Skënderbeu, il club escluso dalle coppe europee per 10 anni

La società albanese, militante nella massima serie calcistica locale, è stata bandita per un decennio dalle competizioni UEFA a causa di una decisione della Corte Arbitrale dello Sport per un caso legato al calcioscommesse.

Solamente un lembo di Mare Adriatico e poche ore di viaggio da Bari distanziano Italia e Albania, eppure dei nostri “vicini” di casa sappiamo davvero poco dal punto di vista calcistico.

Nella maggior parte dei casi non conosciamo il massimo campionato, quali siano i migliori club, né il significato dei loro nomi e della loro storia, spesso indelebilmente legati al passato del Paese.

Pochi, infatti, hanno sentito parlare di Giorgio Castriota Scanderberg e della società che ha scelto il proprio nome in suo onore, il Klubi Sportiv Skënderbeu.

Decisamente non il modello più virtuoso di calcio di cui si possa parlare, ma per certi versi davvero interessante nella sua unicità. Sette campionati albanesi vinti, una Coppa nazionale e tre Supercoppe d’Albania nel palmares, ma soprattutto l’assurdo record rappresentato dal fatto di essere stato bandito dalle competizioni europee UEFA per la bellezza di 10 anni.

La storia del club e la condanna

Una di quelle notizie che non si sentono tutti giorni, nonostante il gioco sia ultimamente spesso oggetto di indagini e sanzioni e che affonda le proprie radici in un viscoso caso di calcioscommesse e combine, confermato dalla Corte Arbitrale dello Sport (CAS) e valevole il bando di addirittura una decade da tutti i tornei comunitari a partire dal 2018.

Ma, riavvolgendo il nastro, cosa rappresenta per l’Albania lo Skënderbeu? E quale è la sua storia?

Prima di entrare nello specifico di una condanna che, suo malgrado, ha attribuito notorietà alla piazza è lecito porsi queste domande, partendo direttamente dal nome della squadra e dalla sua derivazione storica.

Giorgio Castriota, denominato Scanderberg dai turchi, è stato posto al centro dei progetti societari del club della città di Coriza per essere l’eroe e il simbolo dell’indipendenza albanese dal dominio ottomano nel XV secolo, respingendo gli assalti per oltre vent’anni e conquistandosi così un ruolo fondamentale nella storia della Nazione dell’est Europa.

Un volto inconfondibile per qualsiasi abitante albanese, cappeggiante sulle banconote da 5000 Lek, la valuta locale, e punto fermo di un popolo da sempre fiero della propria appartenenza, talvolta dimostrata anche a livello calcistico da giocatori legati alla terra, ma residenti altrove come Xherdan Shaquiri e Granit Xhaka.

A tutti gli effetti, quindi, una connessione con il passato per provare ad essere grandi nel presente. Intento partito alla grande con il primo successo nazionale nel 1933, otto anni dopo la fondazione della squadra, e poi accasciatosi su quasi 80 anni di digiuno da vittorie.

Sino a raggiungere l’apice della propria storia vincendo 7 campionati in appena 10 anni a partire dalla stagione 2010/11.

Anzi, scusate, 6 campionati. Il successo del 2015-2016 è stato infatti revocato. La causa? Quel famoso scandalo calcioscommesse condannato dalla UEFA.

Lo scandalo calcioscommesse

La condanna del 2018 nei confronti dello Skënderbeu ha rappresentato un duro colpo non solo per la piazza, ma per l’intero movimento albanese.

Nonostante sia estremamente distante dal ben più ricco palmares delle squadre di Tirana (Klubi Tirana, Partizani e Dinamo), infatti, in quell’anno rappresentava per distacco la realtà più competitiva del Paese, raggiungendo anche una fase preliminare di Europa League non così scontata per le società militanti nella Kategoria Superiore, il massimo torneo locale.

Per una vicenda nata a seguito di una serie di indagini volte a fare chiarezza sul regolare svolgimento del campionato, finite poi col decretare il coinvolgimento dei “Lupi della neve” in attività illecite aventi come fine chiaro quello di sviare il risultato delle partite in proprio favore. La più classica delle combine di cui, purtroppo, abbiamo sentito parlare anche noi italiani in tante, troppe, occasioni.

Caso che ha coinvolto addirittura un ex ministro delle Finanze dell'Albania e il presidente del club, culminato con la condanna al pagamento di una multa salatissima di 1 milione di euro e, appunto, il bando per 10 anni dalle competizioni UEFA per truffa.

Addirittura 50 le partite possibilmente truccate e analizzate dagli inquirenti a partire dal 2011 sino al 2018 e attività capaci di toccare anche una partita di qualificazione alla Champions League contro i nordirlandesi del Crusaders, attorno alla quale era stato piazzato un insolito numero di scommesse circa possibili, rare, trame di gioco poi effettivamente verificatesi durante il match.



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Insomma, senza troppi giri di parole, una di quelle vicende che non si vorrebbero mai sentire, specie abbinate allo sport e al gioco che amiamo.

Per un divieto destinato a scrivere la storia del calcio e capace di superare anche gli 8 anni di squalifica comminati al club macedone Pobeda per casi analoghi a questo.



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