L'eredità di Gasperini: cinque storie di successo finanziario con l'Atalanta

"Una lunga storia d'amore": il celebre brano di Gino Paoli è la colonna sonora del passo d'addio tra la Dea e il tecnico di Grugliasco

Photo by Marco Luzzani/Getty Images

Nove anni. Una vita sportiva, potremmo dire, al timone dell'Atalanta. Le strade ora sembrano dividersi tra le parti. Gasperini avrebbe inoltrato ai Percassi e a Pagliuca la voglia di sperimentare nuovi percorsi calcistici. È stato bello, anzi bellissimo. L'amore è eterno finche dura, e quello tra il mister e il club bergamasco sta per finire.

1. L'apoteosi Europa League e il relativo incasso

Grazie all'ex trainer del Genoa l'Atalanta ha toccato vette impensabili solo qualche ora prima dell'approdo, nell'estate del 2016, al comando di un gruppo e di un'area tecnica che di solito veleggiava nelle zone medio-alte o, spesso, medio-basse della classifica di Serie A. Senza dimenticare quelle sporadiche retrocessioni che, storicamente, hanno macchiato i limpidi colori nerazzurri. Il Gasp ha rivoltato il contesto di Zingonia come un calzino, avviando una rivoluzione totale con attiva valorizzazione del vivaio. Ottimi piazzamenti, qualificazioni in coppe continentali da standing ovation, finali di Champions League addirittura sfiorate, e poi la ciliegina spettacolare del trionfo in Europa League nella finale del 2024 contro il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso. Ecco allora il primo merito economico-finanziario del mister: 35 milioni di euro incassati.

2. Plusvalenze a ripetizione

I Percassi hanno potuto apprezzare la capacità di svezzamento da parte di Gasperini di profili tecnici che, in principio, latitavano in esperienza e mordente. Giocatori semi sconosciuti presi da tornei sperduti in giro per il mondo hanno fruttato, con impressionante costanza, ricavi successivi da mille e una notte. Ecco giusto qualche nome con relative cifre: Hojlund al Manchester United (€53,199 milioni); Kulusevski alla Juventus (€34,316 milioni); Romero al Tottenham (€33,800 milioni); Gosens all'Inter (€24,137 milioni); Diallo al Manchester United (€20,943 milioni); Gagliardini all'Inter (€20,400 milioni); Conti al Milan (€20,376 milioni); Castagne al Leicester (€17,466 milioni); Kessie al Milan (€17,275 milioni); Caldara alla Juventus (€14,872 milioni). Pedine prese a zero o quasi e trasformate in colpi di mercato in uscita da top club in Italia e all'estero.

3. Bilanci in ordine e sostenibilità

La Dea non può fare follie, e su questo non ci piove. L'innesto nelle quote societarie di Pagliuca dagli States ha indubbiamente donato nuova linfa finanziaria al club nerazzurro, ma il passo più lungo della gamba sarebbe ugualmente un errore madornale. L'Atalanta, sotto la gestione della famiglia Percassi e con Gasperini in panchina, è un esempio di club che ha saputo combinare successi sportivi con una gestione finanziaria sana. La capacità di generare profitti significativi dalle cessioni dei giocatori ha permesso al club di investire nella crescita infrastrutturale e di mantenere un'ottima salute economica. La totale riqualificazione del principale impianto bergamasco, oggi noto con l'appellativo di “Gewiss Stadium”, conferma in modo inequivocabile la bontà delle operazioni poste in essere dai vertici della Dea.

4. Unicità gestionale e indipendenza finanziaria

A differenza di molti grandi club che dipendono pesantemente da investimenti esterni o sponsorizzazioni, l'Atalanta ha dimostrato come un modello basato sulla valorizzazione interna e sul trading di giocatori possa portare a una notevole autonomia dal punto di vista economico-finanziario. Insomma, l'arrivo di Gasperini al timone ha fatto un gran bene a tutto il contesto bergamasco.

5. Il lancio di giovani prospetti del vivaio

A Zingonia da sempre lavorano bene con i giovani. L'indimenticato e indimenticabile maestro Mino Favini ha lasciato un'eredità pesante ma al tempo stesso preziosa. Gasperini ha raccolto l'insegnamento del compianto talent scout atalantino per concretizzare un cammino proficuo di reale valorizzazione del settore giovanile del club. Da Conti a Caldara, da Mancini e Carnesecchi passando per Zappacosta, Ruggeri, Colpani, Scalvini e i più recenti Da Riva e Palestra. Sulle orme di Pazzini e Montolivo, per intenderci. Gioiellini coltivati in casa, fatti crescere, lanciati in prima squadra con sagacia al momento opportuno, e successivamente rivenduti a peso d'oro per la goduria delle casse societarie.

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