Inchieste, vincoli architettonici e un comitato di cittadini: la trattativa per il futuro di San Siro si complica, mettendo in stallo i piani di Inter e Milan
Photo by Marco Luzzani/Getty Images
Inter e Milan hanno concordato con il Comune di Milano un prezzo di circa 197 milioni di euro – stabilito dall'Agenzia delle Entrate – per l'acquisto dello stadio Meazza e delle aree circostanti. L'obiettivo è demolire l'impianto per costruirne uno nuovo, ritenendo l'attuale struttura obsoleta e non più idonea a ospitare grandi eventi internazionali.
L'accordo, che il sindaco Beppe Sala sperava di chiudere entro luglio 2025, è stato rallentato da problemi di varia natura. Tra questi, l'inchiesta urbanistica scoppiata quest'estate a Milano, che ha coinvolto figure apicali delle istituzioni milanesi, come l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, per presunti conflitti di interesse e speculazioni edilizie. Le indagini hanno toccato anche la gestione urbanistica dello stadio, aggiungendo un nuovo livello di complessità alla trattativa.
Parallelamente, un comitato di cittadini, il "Comitato Sì Meazza", si è opposto con forza alla vendita e alla demolizione dell'impianto. Guidato dal fondatore ed ex assessore Luigi Corbani, il comitato sostiene che l'operazione sia una mera speculazione immobiliare. A supporto di questa tesi, adduce il notevole indebitamento dei due club, che non consentirebbe un effettivo investimento in un nuovo stadio. Gli attivisti evidenziano anche gli alti costi e i danni ambientali che deriverebbero dalla demolizione, sostenendo che l'operazione non tutelerebbe l'interesse pubblico. Per questi motivi, il comitato ritiene che la decisione finale dovrebbe essere presa tramite referendum. La loro proposta è di preservare la struttura esistente con interventi di manutenzione ordinaria volti a realizzare uno spazio sportivo multifunzionale.
Per far valere le proprie ragioni, il Comitato ha presentato ricorso al TAR lombardo, chiedendo la sospensione della vendita e l'annullamento della delibera che approvava il bando pubblico.
Uno dei punti centrali del ricorso è legato alla tutela del vincolo architettonico e storico. La questione si basa su una disputa tecnica relativa alla data di decorrenza del vincolo sul secondo anello dello stadio. Il Comune sostiene che il vincolo decorra dal 10 novembre 1955 (data del collaudo provvisorio), mentre il Comitato ritiene che la data corretta sia gennaio 1955 (fine dei lavori).
L'anticipo della decorrenza del vincolo renderebbe la struttura inalienabile, rendendo di fatto impossibile venderla e abbatterla senza significative autorizzazioni e conseguenze legali. Un immobile pubblico, infatti, è soggetto al vincolo paesaggistico una volta superati i 70 anni dal suo completamento strutturale e architettonico.
A luglio, tuttavia, il TAR ha respinto la richiesta di sospensione della vendita avanzata dal Comitato, dando ragione al Comune, che sostiene che il vincolo decorra da novembre 2025. Una vicenda che si gioca in un lasso di tempo molto ristretto e che ha implicazioni legali e finanziarie decisive.
Recentemente, Luigi Corbani ha depositato un'integrazione formale al ricorso, sostenendo che, qualora l'impianto dovesse essere ricostruito, i costi non dovrebbero gravare sul Comune, ma sui concessionari, Inter e Milan, che hanno avuto l'impianto in gestione dal 2000 al 2030.
Corbani ha contestato l'argomentazione dell'"obsolescenza della struttura" avanzata dai club, sostenendo che non basta parlare genericamente di obsolescenza, ma è necessario verificare chi avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione. Come sottolineato anche dal quotidiano La Verità, San Siro continua a registrare record di pubblico, con dati di affluenza che smentiscono l'idea di un impianto "superato." Il contratto di concessione del 2000, infatti, prevede che i club paghino un canone annuo che include una parte destinata alla manutenzione straordinaria. Le spese ricadono quindi sui club stessi, che, insieme al Comune (per non aver vigilato correttamente), sarebbero i primi responsabili dell'obsolescenza.
Per queste ragioni, Corbani ha chiesto un'indagine del Consiglio comunale sui lavori autorizzati. In conclusione, il Comitato sostiene che ogni eventuale costo di demolizione e costruzione di un nuovo impianto dovrebbe essere a carico dei concessionari.
La vicenda si presenta come un intricato groviglio di interessi politici, economici, sociali e sportivi. L'unica certezza, per ora, è che a febbraio è prevista la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali, che avrà San Siro come sfondo.
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