolando, Kutuzov ha praticamente ottenuto la cittadinanza onoraria italiana muovendosi da nord a sud in numerosi club professionistici di calcio, dal Milan alla Samp, poi Parma, Pisa e Bari, collezionando più di 230 presenze tra A e B.

Al termine della stagione 2012 i galletti decidono di non rinnovare il suo contratto, così l’attaccante bielorusso a 33 anni decide di iniziare una nuova avventura sportiva giocando in portiere per i Diavoli Rossoneri di hockey sul ghiaccio di Sesto San Giovanni.

Inoltre è molto attivo come imprenditore, una volta appesi gli scarpini al chiodo ha creato, VK1 Global Sports Investment con la quale cura da vicino la crescita dei giovani talenti, soprattutto in Bielorussia, verso il professionismo. Una delle sue ultime avventure imprenditoriali è Sportex Club, una piattaforma che offre ai tifosi azioni virtuali dei club di calcio coinvolgendoli anche nelle attività decisionali.

Oltre 250 presenze tra i pro nel calcio, CR7 e Quaresma come compagni, Bate, Milan e tanta Italia dove ormai vivi, ti manca il prato verde?

“Più che mancanza del campo c’è nostalgia di quelle realtà in cui sono stato dove il calcio è sempre presente, mi manca viverlo più che giocarlo alcune volte, mi manca il contorno del calcio, i tifosi, la preparazione delle gare, vivere le città che ribollono di passione”.

Come va la nuova vita da portiere di hockey e come nasce la passione per questo sport? Sogni le olimpiadi con la nazionale bielorussa?

“La passione per questo sport nasce dall’infanzia, nel mio paese l’hockey sul ghiaccio è uno degli sport più importanti e più seguiti quindi è facile appassionarsi ed anche i videogame hanno aiutato, l’ho provato da giovane qualche volta per poi virare sul calcio. Credo sia normale per chi fa sport da professionista trascinarsene come passione o interesse più di uno per tutta la vita. Una volta appesi gli scarpini al chiodo mi sono voluto rimettere in gioco e ho provato nuovamente a giocare ad hockey qui in Italia anche per sfogarmi un po’ oltre che per mantenermi in forma. Spero che il mio paese possa tornare alle Olimpiadi e che qualche talento ci riporti almeno nella top 10 perché è lì che meritiamo di stare”.

Discovery+ trasmetterà questo mese le Olimpiadi invernali di Pechino e tu sarai uno dei commentatori, come ti trovi in questo ruolo e come è nata la collaborazione con Discovery?

“È  una realtà nuova per me anche se ho già commentato qualche partita di calcio dei grandi eventi: mondiali, europei o eventi estivi. È molto divertente e stimolante lavorare in una realtà come Discovery+, infatti una volta che sono stato contattato e mi hanno proposto di commentare questo sport non ho esitato perché è uno sport che io amo e cerco di dare il massimo per narrarlo alle persone che ci ascoltano cercando di trasmettere la mia passione e il mio amore per l’hockey”

Calciatore, hockeista ma anche manager, blogger e giornalista sportivo, molto attivo su Instagram, quanto ti hanno aiutato i social nel tuo nuovo ruolo nella comunicazione?

“Più che aiutato vedo i social come un mezzo, un’arma di comunicazione e collaborazione con tutto il mondo, cerco di essere attivo ma soprattutto reperibile perché li considero un grande strumento capace di creare una rete di contatti che ti da la possibilità di conoscere molte persone. Penso sia normale esserci anche perché i social ti danno un’opportunità pazzesca, quella di comunicare liberamente e non è sempre scontato”.

Meglio i follower di Cristiano Ronaldo o un trofeo con i Diavoli dell'Hockey?

“Difficile scelta, sembrerà strano ma io vedo i follower come un tuo pubblico con cui confrontarsi e scambiare pareri ed opinioni, questo per me è molto importante e formativo. Mi piace sapere ciò che riesco a trasmettere alle persone e come posso migliorare questo aspetto, poi le persone come Cristiano sono dei trascinatori attraverso questi strumenti capaci di spostare le opinioni delle masse. Comunque anche un bel trofeo con i Diavoli Rossoneri sarebbe una bella soddisfazione, una grande emozione cosa fondamentale per la vita di ognuno di noi”.

Se parliamo di VK1, la tua agenzia che segue da vicino i giovani talenti del tuo paese, quali sono le speranze per i giovani calciatori di oggi che preferiscono i social a una sana partita di calcio tra amici?

“Questo progetto è nato casualmente, dal mio paese nel corso degli anni mi sono arrivate tante richieste di consigli, da parte di calciatori o dai loro genitori, per cercare di trovare il percorso giusto per arrivare a fare del calcio un lavoro, cercando di scavalcare alcune difficoltà che tutti i calciatori incontrano nella loro strada al professionismo. Non potevo rispondere di no sapendo che avrei potuto fare qualcosa e così è nata VK1, mi hanno anche chiesto di candidarmi a presidente federale però dovrei stare in pianta stabile in Bielorussia e in questo momento gli impegni non me lo permettono, questo mi dispiace perché penso che il mio paese abbia ampi margini di miglioramento e con un programma di lavoro serio i talenti possono saltare fuori”.

Con la tua società di cui sei founder e presidente, avete pensato a sviluppare dei percorsi per aiutare i giovani calciatori ad utilizzare in modo corretto i social network?

“Ho avviato questo progetto per trasmettere ai giovani cosa significa essere un professionista, i valori bisogna rispettare per esserlo, ho coinvolto molti colleghi o amici che lavorano nel calcio che sono dei professionisti di questo settore. Voglio trasmettere ai giovani il messaggio che serve sacrifico e duro lavoro per raggiungere gli obiettivi e molte le volte tu metti in discussione tutto te stesso, amici, famiglia e non tutti i giovani riescono a intercettare questo messaggio, anche perché come ripeto sempre il percorso che porta al professionismo è un percorso molto, molto complicato”.

Hai puntato anche sulla tecnologia con Sportex Club che è una piattaforma innovativa con una propria economia interna che permette di gestire un'organizzazione sportiva, nel caso specifico il NFC Krumkachy dove ogni tifoso oltre che acquistare l'abbonamento può far parte del management decisionale del club prendendo una quota di esso. Come nasce e come sta andando questo progetto innovativo?

“Sportex è il mio sogno, è come immagino la vita di un club di calcio ovvero insieme in stretta connessione con i tifosi. Per adesso sembra una realtà utopica ma pian piano il mondo del calcio arriverà lì perché il tifoso è al centro di tutto e nel mondo moderno e super tecnologico il tifoso può essere ‘padrone’ di quello che andrà a vivere allo stadio. Se un tifoso viene coccolato, accudito diventa un’arma per il club, perché è il consumatore principale. Proprio per questo ho deciso di utilizzare questi nuovi strumenti per lanciare questo progetto in una realtà calcistica tranquilla in un contesto dove il calcio quasi non esiste".

"La piattaforma è andata bene ha riscosso un ottimo successo partendo da una versione beta, sono orgoglioso di come sta andando anche perché è adattabile e migliorabile con numerosi servizi, come lo streaming o creare contenuti esclusivi, abbiamo creato un portafoglio con un valore reale per ogni tifoso, dove ci si può divertire e dove si può avere una voce all’interno del club. Spero che questo prodotto arrivi in più nazioni anche perché credo sia molto attraente soprattutto per quei club e quelle tifoserie che trasudano di passione”.

 

*Le immagini inserite in questo pezzo appartengono alla collezione privata di Kutuzov il cui utilizzo è stato autorizzato solo per il presente articolo.

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