Scirea, Meroni e Mero, i precedenti del tragico destino di Diogo Jota

Le storie di Gigi Meroni, la "farfalla" granata, Gaetano Scirea il campione del Mondo di Spagna 1982 e capitano della Juventus e di Vittorio Mero, il "pupillo" di Roberto Baggio

Scirea stesso destino di Diogo Jota

Scirea e Breitner alla finale del Mondiale del 1982 (Mandatory Credit: Steve Powell/Allsport)

L'emozione e la commozione che hanno attraversato tutto il mondo degli appassionati di calcio, e non, all'arrivo della notizia della tragica morte di Diogo Jota (e del fratello Andrè Silva) hanno riportato alla mente alcuni drammatici precedenti.

È vero, purtroppo, ogni giorno le strade d'Europa “esigono” un tributo di vittime, nel 2024 sono stati 20.017. Ma è oggettivo che quando a morire è un calciatore, una persona esposta l'emozione si moltiplica.

Ancor di più se a perdere la Vita è un giovane di 28 anni, padre di tre figli e convolato a nozze da appena 11 giorni.   

Diogo Jota e i tragici precedenti

Un destino infame, cinico e baro, sempre che esiste una predestinazione nei fatti della Vita che, come accennavamo, ha alcuni tragici precedenti.

Sono diversi, infatti, i calciatori che hanno perso la vita a causa di incidenti stradali. Ne ricordiamo tre in particolare che per carico emotivo e tragicità della dinamica sono rimasti impressi nella memoria collettiva.

Parliamo di Gigi Meroni, la Farfalla Granata, Gaetano Scirea il Campione del Mondo di Spagna 1982 e Capitano della Juventus e Vittorio Mero, il pupillo di Roberto Baggio.

Ecco le loro storie.

La morte di Gigi Meroni, la Farfalla Granata

Luigi Meroni, per tutti Gigi, aveva 24 anni la sera del 15 ottobre 1967 quando viene investito da Attilio Romero, giovane neopatentato che non riuscì ad evitare l'impatto con la “Farfalla Granata”.

Meroni era nato a Como il 24 febbraio 1943. Era un'ala destra di  grande talento, estroso, dribblomane capace di  giocate geniali che gli valsero il soprannome di "Farfalla Granata". 

Oltre le sue qualità calcistiche Meroni era un personaggio anticonformista e affascinante capelli lunghi, baffi, occhiali particolari, vestiario eccentrico, pittore, poeta. Un Beatles in salsa granata.

La sua carriera e la sua vita vengono interrotte in corso Re Umberto a Torino. Ironia della sorte Romero, tifosissimo del Torino, anni dopo diventerà Presidente del Toro.  

Gaetano Scirea, la colonna spezzata

Dal 1967 voliamo al 1989 e precisamente al 3 settembre 1982. Quella sera il Grande Sandro Ciotti interruppe la Domenica Sportiva edizione Estate annunciare, tra le lacrime, la morte di Gaetano Scirea. 

Lo storico Capitano della Juventus e Campione del Mondo del 1982 aveva appena 36 anni e da pochi mesi era diventato il Viceallenatore del suo compagno e amico, Dino Zoff. 

Scirea morì in un tragico e fatale incidente d'auto in Polonia. La sua macchina, una Fiat 125, fu tamponata ma, le taniche di benzina di scorta, presenti nel bagagliaio, presero fuoco lasciandolo senza scampo. 

Era andato Oltrecortina, come si diceva ai tempi, ad osservare il Górnik Zabrze squadra che la sua Juve, da lì a poche settimane, avrebbe affrontato nei Trentaduesimi di finale della Coppa Uefa, l'attuale UEFA Europa League. 

Trofeo che a maggio proprio i bianconeri alzarono al cielo dopo aver superato in finale la Fiorentina di Roberto Baggio. 

Vittorio Mero, il pupillo di Baggio

E a proposito di Baggio, passiamo a Vittorio Mero. Mero era nato a Vercelli il 21 maggio 1974, difensore centrale, era conosciuto per la sua serietà e il suo impegno in campo e negli allenamenti, tanto da guadagnarsi il soprannome di "Sceriffo" dall'allenatore Nedo Sonetti.

Nella sua carriera aveva militato in diverse squadre italiane, Casale, Parma, Crevalcore, Ravenna, Ternana e Brescia.

Qui Mero raggiunge l'apice della carriera, diventando un idolo per i tifosi e un punto di riferimento dello spogliatoio. Uno spogliatoio dove erano presenti campioni come Roberto Baggio e Pep Guardiola. Del primo era un vero e proprio pupillo.

La vita di Vittorio Mero si è conclusa prematuramente il 23 gennaio 2002, a soli 27 anni, a causa di un incidente stradale.

Quel giorno, il Brescia avrebbe dovuto giocare una semifinale di Coppa Italia contro il Parma. Mero, che era squalificato per quella partita, stava viaggiando in autostrada (A4, vicino a Rovato, in direzione Venezia) a bordo della sua auto quando rimase coinvolto in un incidente fatale.

La notizia della sua morte sconvolse profondamente il mondo del calcio. I giocatori del Brescia vennero a sapere della tragedia poco prima della partita, che per decisione di Roberto Baggio, a cui si accodarono l'arbitro e i ventidue in campo, fu immediatamente sospesa. 

In suo onore, il Brescia ha ritirato l la maglia numero 13. Vittorio Mero è ricordato come un professionista esemplare e un uomo di grandi valori.

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