Vincenzo Paparelli e il dramma del 28 ottobre 1979: quando la morte si presentò all'Olimpico senza invito

L'omicidio di Vincenzo Paparelli è un evento tragico e cruciale nella storia del calcio italiano

Morte Vincenzo Paparelli

Lo Stadio Olimpico di Roma subito dopo la tragedia di Vincenzo Paparelli (Foto AsRomaUltras)

Da qualche anno, quando arriva il 28 ottobre, sui social è tutto un rimbalzare di post e commenti su un evento politico datato oltre i 100 anni. Un evento che ha segnato, per sempre, la Storia dell'Italia: la Marcia su Roma. 

Ma, riflettendoci con attenzione, si tratta di un evento lontano, distante e che, verosimilmente, occupa fin troppo spazio tanto in chi lo ricorda e lo celebra quanto in chi lo contesta. 

La Storia ha parlato, la Storia ha giudicato. Molto meno, spazio, purtroppo, lo trova un altro evento accaduto di 28 ottobre. Un evento che, soprattutto per i nati nella Generazione dei Baby Boomers e nella Generazione X, i nati dal 1946 al 1980, resta impresso in modo indelebile nella memoria e nel senso comune.

Parliamo di quello che è accaduto il 28 ottobre del 1979 quando la morte si presentò allo Stadio Olimpico senza invito.

La morte di Vincenzo Paparelli

Quel giorno dalla Curva Sud dell'Olimpico, quella occupata dagli ultras Giallorossi, un tifoso della AS Roma, Giovanni Fiorillo, spara un razzo da segnalazione a media gittata che colpisce al volto il povero tifoso della Lazio Vincenzo Paparelli, uccidendolo praticamente sul colpo. Sua moglie, che era seduta accanto a lui, tentò invano di estrargli l'oggetto dal corpo e si ustionò una mano.

Vincenzo Paparelli, quel drammatico 28 ottobre, aveva appena 33 anni, era un giovane Uomo, un meccanico, tifoso appassionato della propria Lazio e per una partita di calcio perde la vita e, al tempo stesso, lascia vedova la giovane moglie e orfani i due piccoli figli. 

La morte di Paparelli segna un drammatico spartiacque nella Storia italiana, portando una consapevolezza diversa sulla crescente violenza negli stadi italiani. Un fenomeno che (vedi il dramma di Rieti), ancor oggi è drammaticamente attivo. Fu il primo caso di un tifoso ucciso all'interno di uno stadio italiano per mano di un altro tifoso.

Il dramma di Paparelli viene spesso citato come il giorno in cui finì l'età dell'innocenza nel calcio italiano. Il giorno in cui gli stadi smisero di essere visti unicamente come luoghi di svago, diventando sempre più teatro di paura e violenza. 

ll caso Paparelli, peraltro, accade nel momento più duro, più sanguinoso e più buio dei cosiddetti ‘Anni di Piombo’. Anni nei quali la violenza politica e l'estremismo si stavano infiltrando in modo sempre più massiccio nelle tifoserie organizzate, rendendo l'ambiente degli stadi particolarmente teso e pericoloso.

Le conseguenze legislative e sociali

Sebbene molte delle misure di sicurezza più severe siano state introdotte in Italia dopo la tragedia dell'Heysel del 1985 e l'omicidio di Antonio De Falchi nel 1989, il caso Paparelli diede il via a un primo, massiccio giro di vite.

Rafforzamento dei Controlli: L'omicidio portò a un immediato e drastico aumento dei controlli di sicurezza all'ingresso degli stadi e a una maggiore repressione del movimento ultras.

Caccia ai Materiali Pericolosi: Si intensificarono le perquisizioni per l'arsenale di oggetti pericolosi che veniva introdotto (come bastoni, spranghe, catene e, come dimostrato, i razzi nautici).

Nascita di Nuove Normative: Nel tempo, questa ondata di violenza contribuì a porre le basi per lo sviluppo di una legislazione specifica per la sicurezza negli stadi. 

Sebbene il famoso D.A.SPO. (Divieto di Accedere alle Manifestazioni Sportive) sia stato introdotto dalla Legge 401/1989 (in risposta ad altri episodi), la morte di Paparelli fu la scintilla iniziale che evidenziò la necessità di strumenti legali specifici per contrastare la violenza negli stadi

 

Le opere di Franco Battiato e Matteo Marani

Due particolari in chiusura. L'immenso Franco Battiato ha ricordato, in diverse occasioni, che una delle frasi simbolo della canzone Povera Patria, "ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali", nacque nella sua testa esattamente quel maledetto pomeriggio del 1979.

Per non tacere del bellissimo docufilm del Presidente della Lega Pro Matteo Marani, "Roma Violenta", che racconta in maniera mirabile clima, fatti e responsabilità  

Una cosa è certa. Nella mente di chi ha vissuto e compreso il dramma di quel 28 ottobre 1979 c'è da sempre e per sempre la consapevolezza che quando non si ricorda, quando si dimentica, quando si giustifica, quando si fanno cori ingiuriosi si uccide Vincenzo Paparelli una seconda volta. E per questo è necessario, obbligatorio, ricordarlo sempre con rispetto, commozione e consapevolezza.  
 


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