Tra tensioni club e nazionali, nuovi record di broadcasting e l’impatto sulla Serie A, l'edizione in Marocco segna un punto di svolta per il branding del calcio africano
Prince Moulay Abdellah Stadium di Rabat (Foto Creative Commons)
Mentre il calcio europeo si prepara al consueto tour de force invernale, i riflettori del business sportivo si spostano in Marocco. La Coppa d’Africa 2025 (AFCON) non è più solo una parentesi nel calendario, ma una piattaforma mediatica inarrestabile che sfida i pregiudizi storici del sistema calcio, posizionandosi come un evento di importanza pari all’Europeo o alla Copa América.
L'edizione di quest'anno si apre con le consuete frizioni diplomatiche che sottolineano un paradosso di marketing: i club investono milioni in talenti africani, ma faticano a gestire il "brand nazionale" che questi atleti rappresentano.
Il caso più eclatante coinvolge il Como e Cesc Fabregas, protagonista di un acceso scontro con la federazione senegalese per la gestione di Assane Diao.
Anche il Manchester United ha manifestato malumori per la chiamata di Noussair Mazraoui, nonostante i tentativi della FIFA di mediare sulle date di rilascio.
Queste tensioni evidenziano come la tutela del valore fisico dell'atleta sia diventata una priorità assoluta per le società, che vedono nel torneo un rischio per i propri investimenti stagionali.
Dal punto di vista della distribuzione, l'AFCON 2025 rappresenta un caso studio per la democratizzazione dell'accesso al calcio. La scelta strategica di trasmettere tutti i 52 match in chiaro nel Regno Unito attraverso Channel 4 segna un punto di svolta: la portata globale del torneo sta trasformando la competizione in un fenomeno virale.
Grazie alla presenza di icone come Mohamed Salah e Achraf Hakimi, l'evento è in grado di generare volumi di traffico social e interazioni che competono con i grandi tornei continentali, offrendo ai broadcaster una portata globale senza precedenti e un engagement altissimo nei mercati emergenti.
Parallelamente alla crescita mediatica, l'AFCON si conferma come la principale fiera dello scouting mondiale. I dati tecnici raccontano storie di mercato destinate a esplodere: Noah Sadiki, pilastro del Sunderland, sta dimostrando con la Repubblica Democratica del Congo come la solidità della Championship inglese possa tradursi in leadership internazionale.
Allo stesso modo, l'ascesa dell'ivoriano Yan Diomande mette in luce la lungimiranza del RB Lipsia: il diciannovenne è il prototipo del "ball-carrier" moderno su cui i brand punteranno nel post-torneo.
A completare il quadro troviamo profili come Fares Chaibi, la cui versatilità tattica con l'Eintracht Francoforte eleva il livello qualitativo dell'Algeria.
Ogni dribbling in questa Coppa d'Africa diventa un tassello fondamentale nelle strategie di trading, in un mercato che nel 2025 ha visto le commissioni per gli agenti toccare la cifra record di 1,37 miliardi di dollari.
Per i club italiani, la partenza dei propri top player verso il Marocco rappresenta una sfida che va ben oltre la rotazione tecnica. La gestione di questo periodo richiede un equilibrio perfetto tra diplomazia e ottimizzazione delle risorse.
Tuttavia, l'AFCON offre alla Serie A anche un'importante sponda di marketing. Per club come il Napoli, la Roma o l'Atalanta, storicamente legati a talenti africani, il torneo è un'occasione per consolidare il brand in mercati in fortissima espansione digitale.
Vedere i propri calciatori protagonisti con le nazionali permette alle società di intercettare nuove audience, creando contenuti ad hoc che sfruttano il senso di appartenenza delle fanbase locali.
Mentre il calcio italiano sperimenta nuove frontiere — come il match Milan-Como a Perth previsto per febbraio — l'AFCON si conferma il motore immobile dell'espansione globale.
Il Marocco parte come favorito, pronto a capitalizzare l'eredità del Mondiale 2022, ma per chi si occupa di sport business il vero vincitore sarà chi saprà cavalcare l'enorme ondata di dati e passione che solo questo torneo sa generare.