La retrocessione in Serie B genera un danno finanziario, oltre che sportivo, ai club coinvolti. Quali sono le novità riguardanti questo fronte? Cosa accade in caso di passaggio in cadetteria?
Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images
Il passaggio da una categoria superiore ad una inferiore è sovente traumatico per club e tifosi. Un problema che non si limita all’aspetto sportivo, ma si sposta soprattutto sul piano finanziario. Quest’ultimo non sempre riesce a districarsi in tempistiche brevi e potrebbe generare danni, anche importanti, nel lungo tempo.
Dunque, in merito, è necessario un aiuto che permetta alle società coinvolte di alleggerire le perdite derivanti dalla diminuzione dei diritti televisivi, dagli sponsor e, in alcuni casi, dalle presenze spettatori. Introdotto nel 2009, il paracadute ha sostenuto molti club retrocessi in questo processo, permettendo loro di limitare il detrimento, moderandone il danneggiamento. Tuttavia, a questo, si aggiunge l’enorme quantità di costi, soprattutto in termini di retribuzione.
Proprio in virtù di questo aspetto, l’ultimo rinnovo dell’accordo tra la Lega Nazionale Professionisti Serie A e Associazione Italiana Calciatori ha portato grandi novità a beneficio delle società.
Partiamo dal paracadute, una somma variabile dai 25 ai 10 milioni elargite nelle case delle retrocesse in Serie B, a seconda delle partecipazioni al massimo campionato. La base fissa del contributo ha un massimale complessivo di 60 milioni di euro, da dividere per tre in base alle fasce. Queste vengono strutturate e ripartite in base alla permanenza nel massimo campionato nel tetto della quattro stagioni, anche non continuative.
Una prima – Fascia A – considera le squadre promosse e retrocesse nell'arco di una sola stagione e porta nella casse una somma di 10 milioni di euro. Nella seconda – Fascia B –, con cifra corrisposta di 15 milioni di euro, sono presenti le retrocesse con due presenze su tre anni, anche non consequenziali, nel massimo campionato. Diversamente, la terza – la più remunerativa con 25 milioni di euro – comprende i club con tre partecipazioni su quattro stagioni di Serie A, non consecutive.
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Nell’ultimo accordo tra Lega Nazionale Professionisti Serie A e Associazione Italiana Calciatore è stata introdotta una novità importante che porterà ulteriore aiuto e beneficio ai club retrocessi in cadetterie. Spesso, infatti, corpose spese stipendiali a cui le squadre sono sottoposte, considerando il passaggio di categoria, creano non pochi grattacapi allo specifico reparto economico. In molti casi, sovente, questi diventano insostenibili. Dunque, considerando la regola in partenza dal 2 settembre 2025 da quarantotto pagine, firmata dai rispettivi presidenti, Ezio Simonelli e Umberto Calcagno, secondo l’articolo 5.2, comma 7, “In caso di retrocessione della squadra in Serie B, la retribuzione fissa è automaticamente ridotta del 25%, senza potersi tuttavia la retribuzione così ricalcolata porre al di sotto del limite minimo fissato, a seconda della fascia di età del calciatore, dal contratto collettivo dei calciatori della Serie A”.
Tuttavia vi sono delle eccezioni alla regola. Precisamente, lo stipendio potrebbe subire variazioni di altro tipo, o nullo, in caso di accordo specifico tra club e calciatori. Cosa accade se la squadra rientra immediatamente in Serie A? Qualora il salto di categoria inverso dovesse avvenire in un solo anno, le società diventano obbligate al “ripristino del livello retributivo originario”. Una vera e propria boccata d’aria per i club che andranno a utilizzare questa nuova formula, in aiuto alla complicata situazione derivante dalla retrocessione.