Da Pisilli a Beckham: quando i calciatori diventano imprenditori del calcio

Il calcio moderno richiede una visione a 360 gradi. Non basta più essere bravi con il pallone: serve sapere come gestire la propria immagine, come investire i guadagni e come costruire un’eredità

Niccolò Pisilli è un nome che, nell’ultimo anno, ha fatto parlare di sé non solo per le sue giocate sul prato dell’Olimpico. Fresco di rinnovo di contratto fino al 2029, il giovane centrocampista della Roma, classe 2004, ha ormai conquistato un posto stabile in prima squadra, macinando quasi 2.000 minuti tra Serie A e coppe in questa stagione. Ma il talento di Pisilli non si limita al rettangolo verde: a soli 20 anni, il giallorosso ha deciso di guardare oltre il calcio giocato, fondando la Np Sport e Image srl, una società che promette di rivoluzionare il suo approccio al mondo dello sport. Con il 90% delle quote in mano sua e il resto diviso tra fratello e genitori, Pisilli si lancia in un’avventura imprenditoriale che spazia dalla gestione dei diritti di immagine e commerciali alla consulenza di marketing sportivo, alla gestione social, fino all’organizzazione di eventi e alla formazione. Un segnale chiaro: il futuro del calcio non è solo nei piedi, ma anche nella testa.

E Pisilli non è un caso isolato. Negli ultimi anni, sempre più calciatori – in attività o ritirati – hanno scelto di indossare il doppio cappello di atleta e imprenditore, creando agenzie o società per gestire talenti, diritti commerciali o progetti legati al mondo del calcio. È una tendenza che racconta un’evoluzione: il calciatore moderno non si accontenta più di essere solo un interprete, ma vuole diventare regista del proprio destino e di quello altrui.

Marchisio, il Principino che guida i talenti

Prendiamo Claudio Marchisio, per esempio. L’ex “Principino” della Juventus, dopo una carriera costellata di trofei, ha deciso di restare nel mondo del calcio con un ruolo diverso. Nel marzo 2024, insieme al suo storico agente Alessandro Tocci, ha dato vita a Circum, un’agenzia di rappresentanza per calciatori. L’idea? Mettere a frutto l’esperienza maturata in oltre 15 anni di professionismo per accompagnare i giovani talenti verso il successo. Marchisio non si limita a fare da testimonial: è un mentore, un punto di riferimento per chi sogna di calcare i grandi palcoscenici. “Il calcio mi ha dato tanto, ora voglio restituirlo”, ha dichiarato in un’intervista recente. E i primi risultati non tardano ad arrivare.

Beckham, il pioniere che ha scritto il copione

Se Pisilli e Marchisio rappresentano il presente, David Beckham è stato il pioniere che ha tracciato la strada. Ritiratosi nel 2013, l’ex stella di Manchester United e Real Madrid ha trasformato il suo nome in un brand globale con DB Ventures. Più che un’agenzia tradizionale, la sua società è un impero che gestisce diritti di immagine, partnership commerciali e persino la proprietà dell’Inter Miami, club che ha riportato il calcio d’élite negli Stati Uniti. Beckham ha capito prima di molti altri che il pallone non è solo un gioco, ma un’industria. E lui, con il suo carisma e la sua visione, ne è diventato uno dei re.

ProProfiler, il sogno collettivo delle leggende

Non sempre, però, l’iniziativa è solitaria. Dennis Bergkamp, Dirk Kuyt, Henrik Larsson e Ronald Koeman – quattro leggende del calcio europeo – hanno unito le forze per creare ProProfiler, un’agenzia che punta a scoprire e valorizzare i talenti del futuro. Qui non si tratta solo di business: c’è una missione quasi romantica, quella di trasmettere il sapere di chi ha vissuto il calcio ai massimi livelli. Con sede nei Paesi Bassi, ProProfiler si distingue per un approccio olistico, che affianca alla gestione sportiva anche un’attenzione allo sviluppo personale dei giocatori. Un quartetto d’eccezione per un progetto che profuma di passione.

Mata e Piqué, visionari oltre il campo

E poi ci sono Juan Mata e Gerard Piqué, due spagnoli che hanno scelto strade diverse ma ugualmente innovative. Mata, con Common Goal, ha creato un movimento più che una semplice agenzia: un’organizzazione che collega calciatori e professionisti per finanziare progetti sociali attraverso il calcio. Non è una gestione diretta di carriere, ma un modo per sfruttare la propria influenza in modo creativo. Piqué, invece, con Kosmos Holding, ha alzato l’asticella: dalla rivoluzione della Coppa Davis alla produzione di contenuti sportivi come la Kings League, il suo impero è un esempio di come un calciatore possa pensare in grande. Ritiratosi nel 2022, l’ex Barcellona non ha smesso di segnare gol, ma ora lo fa negli uffici.

Un fenomeno in crescita

Cosa accomuna Pisilli, Marchisio, Beckham, Bergkamp e gli altri? La consapevolezza che il calcio moderno richiede una visione a 360 gradi. Non basta più essere bravi con il pallone: serve sapere come gestire la propria immagine, come investire i guadagni, come costruire un’eredità. Per i più giovani come Pisilli, è un modo per prepararsi al “dopo”; per i veterani come Beckham o Piqué, è l’occasione di restare protagonisti in un mondo che li ha resi icone.

Il caso di Pisilli, con la sua Np Sport e Image srl, è solo l’ultimo tassello di un puzzle sempre più ricco. A 20 anni, il romanista dimostra che il talento non ha età e che il futuro si costruisce passo dopo passo, dentro e fuori dal campo. Chissà quanti altri seguiranno il suo esempio. Una cosa è certa: il calcio non è più solo uno sport, ma un’arena dove i giocatori scrivono le regole del gioco. E, a quanto pare, lo fanno dannatamente bene.

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