“I social sono importantissimi”, intervista a Sergio Brio
Tra la seconda metà degli anni ’70 e gli anni ’80 ci sono stati calciatori che hanno scolpito le lettere del proprio nome nell’almanacco delle leggende.
Giocatori così epici da non aver risentito, a livello di fama, il susseguirsi di diversi decenni di calcio.
Ad esempio, se dici stopper pensi ad una cerchia ristretta di pochi nomi, uno di questi è Sergio Brio.
Colonna difensiva della Juventus, nelle sue 13 stagioni sotto la Mole, Brio è riuscito ad entrare nella storia: a livello internazionale è uno dei 6 giocatori europei, di cui 4 italiani, ad aver conquistato tutte le manifestazioni riconosciute da FIFA e UEFA all’epoca.
Non a caso Sergio Brio non ha proprio bisogno di presentazioni, ma questa piccola premessa la volevamo fare per introdurre l’intervista che abbiamo avuto il piacere di realizzare.
Il grande Sergio Brio, ex colonna difensiva della #Juventus ha qualcosa da dirvi. #IoRestoACasa pic.twitter.com/e32IZzejUr
— Social Media Soccer (@Sms_Ita) March 23, 2020
«Stiamo vivendo una situazione difficile che nessuno mai avrebbe pensato di trovarsi di fronte, un momento paradossale per tutto il mondo. Ci stiamo trovando a fare cose che mai avremmo pensato di fare, penso agli assemblamenti, le attività chiuse e la distanza di un metro da mantenere. È un mondo che non ci appartiene ma dobbiamo rispettare le regole per uscirne prima anche perché non c’è niente che viene prima della salute.
Quando ne usciremo saremo diversi e più forti anche dal punto di vista caratteriale».
Inizia così la nostra chiacchierata insieme a Sergio Brio, rigorosamente in videochat, obbligati dalle misure restrittive di questo momento storico.
Ma a proposito di misure, regole e precauzioni, secondo te come è stata gestita la situazione? Viene tutelata abbastanza la salute dei giocatori?
Soprattutto in riferimento a quella che è stata la prassi per tutelare la salute dei calciatori in questo momento ma anche facendo un salto nel passato, pensando alla tua esperienza da professionista.
No. Perché andava tutelata meglio e l’esempio lampante è Parma – Spal.
Partita in cui i giocatori stavano scendendo in campo e sono stati fermati per mezz’ora prima di decidere il da farsi.
Queste sono decisioni che andavano prese prima e non a pochi minuti da una partita, anche perché i giocatori non sono immuni, sono persone come le altre e infatti alcuni si sono ammalati.
Il calcio è un’azienda di grandissima importanza in Italia. Bisogna cercare di limitare i danni alle società che hanno fatto investimenti. Poi ricominciare il prossimo campionato anche a settembre non dovrebbe essere un problema.
Sergio io riprenderei il discorso social visto anche il registro del nostro magazine, e mi concentrerei sulla potenza e l’utilità che i social hanno manifestato in questo periodo.
Penso al discorso del premier Giuseppe Conte, ascoltato in live da 300K persone contemporaneamente, e quindi entrato nelle case degli italiani in maniera smart proprio grazie ai social.
A questo punto ti chiedo, se tu fossi un giovane calciatore oggi, useresti i social? Ma anche, cosa pensi dell’uso delle giovani leve di queste piattaforme?
Dato che sappiamo che segui con molto interesse questo mondo.
Domanda molto opportuna e intelligente. I social oggi sono importantissimi.
Certo, hanno pro e contro.
Tra i pro sicuramente la possibilità di creare grande notorietà, cosa che è importante, e poter arrivare a tantissime persone.
Pelè ha detto che da quando ha smesso cerca sempre di mettersi a disposizione dei media per interviste, per divulgare la sua immagine che nel tempo andrebbe a perdersi con le nuove generazioni.
Quindi i social sono molto importanti oggi per la storia e la tutela della notorietà.
Tra i contro non mi piace la gente che li usa per offendere gli altri e comunque per trasmettere negatività.
La tua carriera ti ha permesso di conoscere sia “l’avvocato” Agnelli che suo nipote Andrea, due grandi presidenti del sodalizio bianconero. Cosa pensi delle due figure e soprattutto, ti sta piacendo la gestione degli ultimi 9 anni della Juventus?
Si poteva fare di più. Parlo da opinionista Rai ed ex giocatore della Juventus. Dato il lavoro che faccio non prendo le parti di nessuno ed è questo che mi dà credibilità, però secondo me in campo europeo andava investito di più, con giocatori di maggiore qualità dato che la Juventus in questi anni ha vissuto molto di parametri zero. Alcune volte è andata bene, vedi con Pogba, però per ciò che vogliono i tifosi, ovvero la Champions League, vanno presi giocatori di prima fascia per fare il salto di qualità e ultimamente ne sono arrivati alcuni non proprio di livello per il club.
A proposito di presidenti, qualche episodio che ti porti dietro dall’avvocato ma specialmente da Gianpiero Boniperti?
Per un calciatore avere un presidente come Boniperti che ha giocato a calcio è il massimo. Io non l’ho mai visto rimproverare un giocatore, ha sempre detto parliamone.
Vi racconto un episodio di quando ero assistente di Trapattoni.
Tutti i venerdì mangiavamo insieme con lo staff tecnico, l’addetto stampa, Boniperti e Trapattoni.
Boniperti scriveva sempre sulla tovaglia degli appunti tattici e il cameriere del circolo si incazzava perché doveva praticamente buttare le tovaglie a fine servizio. Una sera Boniperti disse a Trapattoni:
“Ho visto che Di Livio lo tieni stretto e attaccato a Marocchi quando ci attaccano. Ma se lo allargassimo un po' in modo che una volta recuperata la palla si riesce ad attaccare meglio la squadra avversaria?”.
“Guarda Gianpiero, se Di Livio lo mettiamo lì, e mi viene in mezzo uno a centrocampo tra lui e Marocchi, andremmo in tilt per l’inferiorità numerica”.
Sapete come rispose Boniperti?
“In 60 anni di calcio non avevo capito questo. Continua a fare come hai sempre fatto Giovanni che hai fatto benissimo”.
Questo per far capire l’umiltà del personaggio, di uno che ha vinto tutto, è stato presidente e uomo di fiducia di Agnelli.
Non ha mai rimproverato nessuno, così come l’avvocato. Forse solo una volta ma non fu proprio un rimprovero. Ora ti racconto anche quest’altro aneddoto su Agnelli.
Il giocatore in questione è Tacconi. Tutto nacque quando dopo Zoff, tornò Bizzotto alla Juventus ed eravamo proprio dall’Avvocato. Tacconi si avvicina e chiede:
“Avvocato, posso dirle una cosa? Mi manca molto Zoff”.
Sai cosa ha risposto l’Avvocato?
“Stefano, sapessi a noi”
Tacconi non sapeva più dove mettere la faccia e aveva cambiato 4-5 colori in volto».
Siamo entrati nel vivo del campo. L’attaccante col quale te le sei date di più e soprattutto quello che ti ha messo più in difficoltà?
Faccio una premessa. Ho incontrato i migliori attaccanti nella storia del calcio: Giordano, Pruzzo, Altobelli, Van Basten, Careca, Schachner.
È difficile ma prova a sceglierne uno.
Il più bravo è stato Van Basten. Quello con cui me ne sono date di più è stato Pruzzo. Quello che mi fece più gol Altobelli.
Anche su di lui ho un aneddoto.
Ero a Forte dei Marmi nel periodo di luglio. Mi chiama il bagnino dal casottino del bar e mi dice che c’era il presidente Boniperti al telefono. Non so se conoscete la spiaggia di Forte dei Marmi, c’è una distanza dal mare al bar di 300 metri circa.
Quei 300 metri furono i più lunghi della mia vita e me li feci col pensiero di aver combinato qualcosa di grosso, anche perché il Presidente non chiamava mai e se lo faceva era perché avevi compiuto un errore e sapevi già che ti avrebbero fatto fuori dalla squadra.
Al casottino il presidente mi fa:
“Sergio, come stai? La famiglia tutto bene? Senti, ti ho comprato Altobelli così l’anno prossimo non ci fa più gol”.
Visto che siamo in vena di ricordi ti chiederei di consigliarci una partita da rivedere degli anni ’70 e una degli anni ’80.
Una bella da vedere è Juventus contro Argentinos Juniors, poi direi una vittoria del Milan, quella in finale di Coppa di Campioni contro la Steaua Bucarest.
Si parla spesso di come è cambiato il calcio negli ultimi 30-40 anni. Si può dire che c’è o c’è stato un calcio migliore di sempre?
Il calcio degli anni ’80 è stato il migliore di sempre dal punto di vista dello spettacolo.
In quegli anni nei calciatori si cercava prima la tecnica, poi la resistenza e infine il fisico. Ora è esattamente tutto invertito.
Credo che solo un giocatore oggi riesce a concentrare tecnica e velocità e si chiama Messi.
Ultima domanda Sergio, ti piace la Nazionale di Mancini e secondo te quali sono punti deboli e forti?
Punti deboli sono l’attacco. Immobile sta facendo bene con la Lazio, ma oltre lui non vedo grandi giocatori. La difesa va svecchiata, perché fondamentalmente sono i giocatori della Juventus. Mi piace il lavoro che sta facendo Mancini, molto umile.
Anche l’idea di convocare Zaniolo l’ho apprezzata molto. Convocarlo nonostante non avesse ancora esordito in Serie A, mentre mi ricordo che noi dovevamo fare almeno due stagioni prima di vedere la Nazionale.
Se alcuni giocatori compiono il salto di qualità, l’Italia potrà essere la sorpresa.