Johan Cruyff non è morto: la leggenda olandese diventata brand

Una storia che continua anche dopo la sua scomparsa. Il passato, il presente ed il futuro di Johan Cruyff: innovatore, brand e leggenda.

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Il Profeta del Gol. Il Pelé bianco. Basterebbero i soprannomi per capire il ruolo di Johan Cruyff nel mondo del calcio. Uno dei talenti più forti di tutti i tempi. Un’icona leggendaria.

Simbolo ed interprete del cosiddetto Calcio Totale, con l’Ajax prima e l’Olanda poi.

Capitano di un movimento innovativo che rivoluzionò i classici sistemi di gioco tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima degli anni Settanta.

Per poi sconvolgere la storia del Barcellona, il cui calcio che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi 40 anni di calcio nasce dalle idee portate in Catalunya proprio da Johan Cruyff

La rivoluzione del Calcio Totale

Atleta, tecnico e dirigente.

Il suo impatto nel mondo del calcio si sostanzia, a livello di vittorie da giocatore, in sei Coppe d’Olanda, un campionato spagnolo, una Coppa di Spagna, tre Coppe dei Campioni, una Supercoppa UEFA e una Coppa Intercontinentale. Trofei conquistati con le maglie di Ajax e Barcellona.

Da allenatore, invece, conquistò due Coppa d’Olanda, una Coppa di Spagna, quattro campionati spagnoli, tre Supercoppe di Spagna, due Coppe delle Coppe, una Coppa Campioni e una supercoppa UEFA. Sempre alla guida di lancieri e blaugrana.

Senza dimenticare i tre Palloni d’oro tra il 1971 e il 1974. Cosa aggiungere? Eletto secondo miglior calciatore del XX Secolo, subito dopo Pelé, nella classifica redatta dall’IFFSH.

La sua storia, raccontata attraverso i trofei, diventa ripetitiva e già conosciuta. Diverso è per quello che l'olandese ha rappresentato fuori dal campo. Un qualcosa che continua a rappresentare anche dopo la sua morte.

Fantasia, leadership, talento, creatività e sfrontatezza hanno fatto di lui un fenomeno assoluto, capace insieme ai propri compagni ed in particolare al tecnico Rinus Michels, di cambiare la prospettiva del calcio, cercando e trovando una strategia alternativa agli schemi disegnati e attuati all'interno del rettangolo verde fino agli Sessanta.

Il "Calcio Totale" è quel concetto che porta un calciatore ad allontanarsi dalla propria posizione per esser prontamente sostituito da un compagno, consentendo alla squadra di rimanere compatta sia in fase difensiva che offensiva.

Oggi è un qualcosa di scontato, ma tutto nasce da qui.

Cruyff era il direttore d’orchestra capace di interpretare al meglio lo spartito: ambidestro, potente ma allo stesso tempo elegante nei movimenti. Poteva interpretare il ruolo di fantasista come quello di centravanti implacabile. Velocità, tecnica, capacità di dribbling e visione di gioco.

È sempre stato il faro delle sue squadre, in campo come in panchina, tanto da ispirare uno dei migliori allenatori al mondo.

Pep Guardiola, infatti, riguardo Cruyff disse: “Penso molto spesso a quello che farebbe Johan, il suo punto di vista era sempre speciale, ti spingeva a farti guidare dal tuo istinto. Davanti alle situazioni complicate penso spesso: che farebbe lui? Il suo merito è stato, davanti a un gioco così indecifrabile come il calcio, darci gli strumenti per dominarlo, una cosa impossibile a meno di non chiamarti Messi"

Continua l'attuale allenatore del Manchester City: "Io ero un giocatore di talento ma non capivo nulla di calcio. Lui ci ha aperto un mondo affascinante, un film che abbiamo interiorizzato. L’ho paragonato al professore di una materia che ti piace, un maestro di cui non vedi l’ora che faccia lezione. Era un tipo che ti diceva tutto il contrario di quello che avevi sentito per tutta la vita: ti dicevano che perdevi perché non correvi ma un giorno arriva lui e ti spiega che perdi perché corri troppo”.

L’impatto su Pep, e non solo, è stato evidente. E non solo su di lui. 

“Ogni allenatore parla di movimento, dice di correre sempre. Io dico: non correte molto. Il calcio è un gioco in cui si gioca con il cervello. Bisogna trovarsi nel posto giusto nel momento giusto, né troppo tardi, né troppo presto”. Questa la filosofia di Johan.

L’aspetto affascinante è che oggi, la sua leggenda non solo vive nel ricordo di chi ha potuto ammirarlo da vicino o quanto meno in tv, ma si è trasformata in un vero e proprio brand.

Il brand Johan Cruyff

Johan Cruyff 14 è un marchio di qualità che, attraverso il calcio, crea valore in termini sociali quanto commerciali.

Basta digitare su Google "World of Johan Cruyff" ed entrerete nel suo mondo, sul suo sito ufficiale dove poter scoprire ogni aspetto: football, Foundation, Institute, shop.

La leggenda ha inizio nel quartiere di Betondorp, nella periferia di Amsterdam, quando il piccolo Hendrik Johannes Cruyff, scoprì sin da subito quanto difficile poteva essere la vita.

Dopo aver perso il papà, per aiutare la famiglia lasciò gli studi, inseguendo il suo sogno: quello di diventare calciatore professionista. E così fu, diventando non solo un calciatore ma uno dei più forti di sempre. 

L’impatto sociale (e social) di Cruyff

Oggi l’eredità di Johan vive attraverso i suoi progetti.

#CruyffLegacy, è l’hashtag ufficiale che appare sui suoi canali social. O meglio, sui canali a lui dedicati.

La fanbase è ricca e attiva: parliamo di 845.000 fan su Facebook, oltre un milione su Instagram, 548.000 su Twitter e qualche centinaia sul canale ufficiale Youtube.

Il palcoscenico ideale dove veicolare e diffondere i suoi valori, promuovere i progetti e “vendere” il marchio.

Come accade per la linea di abbigliamento uomo, donna e junior “Cruyff”. 

“Alla radice di tutto c’è che i ragazzini si devono divertire a giocare a calcio”.

Questa frase di Johan ne descrive carattere, pensiero ed attenzione ai giovani. Da tecnico ha sempre avuto particolare predisposizione nell’insegnare a chi si affacciava in prima squadra per la prima volta: come detto da Guardiola, era un vero e proprio maestro.

Ha contribuito a creare il mito del settore giovanile dei lancieri di Amsterdam, ha dato forte impulso alla Cantera del Barcellona, ha sempre visto nei più piccoli, nei bambini, un valore unico sul quale poter lavorare.

Tanto da dedicarsi anima e corpo al portare avanti diverse iniziative sociali, prima della sua scomparsa a causa di un tumore polmonare nel marzo del 2016, all’età di sessantotto anni. A Barcellona, nella sua amata Barcellona.

Il lascito delle 14 regole del talento di Amsterdam che sono le linee guida di ogni progetto attuale legato al brand ma che suonano come indicazioni essenziali per tutti.

Si parte dal valore del gioco di squadra per arrivare a responsabilità e rispetto degli avversari, dei compagni, come di tutto ciò che ci circonda.

L’integrazione è altro principio essenziale della "Cruijff Legacy" insieme all’iniziativa, all’allenamento e alla personalità.

“Sul campo è importante dare libertà ai giocatori, anche se all’interno di uno schema. La distanza massima che un giocatore deve percorrere dev’essere di dieci metri. La libertà è ammissibile, solo se si produce il massimo rendimento dei giocatori di talento. Quello che conviene insegnare ai ragazzi è il divertimento, il tocco di palla, la creatività, l’invenzione. Ripeto spesso che la creatività non fa a pugni con la disciplina”.

La lista delle 14 regole prosegue con tecnica, tattiche e sviluppo, ma è la numero otto quella che caratterizza oggi il mondo di Cruijff: impegno sociale, cruciale nello sport e ancor di più nella vita in generale. 

La Johan Cruijff Foundation

Oggi l’impatto sociale della Johan Cruijff Foundation è su scala globale.

Un progetto nato agli inizi degli Anni Novanta che sostiene e sviluppa attività sportive per bambini bisognosi in tutto il mondo. L’idea è creare degli spazi adatti per crescere in ambienti protetti e migliorare le proprie condizioni, in primis di salute, attraverso la pratica del calcio e dello sport sotto la guida di team qualificati.

Lo sport diviene strumento di educazione e formazione, il gioco è una parte importante del corretto e sano sviluppo dei più piccoli.

Quattro le macrotematiche sulle quali si focalizza la Fondazione: salute, benessere, educazione, partecipazione.

Oggi sono 275 i Cruyff Courts, 60 gli Special Cruyff Courts (spazi dedicati su misura ai ragazzi con disabilità) e oltre 450 le scuole con all’interno un Schoolplein14, un ambiente dedicato al gioco e allo sport ideato, costruito e certificato dalla Fondazione.

“Giocare all’aperto dovrebbe essere una materia insegnata nelle scuole”, affermava Cruyff.

L’impatto è enorme: sono oltre 200.000 oggi i bambini coinvolti nei progetti che portano il nome di Johan Cruyff. La visione e la missione della JC Foundation servono a contrapporsi a piaghe sociali come povertà, abuso di droghe, discriminazione di ogni genere ma anche problematiche di salute.

Formare le future generazioni di manager sportivi

Altro progetto interessante che si collega al percorso educativo e formativo voluto da Johan Cruyff è sicuramente il JC Institute, una miscela esplosiva tra professori, addetti ai lavori e partner che condividono l’obiettivo di formare la futura generazione di leader del settore sportivo.

Aperto a sportivi e persone comuni, a chiunque voglia imporsi nel settore.

Appena lanciato il progetto, Johan Cruyff si espresse così: “La mia visione sul management dello sport è abbastanza semplice. Penso che le persone appassionate di sport siano le più adatte a guidare le organizzazioni sportive. Secondo me gli atleti possiedono qualità notevoli. Sono abituati ad avere un atteggiamento perseverante, abituati alla costanza degli allenamenti e orientati al risultato. Con queste caratteristiche e la giusta formazione accademica, i nostri atleti potrebbero diventare leader di successo nel mondo dello sport management. Chi meglio di qualcuno che ha il cuore d’atleta può gestire gli interessi dello sport?.

Lo sport agli sportivi, quindi, o quantomeno agli appassionati.

Ad oggi sono oltre 9.000 gli studenti in tutto il mondo che hanno seguito percorsi formativi online ed offline.

Il Johan Cryff Institute oggi è composto da 5 JC Institute dedicati alla formazione post-laurea, 3 JC Academies e 4 JC College, riservati a corsi di specializzazione professionali: comunicazione, marketing, organizzazione di eventi, sponsorship e management le principali tematiche affrontate. 

Marketing e sponsorship: testimonial Puma

Johan Cryff fu un innovatore anche nel campo del marketing e delle sposnorizzazioni.

Uno dei primi atleti ad avere uno sponsor tecnico personale e protagonista di un episodio decisamente curioso.

Era il 7 luglio del 1974 quando Cruyff e Beckenbauer si strinsero la mano di fronte all’arbitro britannico Jack Taylor e davanti ad oltre i 75.000 spettatori dell’Olympiastadion di Monaco per la finale della Coppa del Mondo.

Un evento importante che però entrerà nella storia non solo per il risultato del campo ma per un piccolo grande dettaglio.

Solo i più attenti si accorsero che sulla maglia numero 14 di Johan Cruyff dell’Adidas le consuete strisce laterali erano due e non tre.

Una casualità? Una divisa difettosa? Non esattamente.

Il contesto è quello della rivalità fratricida tra i Dassler, Adolf e Rudolf, che prima fondarono e svilupparono il marchio Adidas insieme e poi, per visioni commerciali differenti, si separarono con Rudolf che diede vita a quella che oggi conosciamo come Puma.

Quest’ultima proprio nei primi anni Settanta si buttò nel mercato delle sponsorizzazioni individuali cercando di conquistare il settore calcistico vestendo il più forte di tutti, Johan Cruyff.

Nella finale del Mondiale ’74 si affrontarono due squadre vestite Adidas ma una delle due, l’Olanda, era capitanata dal testimonial numero uno della Puma.

Come risolvere questo “imbarazzo”?

L’intuizione, il lampo di genio (ovviamente oggi non percorribile) di Cruyff fu quello di scucire da maglia e pantaloncini una delle tre strisce iconiche, oltre a coprire con il nastro adesivo il marchio sul petto.

Un segno di ribellione, un atto di rispetto e devozione verso il proprio sponsor e, soprattutto, nei confronti del contratto siglato con Puma.

Sicuramente un’azione che descrive ancora una volta la personalità, il carisma ma anche gli aspetti spigolosi del carattere di Cruyff.

Una reazione non da sottovalutare in un ambiente che all’epoca vedeva i calciatori sottostare a tutte le indicazioni che gli venivano date da Presidenti, società e sponsor.

Un gesto che fece rumore ma che svegliò i calciatori, portando l’intera sport industry ad accelerare il processo che ha portato al calcio di oggi, dove i migliori atleti guadagnano più dalle partnership individuali che dai contratti con i club.

Dalla sua nascita sino ad oggi, nonostante la sua scomparsa prematura, Johan Cruyff ha sempre avuto la capacità di incidere sul calcio e sulla società in generale.

Prima con il suo talento, rivoluzionando tattica ed approccio tecnico di molti allenatori sparsi in tutto il mondo.

Da tecnico ha  aputo valorizzare la fantasia dei suoi ragazzi all’interno di un contesto disciplinato.

Da testimonial ha aperto in maniera brusca la strada alla moderna sport industry.

Oggi continua ad incidere aiutando migliaia di bambini a crescere in un ambiente protetto e forma i prossimi sport leader.

Questo è la storia, il passato, il presente ed il futuro di Johan Cruyff: tra mito, brand e leggenda. 

 



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