La crisi tecnica dell'Italia ha raggiunto il culmine della sconfitta con la Norvegia e l'esonero di Spalletti
Claudio Ranieri e Luciano Spalletti (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)
La crisi è ufficiale. Dopo la sconfitta patita all'Ullevaal Stadion di Oslo contro la Norvegia, un secco 3-0, la Nazionale di Luciano Spalletti ha mostrato tutti i suoi limiti tecnici e caratteriali.
Una crisi che, al netto dell'exploit di Londra del 2021 quando Roberto Mancini guidò gli Azzurri al trionfo nell'Europeo, ha radici antichissime.
Basti pensare che dalla vittoria del Mondiale del 2006 l'Italia ha cambiato otto volte allenatore, una media di poco più di due anni a tecnico.
Nell'ordine, ricordiamo, il periodo di Roberto Donadoni 2006-2008 culminato nella sfortunata eliminazione ai rigori dall'Europeo per mano della Spagna poi Campione.
Il ritorno di Lippi e il pessimo Mondiale del Sudafrica del 2010. La bella parentesi di Cesare Prandelli 2010-2014, finalista agli Europei del 2012 ed eliminato dall'Uruguay ai Mondiali del 2014. L'ultimo a cui abbiamo partecipato.
La gestione Antonio Conte 2014-2016 culminata nel positivo europeo di Francia. La “tragica” sportivamente parlando gestione Gian Piero Ventura con la cocente eliminazione nei gironi di qualificazione al Mondiale di Russia. La prima dal 1958.
Il breve intermezzo di Luigi Di Biagio ct ad interim di Nazionale maggiore e Under 21, la già citata gestione di Roberto Mancini e quella di Luciano Spalletti durata meno di due anni.
Luciano Spalletti che, come comunicato dallo stesso CT, è stato sollevato dall'incarico. Una decisione del presidente della FIGC Gabriele Gravina che ora è chiamato a decidere chi sarà il successore.
Al netto del danno economico, Spalletti guadagna 2,8 milioni di euro fino al giugno 2026, Gravina dovrà scegliere un CT che sia in grado di rimettere in corsa l'Italia nella qualificazione ai Mondiali di USA-Messico-Canada 2026.
Una scelta non facile che va dal ritorno di Roberto Mancini all'incarico a Stefano Pioli, passando per gli outsider Fabio Cannavaro, Daniele De Rossi, Andrea Pirlo e Raffaele Palladino.
Anche se, stando alle indiscrezioni di stampa, il nome che metterebbe tutti d'accordo è quello di Claudio Ranieri.
Ranieri che però in questi mesi ha accettato il ruolo di consulente senior di una delle Società della famiglia Friedkin, i proprietari della Roma (non direttamente del club della Capitale), ha rifiutato di fare ancora l'allenatore dei giallorossi al fine di avviare un nuovo ciclo sportivo e che in più occasioni ha detto di non voler più allenare.
Ma le vie del calciomercato, e dell'Azzurro, sono infinite e i colpi di scena sono dietro l'angolo.
Colpo di scena che potrebbe manifestarsi sotto la forma di doppio incarico di Commissario Tecnico della Nazionale e Consulente della Roma. Ma cosa dice la norma federale in tal senso?
In Italia, il doppio incarico per l'allenatore della nazionale non è generalmente consentito dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC).
Il commissario tecnico dell'Italia e il suo vice possono legarsi a un club solo dopo aver risolto il contratto con la FIGC. Questo divieto mira a evitare conflitti di interesse e a garantire la piena dedizione all'incarico della nazionale.
Tuttavia, è importante notare che le regole possono variare per gli allenatori che ricoprono incarichi in federazioni straniere. Ad esempio, nel caso di Francesco Calzona, che ha allenato contemporaneamente il Napoli e la nazionale slovacca, la federazione slovacca non ha posto limiti al doppio incarico, rendendolo possibile.
In sintesi, per l'allenatore della nazionale italiana, la regola generale è che non può avere un doppio incarico con un club. A meno che l'incarico non sia di consulente e non di tesserato.
Non è un caso che uno scenario del genere si sia manifestato solo nel periodo novembre 1966 - marzo 1967 quando l'Italia, reduce dall'umiliante eliminazione per mano della Corea del Nord di Pak Doo-ik ai mondiali di Inghilterra decise di affidarsi ad una coppia.
La coppia era composta da Ferruccio Valcareggi approdato in azzurro dall'Atalanta ed Helenio Herrera al tempo tecnico dell'Inter Euromondiale. Herrera in quel periodo mantenne il doppio incarico di CT dell'Italia e allenatore dell'Inter.
L'esperimento non andò benissimo. Le frizioni con Valcareggi erano costanti e la stagione nerazzurra si concluse con due beffe, la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni di Lisbona, 2-1 per il Celtic Glasgow e il sorpasso all'ultima giornata di Campionato per mano della Juventus con il clamoroso errore di Sarti sul tiro di Di Giacomo.
Molto meglio andò all'Italia che si qualificò per la fase finale degli Europei e il 10 giugno 1968 Giacinto Facchetti alzò al cielo di Roma la Coppa Henri Delaunay
Cosa accadrà questa volta? Lo scopriremo solo nelle prossime ore.