Come il fantacalcio è diventato commedia umana

Il fantasy game che di basa su ciò che succede in Serie A è diventato lo "sport" più praticato in Italia. 

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“Come stai?”.

“Bene, questa giornata ho vinto al Fantacalcio”.

Oppure, quasi ogni lunedì tra settembre e maggio, puntualmente la fatidica domanda: “Cosa hai fatto questa settimana al Fantacalcio?”.

Se non ti è mai capitato di vivere situazioni come queste, probabilmente fai parte di quel gruppo di persone appassionate di calcio ma che non giocano al Fantacalcio, una cerchia ormai diventata quasi una nicchia.

Nel 2015 sono state rilevate dall’Istat le cifre dei praticanti di sport nel nostro Paese.

Come è plausibile immaginare, a comandare i numeri sulle attività sportive praticate c’è il calcio con più di 4 milioni e mezzo di persone, gli sport acquatici con 4,2 milioni di praticanti, e poi, davanti a tutti, c’è un’attività che impegna più di 6 milioni di italiani: il fantacalcio.

Se è facile intuire i motivi per cui il fantacalcio non possa essere definito uno sport, è invece più complesso definire il livello di invasione e di impatto sulle nostre giornate di questo fantasy game praticamente diffusosi in Europa grazie ad un italiano.

Come il Fantacalcio ha influenzato socialmente la nostra vita

In un’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano”, Riccardo Albini aveva spiegato come il suo gioco fosse utile a tenere in auge alcuni legami che altrimenti si sarebbero opacizzati nel tempo:

Ci saranno sicuramente state alcune amicizie rotte per un giocatore rubato o un gol all’ultimo minuto, ma tante altre si tengono in piedi, magari a distanza, proprio grazie al Fantacalcio”. 

Mentre leggevate questo passaggio, molto probabilmente avete pensato proprio a quell’amico presente nel gruppo WhatsApp a cui qualche lunedì avete mandato degli sfottò, lo stesso con cui avete una chat privata praticamente vergine.

Il gioco del Fantacalcio è stato capace di creare nel corso degli ultimi 30 anni vere e proprie occasioni di interazione sociale, non solo da remoto o in forma online. Il giorno dell’asta del Fantacalcio, ad esempio, è tra i pochi rimasti immacolati, tra i più resilienti anche alle agende più restringenti.

Un posto per quel giorno lo trovi, anche perché lo calendarizzi molto prima.

Un solo giorno, una sola serata (che spesso si prolunga in una situazione paragonabile alle migliori edizioni della maratona Mentana) che può compromettere un intero anno.

Una squadra non è solo una anonima lista di nomi di calciatori professionisti. Dentro le nostre squadre del Fantacalcio riponiamo appartenenza, speranze, convinzioni da talent scout quali non siamo mai stati, fede calcistica ed empatia verso alcuni calciatori. Il risultato non poteva che essere uno dei fantasy game più giocati (e vissuti) del Paese.

Il Fantacalcio è speranza: se la mia squadra del cuore non dovesse vincere nessun titolo, magari potrebbe arrivare la vittoria in una delle tante leghe a cui partecipo. Le endorfine rilasciate al solo pensiero di uno di questi due eventi auspicati, probabilmente sarebbero liberate in egual misura.

Dal Fantacalcio possiamo anche intuire aspetti antropologici degni di un capitolo di un libro di Zygmunt Bauman.

Le cifre sborsate per alcuni giocatori in diverse stagioni infatti possono aiutare un neofita del calcio a comprendere la valenza che hanno avuto alcuni calciatori negli equilibri dei molteplici cicli calcistici; in un certo senso il Fantacalcio ha assunto la funzione di memoria storica del nostro calcio. 

Le origini del Fantacalcio in Italia

Quello appena descritto è anche il pensiero di Albini che ricorda come nell’asta della sua lega nel 1989, praticamente uno dei primi tornei di Fantacalcio in assoluto al mondo, Van Basten sia stato quello più richiesto e per il quale è stata sfondata la soglia mentale della tripla cifra (101 crediti), quasi un anno dopo un Europeo in cui l’olandese ha esibito quello che è stato forse il suo gol più bello in senso balistico.

Era l’era del Napoli di Maradona, calciatore non a caso più pagato di tutti nella prima storica lega creata in Italia da Albini e i suoi amici, nel 1988 nel bar “Goccia d’Oro”.

Tutto nasce indirettamente dalla passione di Albini per i fantasy game e dalla sua attitudine al gioco, dall’alto del suo ruolo di direttore della rivista “Videogiochi”. Proprio grazie a questo ruolo Albini si trovò a Chicago al Consumer Electronic Show, una fiera di settore dove acquistò una guida sul fantasy game della NFL. La guida scritta da Cliff Charpentier fece da ispirazione alla bozza di regolamento del Fantacalcio italiano praticamente due anni dopo, quando nella sala del Goccia d’Oro Albini, Alberto Rosetti (il socio), Diego Antonelli altri 5 amici si riunirono per la prima storica asta.

Di lì in poi Albini si vedrà configurare davanti agli occhi diversi sviluppi; prima la stampa della primissima guida “Serie A – Fantacalcio” edito da Edizioni Studio Vit:

Vennero stampate 10mila copie e ne vendemmo un quarto. A livello editoriale fu un bagno di sangue ma i numeri parlano chiaro: quell’anno circa 15mila persone divennero fantallenatori”.

Poi, l’accordo con Gazzetta dello Sport nel 1994 che assicurò alla rosea 70K squadre iscritte, mentre Albini e Rosetti se ne aspettavano circa diecimila. Un discreto successo insomma.

Nasceva così l’antenato di quello che oggi sulla rosea è il Fanta Magic e che col passare del tempo ha interessato sempre più realtà editoriale e non solo, diventando lo “sport” più praticato in Italia.

L’attività che più di tutte ci offre la parvenza di assomigliare a degli allenatori, il sogno nemmeno poi tanto nascosto di ogni calciofilo.

L’evoluzione del Fantacalcio negli ultimi anni

Ciò che il Fantacalcio è diventato nel corso degli anni fino ad oggi è noto.

Un vero e proprio business, più che oramai un semplice gioco. A dettare le regole, quelle della monetizzazione ma anche del gioco stesso in Italia è Quadronica, azienda con sede a Napoli che nel 2017 acquistò il marchio Fantacalcio dal Gruppo Editoriale GEDI (l’impresa detentrice di gran parte delle testate e realtà editoriali del Paese con a capo John Elkann per intenderci).

È nato così quello che oggi è l’app Leghe FC e il sito Fantacalcio.it (ex Fantagazzetta).

Una realtà che solo nel 2018, a meno di 3 anni dal lancio della prima applicazione ufficiale, contava quasi 5 milioni di download. All’interno della stessa app è stato reinventato un modo di fare brand placement grazie ad elementi come la maglia della propria squadra, fanatismi che sono stati presi in considerazione con l’aumentare del livello di immedesimazione dei giocatori definiti con un neologismo “fantallenatori”.

Nel 2019 al Social Football Summit, Nino Ragosta che è il founder nonché CEO di Quadronica, mi anticipava che un brand presente come sponsor all’interno di Leghe Fantagazzetta aveva deciso di presentare il nuovo logo all’interno del gioco. È lo stesso Ragosta che intervisteremo la prossima settimana per approfondire il tema, a ribadire come il Fantacalcio si sia trasformato in azienda e quindi business.

Il livello di immedesimazione e della fidelizzazione appena citata sopra, hanno aperto ai gestori del fantasy game un ulteriore possibilità di monetizzazione spesso abusata ma che non sempre garantisce successo: il merchandise.

Oggi è possibile ricreare fisicamente maglie, felpe e gadget con il nome, i colori e i loghi della propria squadra di Fantacalcio. Nulla di più fanatico e in un certo senso affascinante.

Nel circuito ufficiale che ruota attorno al marchio registrato di Fantacalcio, ha interesse ad esserci il grande brand così come l’azienda emergente ma che vuole fare grandi investimenti in advertising: un modo per intercettare il pubblico mainstream ma altamente fidelizzato, una condizione molto rara da riscontrare nel mondo degli investimenti digital.

Nell’ultimo anno a sugellare l’evoluzione dell’ultimo decennio è arrivata anche la notizia della collaborazione tra Fantacalcio e Lega Seria A, con il primo diventato il fantasy game ufficiale dello sport più seguito in Italia.

Quanto basta per capire che il Fantacalcio non è più solo un gioco, ma business e leva di attrazione verso il calcio per appassionati caldi e cluster di pubblico più freddi.

Gli effetti sulla salute mentale del Fantacalcio

Non è raro trovarsi a sbirciare lo schermo dello smartphone del vicino di posto in treno o bus, per poi scoprire un’attività di zapping quasi isterica, tra la scheda delle probabili formazioni e quella utile allo schieramento della propria squadra del Fantacalcio.

Quanto è snervante dimenticarsi del primo anticipo di Serie A non avendo inserito la formazione?

Tutto ciò ha una grande influenza nella nostra giornata, nel nostro umore a breve termine. Tutto quello che ruota emotivamente attorno al Fantacalcio causa traumi che possono addirittura sfociare in un aggravamento della salute mentale. E no, non si tratta di una battuta uscita male o partorita dall’avversario di lega che vi ha appena battuto per mezzo punto, ma di un dato preciso emerso da una ricerca condotta dalla Nottingham Trent University

La totale mancanza di controllo sui risultati settimanali e il coinvolgimento emotivo verso l’esito di una partita può causare nella peggiore delle ipotesi un “deficit funzionale” maggiore rispetto al rischio che si corre con i videogiochi, come la modalità FUT di Fifa, anch’essa imputata in passato per le stesse problematiche.

Come è il Fantacalcio all’estero

Probabilmente ve lo sarete chiesto o lo avrete sentito chiedere: “Ma all’estero fanno il Fantacalcio?”.

Se è vero che l’importazione dall’America e l’attuale commercializzazione del gioco del Fantacalcio è di matrice italiana, è anche vero che questo fantasy game, con regole diverse, è molto praticato anche all’estero, in particolare in Inghilterra dove è associato ovviamente al campionato della Premier League.

Il Fantasy Premier League è giocato da circa 6 milioni di persone, una cifra praticamente uguale a quella italiana, con la discriminante che il seguito della Premier è di gran lunga maggiore anche grazie all’universalità di lingua del torneo. Le regole differiscono in buona parte dal modello italiano: in generale, in Inghilterra viene premiato il minutaggio dei calciatori quasi a voler premiare le scelte dei fantallenatori in fase di asta e di schieramento delle formazioni.

Il Fantasy Premier League è organizzato dalla lega inglese ed è quindi stato associato ufficialmente alla Premier molto prima che il Fantacalcio italiano raggiungesse lo stesso status raggiunto con la Serie A. Si può trovare infatti la pagina ufficiale del gioco qui, ma soprattutto i gruppi di community Facebook in cui gente da tutto il mondo discute dei risultati ma spesso anche di calcio giocato tra un meme e l’altro. Un altro vantaggio di questo gioco è proprio quello di non essere recintabile da barriere linguistiche o territoriali.

Esiste addirittura un fantacalcio svizzero, anch’esso molto differente nel regolamento da quello italiano. Così come c’è il fantacalcio ufficiale della UEFA Champions League e dell’Europa League.

Se provate a digitare su Google le parole “Fantacalcio Serie A” troverete un’innumerevole mole di risultati.

Libri che consigliano come sopravvivere all’asta scritti persino da giornalisti autorevoli, almanacchi del passato, testimonianze assurde di fantallenatori, articoli sull’ultima risposta ironica di un calciatore su Instagram all’ennesima persona che gli chiedeva di segnare per migliorare il proprio rendimento al Fantacalcio.

Un’odissea di contenuti, di buzz e un vero e proprio business. In Italia il Fantacalcio è una cosa seria, l’unica capace di convertire l’emotività esasperata della fede calcistica in opportunismo.

Perché tutti almeno una volta abbiamo esultato ad un gol di un “nostro” attaccante schierato in formazione contro la nostra squadra del cuore.   

 



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