Il calciatore italiano che non ha mai giocato in Italia

Quella di Stefano Napoleoni è stata davvero una carriera calcistica fuori dall’ordinario. Per 16 anni non è infatti mai riuscito a vestire la maglia di un club italiano, finendo col passare la vita all’estero.

Se sei un amante del calcio, questo sport ti accompagna da tutta la vita. Dall’album delle figurine Panini sfogliato talmente tanto al punto da diventare un prolungamento dell’arto, alla fondamentale scelta della squadra del cuore come valore imperituro per tutta la tua esistenza. Fino al sano feticismo verso le magliette vendute alle bancarelle, con il sogno un giorno di possedere quelle originali.

Un amore al tempo stesso maturo e puerile che, come tutte le cose, assume un’intensità ineguagliabile quando sei un bambino. Diventando parte di te e dando vita a sensazioni che finisci poi col ricercare costantemente, anche quando, di botto, ti ritrovi ad essere un adulto fatto e finito esposto alle responsabilità.

Finisci così col trarre soddisfazione dalla nostalgia, dal rimpiangere tutti gli atleti che ti hanno condotto a scegliere questi o quei colori e che hanno riempito la tua infanzia di entusiasmo.

La generazione di inizio anni ’90 pensa ai Javier Zanetti, Paolo Maldini, Francesco Totti e Alex Del Piero. Ma anche agli outsider Dario Hubner, Christian Riganò o i fratelli Filippini. Chi, invece, non può rientrare in questa categoria di calciatori passati ma mai dimenticati è Stefano Napoleoni.



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L’attaccante classe ’86 originario di Roma, infatti, nonostante sia un professionista dal 2006, non è mai riuscito ad indossare una casacca di qualche squadra italiana, militando così per 16 anni all’estero tra Polonia, Turchia e Grecia.

Una vera e propria rarità se si considera come sia davvero complesso ricordare qualche giocatore che, prima di lui, abbia rivestito lo stesso ruolo di apolide calcistico. Una veste che l’ha reso pressoché sconosciuto agli occhi dei tifosi italiani, nonostante in Grecia e Turchia si sia fatto un nome.

Da Tor di Quinto a Boniek

La storia di Stefano Napoleoni ha davvero dell’incredibile, avendo cominciato come tutti a dare i primi calci ad un pallone nelle periferie della propria città, Roma.

Esordi in un mondo adornato dal sogno di scalare le gerarchie del club, raggiungere la prima squadra e poi, chissà, approdare tra i professionisti. Provando ed emulare le gesta e i cucchiai dell’idolo Francesco Totti, con una forma mentis perfettamente conforme allo svezzamento ad opera dell’album Panini e scaturita poi nel tatuarsi il Colosseo sul costato.

Gli anni al Tor di Quinto, inoltre, ne evidenziano un talento notevole al punto da catturare l’attenzione di una vera icona nostalgica del nostro calcio: Zbigniew Boniek, ex fuoriclasse della Juventus, dell’amata As Roma, ma soprattutto del Widzew Łódź club polacco che, all’insaputa del diretto interessato, sarebbe poi diventato il pass per una vita all’estero.



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Zibì o, come amava chiamarlo Gianni Agnelli, “bello di notte”, riesce infatti a convincere Napoleoni a lasciare la capitale per approdare nella squadra di Łódź, città di 670 mila anime, distante anni luce da Roma e dalla Magica, ma la prima vera realtà professionistica a credere in lui. Passo che gli ha permesso, inoltre, di diventare il primo calciatore italiano a giocare in Polonia.

Grecia, Turchia e ritorno a casa

Impossibile dire di no all’opportunità di sbarcare tra i professionisti, specie se a proportelo è una leggenda della tua squadra del cuore e di quella in cui stai andando a giocare.

Tra anni in Polonia che gli valgono un pass per il Mondo o, per essere più precisi, per Grecia e Turchia, campionati distanti dalla fredda Łódź, ma ancor di più da Roma, club che non smetterà mai di tifare, ma dall’estero.

Levadeiakos, Atromītos, İstanbul Başakşehir, Göztepe e Ümraniyespor le piazze che ne hanno contraddistinto questo insolito ed irripetibile tour professionale impreziosito da 73 gol, ma da nessun trofeo.

Culminato, finalmente e all’età di 36 anni, nella possibilità di riabbracciare casa con addosso la casacca, questa volta italiana, del Roma City.



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