Il Pallone d'Oro è da sempre una questione politica

Il Ballon d’Or rappresenta il massimo riconoscimento individuale per calciatori e calciatrici. Istituito da France Football, negli anni ha subito numerose variazioni, plasmandosi alla cronistoria e alla forma mentis extracalcistica in continua evoluzione.

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Il Pallone d'Oro è il premio individuale più ambito da qualsiasi calciatore. Rappresenta un trofeo alla fatica, al talento e al lavoro profusi dal vincitore durante l'arco della propria carriera. Segna la vittoria contro le difficoltà e, soprattutto, attribuisce all'atleta premiato lo status di miglior calciatore al mondo.

Fattori che lo rendono davvero speciale, attribuendo al rito della consegna un aspetto umano ed emotivo facilmente palpabile.

A partire dalle parole del neo vincitore Karim Benzema, capace a 35 anni di salire sullo scalino più alto del podio dopo aver assistito per anni alle gesta del compagno di squadra e di reparto Cristiano Ronaldo, leggenda assoluta del gioco e dell'evento.

Volenteroso di dedicare il Ballon d'Or alle proprie origini e alla gente comune che l'han contraddistinta e impreziosita: "Cari bambini continuate a sognare il Pallone d'Oro. Sono cresciuto nel calcio di quartiere, tutto è possibile. Questa ne è la dimostrazione. Questo è il pallone d'oro della gente".

Una votazione che ha deciso quindi di premiare uno dei massimi artefici della vittoria della Champions League da parte del Real Madrid e che rafforza la già fortissima presenza della Francia nell'ambito del Ballon d'Or.

Il premio è stato infatti ideato nel 1956 da Gabriel Hanot, all’epoca giornalista sportivo per L’Equipe e France Football, e dai colleghi Ferran, Jacques Goddet e Jacques de Ryswick, padri di uno dei premi più iconici e prestigiosi del mondo del futbol.

Una delle tante conseguenze della centralità di Parigi nella politica sportiva e della lingua transalpina, linguaggio ufficiale della diplomazia, nelle vicissitudini e negli accadimenti dell’intero continente europeo.

La forza francese ha infatti tinto l’Europa di sfumature bleu, blanc et rouge, specie per quanto riguarda il calcio, con il menzionato 1956 a fungere da punto di riferimento temporale fondamentale per decretare definitivamente la supremazia d'oltralpe.

Appena l’anno prima, infatti, nasceva la Coppa dei Campioni (dal 1992 Uefa Champions League), competizione per antonomasia per tifosi e appassionati la cui prima finale fu disputata proprio all’ombra della Tour Eiffel, al Parco dei Principi, tra Real Madrid e Stade de Reims.

Dando seguito a quanto successo giusto dieci anni prima (1946) quando la Coppa del Mondo, inizialmente chiamata Victory, venne rinominata Rimet, in onore dell'originario della Borgogna Jules Rimet. Un altro francese per un altro pilastro del football targato anni '50.

Flusso storico che ha necessariamente condizionato anche l'attualità del premio, specie se si considera che i criteri di votazione sono sempre stati scelti da France Football.

Come si vota per il Pallone d'Oro

Il Pallone d'Oro ha come obbiettivo vitale e dichiarato quello di celebrare il talento del miglior interprete calcistico presente sulla faccia della terra. Quindi come tale si costruisce su meritocrazia ed analisi oggettive dei calciatori in lizza, profuse da adetti ai lavori del settore calcio.

La caratteristica principale dell'evento, infatti, è data dal fatto che sono i giornalisti sportivi a decretare il vincitore attraverso la propria votazione.

Ma quali giornalisti?

Il regolamento per la consegna del Ballon d'Or 2022 ha chiamato ad esprimere il proprio parere professionisti provenienti da 100 Paesi della classifica mondiale maschile FIFA (per il premio maschile) e ai primi 50 di quella femminile (per il premio femminile). Al contrario di quanto accadesse in passato quando il numero era più alto e ammontava a 180 votanti.

Una volta scelti, i giornalisti ricevono un elenco di finalisti intorno ai quali elaborare la propria decisione finale. In passato tenendo conto del rendimento complessivo della carriera di un giocatore, da quest'anno basandosi, invece, su:

  • Prestazioni individuali nella stagione precedente e non più in base all'anno solare;
  • Successo della squadra nella stagione precedente;
  • Comportamento e fair play del giocatore durante la stagione in esame.

La suddetta lista finale dei calciatori votabili è stata stabilita e organizzata per coinvolgere tre gruppi di votanti:

  • Giornalisti di France Football e L'Equipe;
  • L'ambasciatore dell'evento Didier Drogba;
  • Tre giornalisti il cui voto del 2021 corrispondeva al voto cumulativo finale (Truong Anh Ngoc, Gordon Watson e Karolina Hlavackova per il premio femminile).

Tutti cambiamenti che sono stati capaci di attribuire al Pallone d'Oro un volto completamente nuovo rispetto all'ultima decade, contraddistinto dal fortissimo eco prodotto dall'assenza di Lionel Messi, massimo vincitore all time, e del 20° posto di CR7.

Nascita del Pallone d’Oro ed appannaggio europeo

L’albo d’oro di questo prezioso riconoscimento lascia basito chiunque non conosca l’iter storico del Ballon d’Or: Diego Armando Maradona e Pelè, zenith e nadir del calcio, non l’hanno mai vinto.

Aspetto che lascia quasi sgomenti, ma che affonda tutte le proprie ragioni nell’evoluzione del premio.



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Inizialmente e al contrario di oggi, infatti, il riconoscimento era fortemente limitato da questioni di nazionalità.

Tale da renderlo, nella sua fase embrionale, ad appannaggio esclusivo dei soli giocatori europei o comunque tesserati da società del continente.

Aspetto che rimarrà vigente addirittura fino al 1994 e che ha impedito a leggende assolute come El Pibe de Oro e al brasiliano, proprio in quegli anni, denominato Gasolina di assicurarsi un traguardo ovvio e legittimo. Precluso nonostante la vittoria, in totale, di 4 mondiali.

Nei primi 38 anni sono stati così rari i casi di giocatori extraeuropei capaci di vincere, alla sola condizione di godere dello status di oriundo

Tra questi spiccano Alfredo Di Stefano nel 1957 e nel 1959, pilastro all time della storia del Real Madrid, grazie all’acquisizione della nazionalità spagnola e l’indimenticato italo-argentino Omar Sivori nel 1961.

Una forma mentis arcaica, oggi impensabile dato il livello di globalizzazione che ha investito anche il calcio, un cambiamento che ha permesso peraltro a Leo Messi di vincere 7 volte nell’ultimo decennio.

La riforma del 1995 e l’evoluzione del 2007

Passano gli anni e il calcio europeo continua sempre più la propria ascesa verticale, pregna di talento locale ed estero.

I giocatori sudamericani ricoprono infatti un ruolo sempre più determinante negli equilibri del gioco, accompagnati anche dal talento purissimo e dalla fisicità di alcuni idoli africani come George Weah, straordinario durante gli anni in forza al Milan.

Fattori che nel 1995, inducono France Football a coinvolgere tutti i giocatori militanti in Europa indipendentemente dalla nazionalità e, nel 2007, ad eliminare anche il filtro dato dal club d’appartenenza.



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Avviene così il passaggio dal premio per il “Calciatore europeo dell’anno” ad un riconoscimento specchio del talento mondiale, rendendo l’inizio della seconda metà degli anni ’90 e la prima decade degli anni 2000 il periodo centrale per il Pallone d’Oro, anche a livello mediatico.

Dal 1995 sono 13 le edizioni in cui ad essere premiato è un atleta non natio del Vecchio Continente.

Ha aperto le danze proprio il liberiano dei Rossoneri, seguito poi dall’ondata di talento carioca di Ronaldo, Ronaldinho, Rivaldo e Kakà. E dei rivali di sempre dell’Argentina, con il Sol de Mayo rappresentato esclusivamente dalla Pulga Messi.

Nello specifico:

  • Messi: 7 (Argentina);
  • Ronaldo: 2 (Brasile);
  • Weah: 1 (Liberia);
  • Rivaldo: 1 (Brasile);
  • Ronaldinho: 1 (Brasile);
  • Kakà: 1 (Brasile).

La breve parentesi del Pallone d’Oro FIFA

Il Ballon d’Or non rappresenta tuttavia l’unico riconoscimento individuale a tema calcistico.

Nel 1991, parallelamente, nasce infatti anche il FIFA World Player of the Year, che, essendo organizzato dalla Federazione Internazionale del calcio e non da enti europei, si pone sin da subito come obbiettivo quello di attribuire al tutto connotati globali. Caratteristica e pregio resi palesi anche dal nome prescelto.

Due commemorazioni che, negli anni, passano dal dar vita ad una sorta di dualismo mediatico incentrato su quale fosse il più importante e prestigioso alla poi successiva e fisiologica unione, madre di un nuovo, unico, premio: il Pallone d’Oro FIFA.



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Una simbiosi nata grazie ad una serie di fattori. Innanzitutto il fatto che, dal 2005 al 2009, entrambi i riconoscimenti fossero stati assegnati agli stessi giocatori (Ronaldinho, Cannavaro, Kakà, Cristiano Ronaldo, Messi) e, non meno importante, per volontà della FIFA di volersi legare ad un evento seguitissimo e molto apprezzato dagli appassionati. Capace di ottenere un seguito maggiore rispetto al proprio.

Il sodalizio rimane però in vigore solamente per 5 anni, fino al 2015. Un ritorno alla versione tradizione che porta la FIFA a introdurre il The Best FIFA Men’s Player a partire dal 2016 e che, secondo la Gazzetta dello Sport dell’epoca affonda le proprie radici nella volontà dell’allora nuovo presidente Fifa Gianni Infantino. Reo di voler organizzare un premio assegnato interamente dall’organo calcistico, indipendente dai voti dei giornalisti.

Questa breve parentesi ha portato alla premiazione di:

  • Messi (2010, 2011, 2012, 2015);
  • Cristiano Ronaldo (2013, 2014).

L’albo d’oro all time dei plurivincitori

Preso atto di tutti i cambiamenti apportati nel corso degli anni e di quanto determinanti, iniziali, decisioni abbiano comportato l’esclusione di mostri sacri del gioco, in attesa della votazione del nuovo vincitore 2022, l’albo d’oro dei plurivincitori ha queste fattezze:

  1. Lionel Messi: 7;
  2. Cristiano Ronaldo: 5;
  3. Michel Platini: 3;
  4. Johan Cruijff: 3;
  5. Marco Van Basten: 3;
  6. Franz Beckenbauer: 2;
  7. Ronaldo: 2;
  8. Alfredo Di Stefano: 2;
  9. Kevin Keegan: 2;
  10. Karl-Heinz Rumenigge: 2.

Ad oggi nessun premio è riuscito ad attecchire e destare il fascino quanto il pallone d'oro. Un'assegnazione capace di dividere il calcio in epoche e talento e di fornire una cartolina perfetta di come l'Europa, il calcio e la vision internazionale siano cresciute negli anni. Senza perdere l'influenza francese  alimentata anche dalla recente incoronazione di Karim Benzema.



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