La Eredivisie ci sta insegnando come puntare sui giovani

Il massimo campionato dei Paesi Bassi è da sempre una mecca per la crescita dei giovani e per la programmazione tarata sulla linea verde. Ma come si raggiunge la qualità pur avendo un’età media del torneo di appena 24 anni?

Superata la delusione data dalla mancata partecipazione al Mondiale in Qatar, i fan italiani si apprestano a rivivere il tifo per gli Azzurri in occasione delle partite di qualificazione ad Euro 2024 contro Inghilterra e Malta.

Il primo step è sempre quello dato dall’analisi delle convocazioni scelte dal commissario tecnico di turno, dalla valutazione della presunta bontà delle stesse e da una buona dose di polemiche. Copione ed iter tipicamente locali, ma questa volta avvolti anche dalla sorpresa alla lettura del nome di Mateo Retegui, classe ’99 natio di San Bernardo nella provincia di Buenos Aires e militante nel Tigre in Argentina.

Notizia preannunciata nelle ultime settimane, ma comunque capace di spiazzare un po' tutti, complice soprattutto il fatto che l’attaccante non abbia mai messo piede nel nostro Paese e che di punto in bianco si ritrovi ad indossare la casacca con il colore dei Savoia.

Quanto basta per scomodare i più classici cliché triti e ritriti, fortemente inflazionati per parlare di calcio e, negli ultimi anni, armi perfette e molto ambite per puntare il dito contro la FIGC, tutto il movimento e il mancato refresh generazionale, quale anticamera della necessità di pescare all’estero i giocatori per la nostra Nazionale.

Tra questi, il più gettonato è quello dato dall’esaltare il progetto giovanile della Eredivisie, con il campionato dei Paesi Bassi a fungere da modello virtuoso per quanto riguarda la centralità della linea verde, decantando le differenze tra loro e noi.

Affermazioni e paragoni sicuramente sensati considerando che l’età media del torneo è di 24 anni contro i 26 abbondanti della Serie A, ma spesso mai davvero tarate sulla conoscenza del perché e per come gli Orange siano sempre così attenti a questa tematica.

Ora, quindi, il nostro obbiettivo è quello di svelare le caratteristiche intrinseche di questa programmazione giovanile, rendendola effettivamente un esempio e non più solo un paragone d’accusa.

L’AZ Alkmaar e l’analisi dei dati

Come appassionati italiani di questo sport, pensando alla Eredivisie le squadre che ci vengono in mente, quelle più conosciute e seguite sono sicuramente l’Ajax e il PSV.

Quasi mai pensiamo all’AZ Alkmaar, piazza che, in realtà, meriterebbe tutta la nostra attenzione, specie quando ammiriamo il talento giovanile della terra dei tulipani.

I Kaaskoppen possono infatti essere considerati come una versione locale dell’Atalanta, avendo fatto del problem solving e della programmazione il proprio punto di forza per riuscire a competere con realtà ben più quotate.

Ma come? Lavorando sui dati e sulle statistiche, attraverso un approccio scientifico al gioco in grado di aiutare i dirigenti del club a muoversi correttamente sul mercato nonostante le possibilità economiche ridotte, aggiungendosi al fitto elenco delle società promotrici del modello Moneyball insieme al Brentford e al Milan di Cardinale.

Affiancando a tutto questo, però, anche la costruzione nel 2016 dell’AFAS, nato come centro di allenamento, ma sfruttato anche per reclutare, proprio attraverso l’analisi dei numeri, giovani promesse da acquistare prima e far esordire in prima squadra poi.



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Complesso fortemente all’avanguardia per quanto incline anche alla realtà virtuale, sfruttata per ricreare situazioni di gioco e analizzare le prestazioni di promesse future, proprie o avversarie. Attuando una vera e propria profilazione dei giocatori, culminata con la scoperta e lo svezzamento calcistico di atleti come Owen Wijndal, venduto poi all’Ajax per 10 milioni.

Metodo che ha permesso di essere più attenti e meticolosi nelle scelte, permettendo alla Jong AZ, la squadra giovanile, di migliorare del 20% le proprie percentuali sul campo.

Talenti della primavera poi in grado di vestire la maglia dei “grandi” e di rendere l’Az Alkmaar un club capace di vincere due titoli nazionali dalla costruzione dell’AFAS (2017/18; 2020/21) e di essere la terza realtà, secondo Transfermarkt, con l’età media più bassa del campionato (23,4), dietro solo a Vitesse Arnhem (22,7) e Groningen (23).

Il progetto FUNdament del PSV

Seconda squadra con più campionati vinti (24) dietro solo all’irraggiungibile Ajax a quota 36 e prima tappa europea di Ronaldo il fenomeno. La storia del PSV Eindhoven parla davvero da sola, rendendo i Boeren, i “Contadini”, un colosso del calcio locale.

Una vera e propria istituzione capace di tenere il passo dei Lancieri inventori del calcio totale grazie, neanche a dirlo, ad una vision futura fortemente tarata sui giovani.

Attraverso attivazioni realizzate in questa direzione e tra le quali spicca il programma FUNdament, rivolto a giocatori giovanissimi e compresi tra i 10 e i 12 anni d’età. Per un progetto organizzato su ben 7 centri sportivi in tutta la regione ma anche nel vicino Belgio, quali Eindhoven, Helmond, Gilze, Nijmegan, Venlo, Sittard e Wilrijk Beerschot.

L’obbiettivo è chiaramente quello di mappare un’area molto ampia per setacciare e reclutare i migliori astri nascenti del Paese, superando il problema rappresentato dai soli 227mila abitanti della città.

Ognuno di questi sette poli d’analisi possiede circa 70 giocatori, osservati come possibili acquisti per la squadra Under 13 e per essere allenati e preparati al meglio prima di accedere all’accademia giovanile ufficiale del club.

Investimenti e attivazioni in cui il PSV crede fortemente, investendo ben 10% del proprio budget, pari a quasi 7,5 milioni di euro, per poter schierare una prima squadra costituita per il 50% da atleti home made.

Senza, al contempo, abbassare mai l’attenzione sulle occasioni verdi garantite dal mercato, come confermato dall’acquisto a parametro zero e dal PSG di Xavi Simons, prodotto del vivaio del Barcellona e dei parigini e ora pilastro della squadra con 13 reti messe a segno in 26 partite in Eredivisie, nonostante sia un classe 2003.

Le squadre giovanili

Se si analizza la seconda divisione del calcio neerlandese e si pone l’accento su quelle che sono le squadre partecipanti al torneo, si nota la presenza di realtà quali: Jong Ajax, Jong AZ Alkmaar, Jong PSV, Jong Utrecht.

Osservazione che non colpisce fin quando non si scopre che “jong” è la traduzione locale di “giovane” e che queste altro non sono che le compagini giovanili delle più grandi società del movimento Orange.

Un’idea a tutti gli effetti uguale alla bozza di progetto delle squadre Under 23 presentata in Italia e rispettata solo dalla Juventus, con la propria primavera, la Juventus Next Gen, a farsi le ossa in Lega Pro, fino a sfornare giocatori interessanti come Fabio Miretti, ora a tutti gli effetti uomo arruolabile da Massimiliano Allegri in Serie A.

Volontà trainata dalla consapevolezza che, così facendo, si velocizza nettamente la formazione dei giocatori giovani, strappandoli dalla comfort zone rappresentata da una competizione fra coetanei, per vedersela contro atleti fatti e finiti, più difficili da affrontare per esperienza e prestanza fisica e quindi miglior banco di prova per testare le reali qualità future dei ragazzi.

Ennesimo mattone per costruire le basi di una filosofia capace di regalare ai Paesi Bassi una continua speranza nel futuro per le sorti del campionato e della Nazionale. Una freschezza molto distante dal fatalismo instauratosi in Italia.



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