Napoli, l’evoluzione dell’utile e dei ricavi dal 2006 ad oggi

I prossimi campioni d’Italia sono cresciuti vertiginosamente negli anni sotto la presidenza di Aurelio De Laurentiis, riuscendo a mantenere sempre un equilibrio economico capace di garantire sostenibilità nel lungo periodo.

Parlando di calcio e più nello specifico di football industry è impossibile non finire col trattare anche la situazione economica delle squadre, i prezzi insostenibili che alimentano questo sport e la sempre più marcata consapevolezza che, spesso, prevale la regola del “chi paga di più vince di più”.

Questione delicata che va analizzata con cognizione di causa, senza incombere in analisi pressapochistiche e forse trainate dal cliché trito e ritrito dato dall’impotenza del mondo e dell’Europa davanti a realtà faraoniche come Manchester City e PSG, simboli di un lusso sportivo figlio dei petroldollari del Golfo.

Per una gerarchia economica che, per carità, è assolutamente indiscutibile e sotto gli occhi di tutti, ma che non rappresenta la conditio sine qua non per raggiungere il successo. Alla liquidità va sempre aggiunta la programmazione ed una vision coerente con le proprie ambizioni, ingrediente fondamentale per convivere in un settore così ricco e inflazionato.

Mentalità che, alcune squadre meglio di altre, sono riuscite ad adottare, rendendo il calcio uno sport ancora, per quanto possibile, sorprendente in termini di vittorie sul campo. Ne sono una dimostrazione lampante l’exploit dell’Atalanta in Serie A nell’ultimo decennio, la vittoria del Leicester City in Premier League nel 2016 e il Napoli di Aurelio De Laurentiis.



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Il successo maturato alla fine di un campionato assolutamente dominato dalla squadra allenata da Luciano Spalletti non deve far dimenticare le differenze di fatturato che distanziavano gli Azzurri da altri club alla vigilia di questa stagione, ma soprattutto da dove partiva il Napoli nel 2006, prima di essere acquistato dall’imprenditore di Roma.

L’evoluzione dei Partenopei è infatti palese e marcata, pur partendo da un fallimento e dalla successiva militanza in Lega Pro.

Una scalata sportiva che in soli 17 anni ha condotto la squadra ad approdare in Serie B, tornare a respirare l’aria tersa della Serie A e calpestare gli stadi europei più prestigiosi tra Champions League ed Europa League.

L’evoluzione del fatturato del Napoli

  • 2006: 12.068.630 (Lega Pro);
  • 2007: 41.411.837 (Serie B);
  • 2008: 88.428.490 (Serie A);
  • 2009: 108.211.134 (Serie A / Europa League);
  • 2010: 110.849.458 (Serie A);
  • 2011: 131.476.940 (Serie A / Europa League);
  • 2012: 155.929.550 (Serie A / Champions League / vittoria Coppa Italia);
  • 2013: 151.922.436 (Serie A / Europa League);
  • 2014: 237.034.664 (Serie A / Champions League / vittoria Coppa Italia);
  • 2015: 143.397.399 (Serie A / Champions League);
  • 2016: 155.353.613 (Serie A / Europa League);
  • 2017: 308.088.866 (Serie A / Champions League);
  • 2018: 215.585.266 (Serie A / Champions League);
  • 2019: 299.862.181 (Serie A / Champions League);
  • 2020: 274.773.521 (Serie A / Champions League / vittoria Coppa Italia);
  • 2021: 228.097.847 (Serie A / Europa League);
  • 2022: 175.995.109 (Serie A / Europa League).

Analizzando queste cifre appare lampante come il miglior fatturato dell’era De Laurentiis si sia registrato una volta raggiunta la Champions League, durante le stagioni 2014, 2017, 2018 e 2020, a dimostrazione ennesima di come la Coppa dei Campioni sia assolutamente determinante per il bilancio delle squadre italiane ed europee.

Considerando i ricavi UEFA e quelli commerciali, derivanti da una vetrina così prestigiosa e in grado di aumentare la visibilità di una squadra.

Fondamentale, inoltre, sottolineare l’enorme differenza tra il primo anno (2006) e l’ultimo (2022), ammontante addirittura a 163.926.379 euro.

L’evoluzione degli utili e delle perdite

Per quanto riguarda il rapporto tra utili e perdite, invece, analizzando l’andamento degli Azzurri non si può far a meno di notare come non tutte le annate si siano concluse con un utile di bilancio, maturando anche delle perdite con annessi anni in negativo.

La prima stagione, per esempio, successiva al fallimento e con il Napoli militante in Lega Pro, accompagnata poi da 2015, 2018 e le annate successive alla pandemia da Covid-19, disastrose per l’economia del calcio in generale.

Tuttavia, nonostante tutto, si delinea un andamento piuttosto costante senza baratri di centinaia di milioni di euro di rosso, ma con perdite sempre piuttosto contenute.

  • 2006: -9.088.780;
  • 2007: 1.416.976;
  • 2008: 10.911.041;
  • 2009: 10.934.520;
  • 2010: 343.686;
  • 2011: 4.197.829;
  • 2012: 14.720.757;
  • 2013: 8.073.447;
  • 2014: 20.217.304;
  • 2015: -13.074.596;
  • 2016: -3.211.239;
  • 2017: 66.601.104;
  • 2018: -6.372.812;
  • 2019: 29.163.834;
  • 2020: -18.971.803;
  • 2021: -58.941.765;
  • 2022: -51.951.202.


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