Social e calcio: l'incredibile storia dell'Hashtag United

Un progetto nato su Youtube ed in poco tempo, traslato dal desktop al rettangolo verde che certifica come a volte il web può superare la realtà e le dinamiche classiche del calcio.

Fino ad oggi abbiamo raccontato storie di club caratterizzate da senso di appartenenza mescolato al marketing che il calcio moderno “impone”, identità ed innovazione. Società e squadre che sono entrate, per un motivo o per un altro, nella storia del calcio passata, presente ed anche futura. In molte, con il filone e lo sviluppo del mondo esports, sono passate dal reale al virtuale. In questo caso il percorso è al contrario, anche se sembra strano è così. Dall’online all’offline, raccontiamo la galassia dell’Hashtag United. Una storia che non potevamo “evitare”, proprio noi di Social Media Soccer, che ogni giorno analizziamo questo settore in continua evoluzione.

Si parla di calcio e social, o meglio, di social e calcio. Un percorso non convenzionale realizzato in questi ultimi anni dall’ Hashtag United, un progetto nato su Youtube ed in poco tempo, traslato dal desktop al rettangolo verde.

Un’idea nata su Youtube

Il tutto nasce quasi per scherzo, per gioco, dall’intuizione di Spencer Owen, noto youtuber, che decide di creare una squadra in fretta ed in furia con gli amici di sempre e qualche collega, mandando le partite online sul proprio canale. È il 2013 e lo Spencer FC, questo il nome iniziale della squadra, muove i primi passi, dà i primi calci ad un pallone vero, di cuoio. Calcio amatoriale, praticamente il calcetto che si gioca tra amici, poca tecnica e tanto divertimento. Ciò che nasce come hobby, però, si trasforma in un fenomeno social, grazie appunto a Youtube, dove le partite riscuotono sempre maggiore successo. Crescono gli iscritti al canale, aumentano le visualizzazioni e si concretizza l’idea di formare una vera e propria Società.

È il 2016, l’annus domini, l’anno della fondazione ufficiale dell’Hashtag United Football Club.

Una strada alternativa, contraria, quanto di successo. I numeri, sin da subito, parlano chiaro. Nel settembre dello stesso anno il profilo Instagram del team contava oltre 100 mila follower, l’account Twitter 41.000 “seguitori” ed un video in particolare caricato sul canale Youtube ufficiale superava il milione di visualizzazioni.

La questione paradossale è che all’inzio l’Hashtag United ha giocato solo ed esclusivamente partite di esibizione di calcio a 5, calcio a 7, per poi arrivare al calcio ad undici, in pratica nel momento in cui i componenti della squadra, tutti amatori, iniziavano a reggere l’impegno e le dimensioni del campo. Partite amichevoli, match di beneficenza ed anche una gara contro una selezione delle leggende del Manchester City.

La visione di Spencer Owen

È la storia di una squadra di amici e, perciò, l’unico obiettivo era ed è quello del divertimento. Ma intorno a tutto ciò la fanbase cresce, aumenta e si interessa. Queste le parole di Spencer Owen, co-fondatore in realtà con il fratello Seb, del progetto: “Ho iniziato a realizzare video comici su YouTube, li ho caricati sul mio canale e così è iniziato tutto o meglio esploso. Il calcio è sempre stata una mia passione ma mai avrei pensato di poter creare tutto ciò”. Quasi per gioco, ma in realtà Owen non era proprio a digiuno. In passato infatti ha gestito gli account social dell’ex calciatore del City e della Nazionale belga Vincent Kompany, poi ha collaborato come content creator per Copa90, sino a dedicarsi anima e corpo al proprio canale. 

C’è stato un momento nel quale, il successo social dell’Hashtag United era talmente forte che il club decise di non comunicare data, orario e campo delle proprie partite per evitare che migliaia di fan si riversassero in improbabili stadi di periferia, creando problemi di ordine pubblico. Un fenomeno talmente virale che ha spinto il calciatore del Chelsea Cèsar Azpilicueta ad investire nell’Hashtag United diventandone co-proprietario circa tre anni fa.

Dall’online all’offline, dai social al campo sino alla Football Association nella stagione 2018/2019, data che ha segnato l’esordio nel “calcio vero” del club che è partito dalla Division One della Spartan Midlands League, prima di essere trasferito nella Eastern Counties League, ovvero la nona divisione del football inglese. Oggi il Club fa parte della Isthmian League North Division e gioca nella Essex Senior Football League. Informazioni di servizio che in questo caso contano poco.

È sicuramente più interessante sapere che nel tempo l’Hashtag United Football Club si è dotato di una squadra riserve, di un settore giovanile (Hashtag United Academy) e che nel 2020 ha creato finalmente l’Hashtag United Women, colorando di rosa le loro maglie giallo-blu. Dimenticavamo, ovviamente hanno un super team esports, punta di diamante del progetto calcistico del club.

Un esperimento social

In molti, in maniera positiva ed in alcuni casi dispregiativa, lo hanno definito come un esperimento di marketing applicato al calcio. Noi, schierandoci dalla parte di chi lo definisce così nell’accezione più positiva del concetto, ne apprezziamo l’intuizione, la passione e la fanbase social: 12.233 fan su Facebook, 488.000 follower su Instagram, 222.278 su Twitter, 572.000 iscritti su Youtube, 44.615 su Twitch. Quanti club di massima serie possono sfoggiare questi numeri? Se togliamo i top club internazionali, chi rimane? Negli anni, le maglie ufficiali, sono state griffate Umbro, Adidas e oggi Hummel, per il semplice fatto che per aziende di sportswear un bacino d’utenza del genere, un pubblico così giovane, non può essere che ideale per promuovere e vendere i propri prodotti. Inoltre la forza mediatica della squadra è stata certificata anche dalla partnership come main sponsor di Football Manager, lo storico gioco di calcio manageriale.

Questo è ciò che ci ha colpito dell’Hashtag United. Questo era quello che volevamo sottolineare e condividere con voi. Un esperimento social, non sociale, che ha avuto un grandissimo riscontro anche all’estero. Si calcola che almeno il 40% dei fan dell’Hashtag United Football Club provenga da Paesi lontani dall’Inghilterra e testimonia la potenza del web, così come ha confermato tempo fa lo stesso Owen in una intervista: “Siamo nati su internet, i nostri fan non sono cresciuti guardandoci mentre giocavamo lungo la strada, ma si sono appassionati ed affezionati a noi guardandoci sui loro telefoni, ipad, sugli schermi dei loro computer. La nostra è un'idea diversa ma ad oggi vincente!”.

Parliamo, per una volta, di follower che si trasformano in tifosi, non il contrario. L’Hashtag United ha saputo valorizzare l’idea virtuale tramutandola in reale. Il caso del calciatore Scott Pollock è emblematico: selezionato grazie al contest Hashtag United Academy ha poi firmato con il Northampton Town, in League Two, grazie ad una borsa di studio di due anni.  

Da Buena Vista Social Club ad Hashtag United Social Club. Questo potrebbe essere il nome perfetto per una docu-serie sul club della città di Pitsea, nell’Essex. La prova comprovata che a volte il web può superare la realtà e le dinamiche classiche del calcio. La storia dell’ Hashtag United non parte dalle strade, dalle periferie e dai sobborghi di qualche metropoli. Non vogliamo rovinare l’appetito e l’umore a nessun romantico del calcio. Vogliamo semplicemente ricordare che esistono delle eccezioni, che il calcio sta evolvendo e che questo club può essere un esempio da seguire, un modello di riferimento tra pallone, fantacalcio, social e gaming.

Credit photo: twitter.com/hashtagutd

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