Perchè Chiara Ferragni ha indossato la maglia del Borussia Dortmund?

La nota influencer ha sfoggiato un outfit che aveva come protagonista la jersey del club tedesco: ormai non si possono più chiamare solo divise da calcio

Alzi la mano chi si è stupito di vedere la maglia gialla del Borussia Dortmund addosso a Chiara Ferragni. Qualcuno ha probabilmente controllato bene, pensando forse a un fotomontaggio.

E, invece, l’imprenditrice digitale sfoggiava davvero una maglia del BVB, con parecchi fan straniti da questo particolarissimo e inaspettato crossover. In realtà è una logica conseguenza di anni di lavoro da parte dei responsabili del marketing dei club e delle aziende che producono materiale sportivo.



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Negli ultimi tempi è sempre più frequente vedere giovani e non girare con le maglie da calcio. Non per andare al calcetto del giovedì, ma all’aperitivo del venerdì se non alla discoteca del sabato sera. C’è stata un’evidente mutazione nel modo di intendere le jersey.

Il Bloke Core

La tendenza in questione è stata definita dai più giovani come Bloke Core, ovvero la decisione di comporre il proprio look con maglia da calcio, jeans bootcut e scarpe sportive. Non è la prima volta che personaggi noti, spesso donne, la seguono: la stessa Ferragni in passato è stata vista con la maglia della Nazionale o Emily Ratajkowki con quella del Napoli.

I club le vogliono affermare sempre più come capo d’abbigliamento che trascenda lo sport, con un conseguente aumento per la visibilità del marchio. Non si tratta più di fare “solo” calcio, di rivolgersi a quella che definiremmo nicchia ma che nicchia non è; si tratta di disegnare capi d’abbigliamento, adatti tanto a vestire i calciatori quanto un ragazzo o una ragazza che decidono di andare a fare un giro in centro città.

La differenza è sostanziale e si sublima anche nell’aumento, che definiamo eccessivo, del costo d’acquisto di queste divise: anni fa si attestava sui 70-80 euro, oggi la media è lanciata verso i 100 euro a maglia, euro più, euro meno.



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Lo switch sarà sempre più forte. Se già il mercato e il design delle maglie sembrano proprio andare in una direzione molto più legata al consumo più urban che sport, nei prossimi anni l’impressione è che tale trend possa amplificarsi e, perché no, arrivare anche a vette più importanti.

Anche il ruolo delle azienda sta cambiando: dalla figura di sponsor tecnico ci si sta evolvendo sempre più verso quella di vero e proprio brand. Nike, adidas, Puma, per citare le tre più importanti al mondo, fanno tendenza lì dove Gucci e Prada non possono: il campo da calcio.

Il rovescio della medaglia, per certi versi, è paradossale, perchè è sempre meno frequente trovare qualcuno che, nelle partitelle amatoriali, decida di indossare un capo, diciamolo pure, così costoso. Si può strappare, si può rovinare, può perdere quell’aura di perfezione che vorremmo conservasse in perpetuo.

L’inversione, quindi, appare Chiara, di nome e di fatto.



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