Numeri in Palla, la rubrica di Jacopo Carmassi: Calciatori convocati in nazionale? Milioni di motivi per essere contenti

Soste per le nazionali e giocatori convocati: orgoglio, timori e benefici economici

Numeri in Palla puntata 2

Numeri in Palla puntata 2 (Foto creata da Gemini Ai)

In questi giorni siamo in un periodo di sosta dei campionati di calcio, che come accade regolarmente si fermano per lasciare spazio alle partite delle rappresentative nazionali (a proposito, speriamo caldamente che la nazionale italiana possa finalmente tornare a competere nel palcoscenico che merita…). Come sempre, i Club hanno “prestato” temporaneamente i propri calciatori alle nazionali. 

Generalmente, nella mente dei tifosi – ma anche dei Club – tre pensieri si affacciano quando un proprio giocatore partecipa ad una competizione per squadre nazionali: il primo è l’orgoglio di avere un proprio giocatore convocato in nazionale, fonte di prestigio per il Club, di soddisfazione per gli atleti e per i tifosi; il secondo è l’impatto dell’assenza dei calciatori convocati in nazionale dagli allenamenti del Club nei giorni di sosta dei campionati; il terzo, ancora più rilevante, è il timore che i calciatori possano subire qualche infortunio e andare incontro ad un periodo di inattività, con un evidente danno per il Club di appartenenza (in quest’ultimo scenario, esiste peraltro uno specifico programma FIFA di tutela per i Club – il Club Protection Programme – che risarcisce i Club con un ammontare massimo di 7,5 milioni di euro per calciatore, per ogni infortunio, per un massimo di un anno a partire da 28 giorni dopo l’infortunio).

Per essere chiaro, mi schiero subito: il mio personale pensiero è che rappresentare la propria nazionale sia un grande onore e che come tale dovrebbe essere sempre percepito. Alcune preoccupazioni dei Club sono certamente comprensibili, anche alla luce di calendari ormai sempre più intasati. Ma a mio avviso non dovrebbero essere le rappresentative nazionali a farne le spese. 

Non vorrei tuttavia parlarvi di rischi o di onori, ma di benefici – e in particolare di benefici economici. Uno dei benefici economici della convocazione dei calciatori in nazionale può essere, in linea di principio, un aumento del valore dei loro cartellini. Voglio focalizzarmi però su un altro tipo di beneficio economico, di natura più certa.

Le convocazioni in nazionale portano soldi nelle casse dei Club

I Club dei calciatori convocati per le competizioni UEFA per squadre nazionali maschili – la UEFA Nations League e i campionati europei, incluse le qualificazioni – ricevono un contributo economico attraverso l’UEFA Club Benefits Programme, finanziato dai ricavi del campionato europeo. 

I meccanismi di distribuzione, che potete trovare quiqui, sono concordati tra UEFA e European Club Association (recentemente ridenominata European Football Clubs, EFC): per il ciclo 2020-2024 è stato versato un contributo fisso di 3.659 euro, uguale per ciascun giocatore, per ogni partita di UEFA Nations League e delle qualificazioni agli europei, mentre per la partecipazione agli europei è stata versata una somma fissa per calciatore per giorno, con ammontare però variabile in base alla qualità dei centri di formazione dei calciatori di ciascun Club, così come determinata in base alle regole FIFA (il valore massimo per calciatore per giorno è stato di 10.187 euro). 

Per il ciclo 2020-2024, 901 Club delle 55 federazioni nazionali della UEFA hanno ricevuto complessivamente 233 milioni di euro (140 milioni di euro per EURO 2024, e 93 milioni per UEFA Nations League 2020/2021 e 2022/2023 e per le qualificazioni all’europeo). Di questi 233 milioni di euro, 35 milioni di euro sono andati in totale a 65 Club italiani, come riportato nel documento dettagliato della UEFA (e per questo il numero di maglia che vedete oggi è il 35). Circa 26 milioni si riferiscono a EURO 2024, mentre circa 9 milioni sono relativi a UEFA Nations League e qualificazioni all’europeo. Solo i Club inglesi hanno ricevuto in aggregato una somma maggiore (quasi 47 milioni di euro), mentre i Club di Germania, Spagna e Francia hanno ottenuto complessivamente cifre inferiori (rispettivamente circa 30, 23 e 12 milioni di euro). Si noti che, per l’Italia come per tutti i paesi, le cifre per i Club si riferiscono alle partecipazioni dei loro giocatori alle competizioni europee delle proprie nazionali – non solo della nazionale del paese in questione, ma anche delle altre nazionali.

Dei 35 milioni di euro per i Club italiani, circa 25,2 milioni di euro (dunque oltre il 70% del totale) sono andati a 10 Club, tutti in Serie A nella stagione 2023-2024, che hanno ricevuto più di 1 milione di euro ciascuno. La lista dei Club beneficiari include tutte le 20 società che militavano in Serie A nella stagione 2023/2024, 15 delle 20 che militavano in Serie B, e 12 dei 60 Club della Serie C. Le rimanenti società beneficiarie militavano in categorie inferiori (Serie D, Eccellenza, etc.).

Ma qual è il peso di questi contributi rispetto alla dimensione economica dei Club?

Per avere un termine di paragone su numeri aggregati, può essere utile ricordare, come riporta il Report Calcio della FIGC del 2025, che i ricavi totali dei Club di calcio italiani maschili professionistici nella stagione 2023/2024 ammontavano complessivamente a circa 4,5 miliardi di euro, di cui circa 3,8 miliardi di euro relativi ai Club di Serie A. I 35 milioni di euro rappresentano dunque meno dell’1% (lo 0,77% circa) dei 4,5 miliardi di euro di ricavi totali nella stagione 2023/2024. In aggiunta, i 35 milioni di euro di contributi fanno riferimento ad un quadriennio, e non solo alla stagione 2023-2024, e quindi se li spalmiamo idealmente su 4 anni il loro peso rispetto ai ricavi annuali dei Club si abbassa significativamente. 

Se guardiamo ai Club a livello individuale, i tre Club sul podio dei contributi dell’UEFA Club Benefits Programme sono Inter (4,6 milioni di euro), Milan (3,1 milioni di euro) e Bologna (2,9 milioni di euro) – seguito a brevissima distanza da Roma e Juventus con valori intorno a 2,9 milioni di euro. Gubbio e Pordenone chiudono invece la classifica con 3.659 euro. (Curiosità: la lista dei Club beneficiari include anche alcune società di categorie non professionistiche che hanno beneficiato del programma grazie alla partecipazione di loro calciatori alle partite della nazionale di San Marino).

Per dare un’idea dell’ordine di grandezza di queste cifre per i Club, possiamo parametrare i contributi ricevuti da ciascun Club ai suoi ricavi per la stagione 2023-2024, l’ultima del ciclo 2020-2024 per il quale sono stati erogati i contributi UEFA (i numeri che seguono si basano sui documenti di bilancio delle società). Il rapporto medio tra questi due valori per i Club di Serie A e di Serie B è simile ed è compreso tra lo 0,8% e lo 0,9%. Solo per 4 Club di Serie A il rapporto era superiore all’1% (Bologna, Empoli, Torino, Verona) e per un Club (Bologna) era superiore al 2%. Per i 15 Club beneficiari che militavano in Serie B nella stagione 2023-2024, il quadro è simile, con 5 Club con un rapporto superiore all’1% - Ascoli, Cittadella, Parma, Pisa e Südtirol – e 2 Club sopra il 2%, Parma e Pisa (mi preme sottolineare nuovamente che qui, come nei numeri seguenti, stiamo sempre confrontando una cifra ricevuta con riferimento ad un quadriennio solo con i ricavi dell’ultima delle quattro stagioni).

Il confronto con la dimensione economica di un Club è utile a fini illustrativi per inquadrare gli ordini di grandezza, ma non deve a mio avviso essere usato per saltare a conclusioni sbagliate: è normale che questo tipo di contributi rappresenti una quota limitata dei ricavi di un Club, che si basano per loro natura su altre attività e con ordini di grandezza molto diversi. Tuttavia, se collocati in altra prospettiva, i numeri assumono una valenza diversa: per esempio, i 4,6 milioni di euro per l’Inter corrispondono ad oltre la metà dei ricavi da proventi pubblicitari nella stagione 2023/2024 (8,1 milioni di euro) e a oltre il doppio dei ricavi per prestiti di calciatori (2,25 milioni di euro); i 2,2 milioni di euro per il Napoli erano superiori ai ricavi da prestiti di calciatori (1,3 milioni di euro); i circa 2,8 milioni di euro della Juventus erano maggiori dei circa 2,7 milioni di euro dei ricavi da biglietteria per gare di Coppa Italia (in una stagione in cui la Juventus ha vinto questo trofeo); spostandoci su squadre che militavano in Serie B nella stagione 2023/2024, il contributo di circa 592mila euro per il Pisa è stato superiore ai ricavi da biglietteria per le partite di campionato (circa 475mila euro, abbonamenti esclusi) e ai ricavi commerciali (circa 314mila euro); per il Südtirol, il contributo di circa 183mila euro era equivalente ad oltre l’80% del costo di affitto dello stadio (228mila euro); per il 2024, i circa 918mila euro per il Parma erano molto superiori ai costi per l’acquisizione temporanea di calciatori (circa 521mila euro). E la lista degli esempi potrebbe proseguire. 

In definitiva, le cifre possono essere considerate più o meno significative a seconda della prospettiva da cui le si guardano. Ma, in generale, mi sembra difficile sostenere che in termini assoluti si tratti di cifre non rilevanti; certamente la distribuzione è piuttosto concentrata in un gruppo limitato di Club, ma è pur vero che, anche se in misura minore, i benefici riguardano un’ampia gamma di società e con valori relativamente importanti per un buon numero di Club. Inoltre, i contributi del Club Benefits Programme sono aumentati negli anni e hanno progressivamente raggiunto un numero maggiore di Club (mi limito qui a riportare alcuni fatti, e non entro, volontariamente, nella discussione sull’adeguatezza o meno dei meccanismi di solidarietà, tema molto più ampio, e complesso, e che coinvolge altri strumenti e altri numeri).

Risorse per i Club anche dal mondiale maschile e da mondiale ed europei femminili

Oltre a questi contributi dalla UEFA per le competizioni delle squadre nazionali in Europa, i Club ricevono anche contributi analoghi dalla FIFA per il campionato mondiale per nazionali, grazie al FIFA Club Benefits Programme (anche qui, sulla base di un accordo con l’EFC). Per il Mondiale in Qatar, 440 Club in tutto il mondo hanno ricevuto un ammontare complessivo di 209 milioni di dollari (saranno 355 milioni di dollari per il mondiale del 2026, e per la prima volta i contributi saranno erogati ai Club anche per la partecipazione dei giocatori alle qualificazioni).

Dei 209 milioni di dollari del mondiale 2022, 18,6 milioni di dollari sono andati complessivamente a 27 Club italiani (sul podio: Juventus con circa 3 milioni di dollari, Inter con circa 2,3 milioni di dollari, Milan con circa 1,6 milioni di dollari; chiudono la classifica Venezia con 83.040 dollari e Cremonese con 65.702 dollari). I Club tedeschi, spagnoli e inglesi hanno ottenuto una cifra complessiva superiore (doppia, nel caso dell’Inghilterra), ma chiaramente si deve tenere conto del fatto che l’Italia non ha purtroppo partecipato ai mondiali in Qatar. Senza ripetere i calcoli fatti per i contributi UEFA, si può dire che in generale, e pur con differenze, la magnitudine dei contributi FIFA ai Club italiani per il mondiale per nazionali sia paragonabile a quella degli analoghi contributi della UEFA. 

È importante ricordare che meccanismi analoghi a quelli previsti per il calcio maschile sono stati adottati da UEFA/EFC e FIFA anche per il calcio femminile – con una cifra totale di 9 milioni di euro per EURO 2025 e una somma di circa 11,3 milioni di dollari per il mondiale del 2023 - cifre che rappresentano valori ancora molto piccoli rispetto a quelli per il calcio maschile, ma il fatto che questi contributi siano stati introdotti e che crescano nel tempo è senz’altro un aspetto molto positivo (i temi economico-finanziari del calcio femminile meritano attenzione e analisi specifiche, che certamente troveranno spazio in uno dei prossimi appuntamenti di Numeri in Palla).

Come vengono usate le risorse dai Club?

Se da un lato esistono informazioni pubbliche sulle risorse distribuite, sia in aggregato che per Club, dall’altro lato non sembra facile ottenere un quadro dettagliato dell’utilizzo effettuato dai Club delle risorse ottenute attraverso questi programmi: sono impiegate generalmente per spese correnti, oppure per fare investimenti? E quali investimenti? Sarebbe interessante poter svolgere un’analisi sistematica, ed eventualmente provare ad individuare alcune best practices

Nel frattempo, spero di avervi convinto che avere nel proprio Club giocatori convocati in nazionale sia una buona cosa anche da un punto di vista economico.

Chi è Jacopo Carmassi

Jacopo Carmassi è Principal Economist presso la Banca Centrale Europea ed esperto di tematiche economico-finanziarie del mondo del calcio. Tutte le opinioni espresse su Social Media Soccer sono esclusivamente personali e non impegnano in alcun modo la Banca Centrale Europea né altri enti ai quali l’autore è affiliato.

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