Generazione U.S. Città di Palermo

La sfida contro il Padova potrebbe riportare in auge una squadra che ha lasciato il segno nei primi 15 anni del nuovo millennio.

Nella sfida di questa sera contro il Padova, in quello che è lo spareggio per l’ultimo posto disponibile in Serie B, il Palermo si gioca più di una partita, più di una promozione, ma il ritorno nel calcio dei grandi dopo il fallimento del 2019 e la ripartenza dai dilettanti.

La mia generazione (quella nata nei ’90) ha scoperto e ammirato il Palermo di Maurizio Zamparini e lo ha eretto a simbolo di una provincia vincente e amabile.

Quello era molto più semplicemente il Palermo dei vari Luca Toni, Barzagli e Zaccardo prima, e dei Pastore, Cavani e Dybala poi.

Una luna park per gli amanti del calcio in generale, che tifano il proprio club di appartenenza ma spesso adorano perdersi in flirt estivi con squadre di provincia ma che in determinati cicli indovinano calciatori di culto e stagioni indimenticabili.

L'avvento della famiglia Mirri

È proprio il caso del Palermo di Maurizio Zamparini che però, come capita spesso nelle storie d’amore che trovano la propria forza e narrazione in picchi altalenanti, ha lasciato il club sulla strada del fallimento, costretto a ripartire dai dilettanti e con la volontà e la passione di Dario Mirri.

Un personaggio che è passato dall’essere abbonato e tifosissimo del Palermo, a presidente proprio come suo zio Enzo Barbera (figura a cui è, tanto per aumentare il peso delle responsabilità, intitolato lo stadio del Palermo).

Dario Mirri, imprenditore nel settore della pubblicità, ha da sempre avuto un’idea chiara di Palermo e del Palermo.

A Rivista 11 nel dicembre 2019 diceva che “prima che una squadra, a Palermo bisogna ricreare un’identità” perché per 30 anni di gestione Zamparini non c’è stata un’osmosi tra città e club.

Sull’identità, l’unione tra squadra e una delle città più grandi del Sud, Mirri ci ha lavorato da subito e ci sta lavorando anche in quelli che potrebbero essere gli ultimi giorni da presidente.

Di recente il Palermo ha acquistato il vecchio logo e il marchioU.S. Città di Palermo” (proprio quello con cui abbiamo ammirato e scelto nei videogiochi il club all’epoca di Zamparini).

La presidenza ha anche colto la palla al balzo dell’arrivo della Nazionale nello spareggio playoff Mondiale contro la Macedonia per riammodernare alcune aree dello stadio Renzo Barbera.

Mirri però ha anche le idee chiare sul modo in cui sostenere il club per le prossime stagioni che premettono il ritorno al grande calcio, ovvero la cessione ad un altro imprenditore perché campionati come la Serie C sono insostenibili a livello economico per un patron: […] dai diritti televisivi collettivi incassiamo come la Paganese o il Picerno. Non importa che rappresentiamo la quinta città d'Italia".

La storia del Palermo negli ultimi anni è stata caratterizzata dalla precarietà ed è stata praticamente questa: al termine del campionato di Serie B 2018-2019 la squadra viene esclusa dai playoff per una penalizzazione di 20 punti inflitta per illeciti amministrativi commessi dal 2014 al 2017 (gestione Zamparini).

Il 12 luglio 2019 il club viene estromesso dalla FIGC dalla categoria di appartenenza per inadempienze finanziarie.

La società è poi definitivamente dichiarata fallita tre mesi dopo, il 18 ottobre. Il 24 luglio il sindaco di Palermo Leoluca Orlando assegna il titolo sportivo della squadra rosanero alla Hera Hora S.r.l. degli imprenditori palermitani Dario Mirri e Antonino Di Piazza e viene iscritta nel campionato di Serie D

Da Zamparini a Mirri, passando per Baccaglini

Nel mezzo, dal 2017 in poi, la necessità di Zamparini di vendere l’intero pacchetto azionario, quasi mai completata con le garanzie necessarie per la legge italiana oltre che quelle merita una piazza come Palermo.

Zamparini ci ha provato prima con la cessione del club all'italoamericano Paul Baccaglini, presentato come “volto” del gruppo Integritas Capital.

La presidenza di quest’ultimo non si è mai concretizzata e così successivamente, nel 2018 Zamparini ci riprova vendendo ad un gruppo britannico: la Sport Capital Investments Ltd.

Un gruppo che nei mesi intercorsi come proprietari del Palermo non è mai riuscito a rispettare gli adempimenti economici oltre che gli stipendi e altri costi.

C’è stato anche un momento in cui le quote del 100% sono state cedute a Daniela De Angeli, storica segretario del compianto ex presidente che avrebbe guidato per un breve periodo il club con Rino Foschi nella figura di presidente.

Prima di arrivare ad un periodo in cui il Palermo ha potuto dire di aver avuto un ciclo di presidenza affidabile, ovvero il periodo attuale con Dario Mirri, c’è stato anche un breve trascorso con la società Sporting Network Srl e Alessandro Albanese presidente (ex Presidente di Confindustria Sicilia).

Dalla Serie B al City Football Group?

Oggi il Palermo si gioca l’opportunità di salire in Serie B davanti ad un Renzo Barbera tutto esaurito riempito dalla passione di più 30.000 persone.  

Non è un caso. Parliamo della quinta città più popolosa d’Italia e di una squadra e un tifo che avevano registrato in occasione della partita Palermo-Virtus Entella il record di ottava partita con più spettatori di questa stagione considerando i campionati di Serie A, Serie B e Serie C (32.467 spettatori).

In caso di promozione Mirri intensificherà la ricerca di una nuova proprietà per offrire maggiori garanzie ad una piazza enorme come quella rosanero.

O probabilmente fortificherà i contatti con le realtà che si sono già dette interessate e con le quali ci sono stati contatti sia a maggio e presumibilmente a giugno, ovvero il City Football Group che pare seriamente intenzionato all’acquisto del club.

Per Palermo sarebbe un ritorno ad ambizioni sportive in linea con i fasti dei primi anni 2000 e questa volta magari si getterebbero le basi per la perfetta coesione tra città e club.

La generazione U.S. Città di Palermo potrebbe non essere più solo un ricordo da esporre con orgoglio, ma un ritorno ad origini felici.  

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