Da Telepiù allo streaming: la lunga storia dei Diritti TV della Serie A

Quella che sta per iniziare sarà la trentesima stagione dalla prima assegnazione dei diritti audiovisivi a un emittente privata delle partite del nostro massimo campionato: quanti cambiamenti in appena tre decenni

La Serie A di calcio, in questi giorni, sta cercando la via migliore per assegnare i diritti tv del campionato per il triennio 2024-27. Una questione non semplice, con le emittenti interessate - Sky, Dazn e Mediaset - che sono ancora distanti dal soddisfare le richieste economiche dei club, che sperano di ricavare 900 milioni di euro da questa vendita.

Sembra una vita che il campionato viene trasmesso in maniera integrale in tv, ma in realtà la nascita dei diritti tv è ancora relativamente giovane (e costellata di cambiamenti): la prima assegnazione venne fatta per la stagione 1993-94.



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Le origini

A partire dalla fine degli anni ottanta, in Italia il tema dei diritti televisivi (in chiaro o criptati) era totalmente sconosciuto. Addirittura qualsiasi tv privata poteva riprendere le gare, senza nessuno che lo impedisse: se pensiamo ai regolamenti odierni, una follia. Il primo storico accordo fra la Lega Calcio e un privato arrivò nel 1993: Telepiù acquisì la possibilità di mandare in onda, in maniera criptata, una gara di Serie A (generalmente il posticipo delle 20:30). Questo accadeva nelle prime 28 giornate, con le restanti che invece si svolgevano in contemporanea e quindi senza copertura tv.

Il monopolio Telepiù

L’esperimento dei soli posticipi fu un antipasto della vera svolta, datata 1996. L’emittente, infatti, ottenne dalla Lega calcio il bando di trasmissione totale del campionato per il triennio 1996-99. È la prima volta che, in Italia, una tv privata ottiene in diritti tv in esclusiva.

I diritti soggettivi

Culminata l’esperienza monopolistica di Telepiù, per il quadriennio successivo si assistette invece all’inaugurazione dei diritti tv soggettivi, con la creazione di Stream TV. In pratica ogni squadra cedeva la possibilità di trasmettere le proprie gare giocate in casa, costringendo i tifosi ad abbonarsi sia a Telepiù, che è riuscita sempre a mantenere Juventus, Milan e Inter, che alla neonata Stream, che invece si assicurò Roma, Lazio, Fiorentina e Parma.

L’avvento di Sky

L’epoca dei diritti soggettivi terminò con l’arrivo in Italia di News Corporation, che fuse Stream e Telepiù dando vita a Sky Italia nel 2003. Il ritorno del monopolio, tuttavia, provocò un nuovo livellamento verso il basso del prezzo dei diritti, così che le società minori decisero di fondare Gioco Calcio, una sorta di canale di Lega che però ebbe poca fortuna. Entro la fine del 2004, dunque, i diritti tv dell’intera Serie A furono di proprietà di Sky Italia.



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Tre lustri di concorrenza

Nei successivi tre lustri, tuttavia, Sky si trovò sempre a dover competitor con le varie emittenti che hanno provato a strapparle i diritti tv. La più longeva fu Mediaset Premium che, nel gennaio del 2005, nacque e come lei vide la luce anche La7 Cartapiù.

Le leggi dell’Antitrust in materia di diritti tv e l’avvento in Italia del digitale terrestre, fecero sì che si delineasse un quadro con Sky a detenere la Serie A in maniera integrale sul satellite e Mediaset e Cartapiù a dividersi una porzione dei diritti terrestri, con cinque club a testa. Capitò, dunque, che in diverse occasioni alcune partite furono trasmesse su tre emittenti diverse.

Delle tre, l’unica pay-tv a chiudere presto i battenti fu Cartapiù, che cesso le attività nel 2009. Il suo posto in scena fu presto da Dahlia TV, che affiancò Mediaset nella trasmissione delle gare su digitale terrestre. Anche la ripartizione cambiò: Dahlia ottenne i diritti di 8 club, con Premium invece che salì a 12. E mentre quest’ultima incrementava le vendite, lo stesso non avvenne per la competitor, che dopo circa due anni entrò in liquidazione.

Per i successivi sette anni, dal 2011 al 2018, la Serie A venne divisa fra Sky, con l’esclusiva delle venti squadre sul satellite, e Mediaset Premium, che proseguì con le proprie 12 società, trasmettendo 324 incontri su 380 a stagione.

L’arrivo di Dazn

A cambiare completamente gli scenari, avvicinandoci ai nostri giorni, è stato lo sbarco in Italia di Perform Group, che acquisì tre match in esclusiva per il triennio 2018-21 e li trasmesse sulla piattaforma Dazn, con Sky che dopo quasi vent’anni si trovo a non aver più l’esclusiva assoluta della Serie A, bensì solo i diritti di sette partite a giornata.

Una situazione che si è invece invertita nel triennio successivo, con la Lega che concesse i diritti di dieci gare a Dazn, dando la co-esclusiva di tre di questi - ma mai di prima scelta - a Sky. Un cambio di media ma anche di medium: dalla Serie A integralmente su satellite a una Serie A integralmente visibile in streaming, per la prima volta nella storia.

Per i prossimi anni, ancora, nulla è stato definito: Sky e Dazn sono in corsa per i diritti pay, mentre la Lega potrebbe tornare alla gara in chiaro, con la rediviva Mediaset in trattativa, ormai un ricordo sbiadito nelle memorie degli italiani. La partita, tuttavia, è ben lontana dall’essere definita.



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