Come stanno cambiando i loghi nel calcio moderno

Ridisegnati, ripensati o, semplicemente, rinfrescati. Stiamo parlando dei cambiamenti legati ai loghi - o stemmi - del mondo del calcio. Ammodernamento rispettando la tradizione, design innovativi e cambi obbligati, ecco come cambiano il loghi nel mondo del calcio.

Sono il simbolo della fede dei tifosi, ma oggi sempre più legati all’ambito del marketing, sempre più importante per le società di ogni parte del globo. Stiamo parlando dei loghi delle squadre di club.

Si sta modificando, infatti, il modo di intendere il logo, sia a livello visivo, sia a livello concettuale.

Inter e Juventus, per citare due casi esempio, hanno cambiato negli ultimi anni, ma non sono assolutamente le uniche.

Tante società, infatti, hanno scelto di modificare il proprio stemma, sia in Italia che all’estero. Ma cosa spinge i club ad apportare variazioni? Per rispondere alla domanda, analizzeremo le tre modalità principali con cui
alcune squadre hanno rinnovato il proprio simbolo.

Ripensamento concettuale

Molto spesso i club decidono di dare un taglio netto al passato. Si vuole innovare in maniera radicale, regalare originalità lì dove sembra si sia posata una patina di antichità, spesso stravolgendo il concept stilistico stesso.

Uno dei casi più esemplificativi nel mondo del calcio è, probabilmente, quello della Juventus.

"Il 1 luglio 2017 sarà senza dubbio ricordato come una data fondamentale, nella storia della Juventus. Da oggi il Club cambia ufficialmente pelle, proiettandosi nel futuro con una nuova identità visiva, simbolo di un brand e di uno stile totalmente rinnovati".

I bianconeri, oltre un lustro fa, furono protagonisti di una svolta decisa, marcata, forse senza eguali in Italia e in Europa. La società torinese annunciò il nuovo stemma nel gennaio del 2017, concretizzando l’epocale passaggio solo nel mese di luglio, coincidente con l’apertura della nuova stagione sportiva. Un cambio, come detto, epocale: da un canonico scudo, seppur lievemente variato negli anni, a un monogramma. La J di Juventus acquista centralità. L’essenzialità, la facilità di riproduzione, la modernità fagocitano il nuovo corso stilistico bianconero, non fra poche proteste, perlomeno inizialmente, da parte dei tifosi.

È evidente come i bianconeri abbiano ispirato diversi cambiamenti, in Italia e in Europa. Basti pensare a Venezia ed Hellas Verona. Le due società venete hanno intrapreso una via simile a quella juventina nell’attuare il cambiamento, sposando la direttiva di centralizzare la propria lettera
principe: la V.

Le due modalità, tuttavia, hanno ambizioni differenti, pur essendo indiscutibilmente simili nello stile e nei particolari, come nell’idea di inglobare nella V il proprio animale sociale (il leone e i mastini). Sicuramente alla base c’è l’idea di snellire e semplificare il proprio brand, ma mentre il Verona lo ha fatto mantenendo una direzione comunque sportiva, non si può dire lo stesso del club arancioneroverde. Da anni, ormai, il Venezia è forse fra i club al mondo più orientato alla moda e allo sportswear. Sempre in Serie B chi ha ambiziosamente stravolto il proprio logo, in estate, è stato il neopromosso Modena.

Da un ovale diviso a metà fra giallo e blu, gli emiliani sono passati a un canarino, accompagnato dalla denominazione societaria. Anche qui ci troviamo in una situazione che strizza fortemente l’occhio all’ambito dello sportswear, come dimostrato anche dall’assenza del lettering Modena FC 1912 sulle maglie utilizzate in campo da Falcinelli e compagni. Il ruolo di un canarino, infatti, ben si inter-scambia fra il simbolo di una squadra di calcio e un elemento capace di impreziosire un capo d’abbigliamento.

Juventus, Venezia, Hellas Verona e Modena sono degli esempi di stravolgimento, di fortissimo distacco dal passato. I fini, come abbiamo visto, sono diversi, pur andando tutte le soluzioni nell’ottica di regalare un’avanguardista modernità al branding societario.

Ammodernamento, ma con tradizione

C’è, poi, chi ha attuato il cambiamento con meno audacia. Capendo sì l’importanza di un vestito - e un marchio - nuovo ma senza destrutturare troppo la propria natura grafica, stilistica e visiva. È il caso, su tutti, di Inter e Fiorentina, in Italia, oppure di PSG, Aston Villa e West Ham all’estero.

I nerazzurri, nel 2021, hanno indubbiamente tratto spunto dalla Juventus, soprattutto nell’ambito di donare importanza alla componente letterale del logo. Rispetto ai piemontesi, tuttavia, i meneghini hanno scelto di mantenere alcuni tratti del passato, a partire dalla forma del proprio simbolo: circolare. I ed M trovano posto nel nuovo marchio dei meneghini, il cui blu assume una tonalità forte e accattivante. La campagna di lancio, poi, trae spunto da I ed M: I M MILANO. L’Inter cambia, volge il suo sguardo alla modernità, pur mantenendo le proprie radici territoriali.

Idem, un anno dopo, ha fatto la Fiorentina. L’intenzione è quella di rivestirsi di un viola moderno, acceso, smagliante. Il rombo allungato diventa più armonico, non sparisce l’iconico giglio - che però diventa più geometrico - ma l’acronimo ACF. Anche i toscani vogliono rendersi facilmente riconoscibili pur tuffandosi in un mondo visivamente più accattivante e in linea con le tendenze attuali.

Il rispetto della tradizione, come per l’Inter, risiede nel mantenimento della figura del giglio oltre che nella
modalità con cui la società viola svelò il cambiamento, tralasciando indizi nei principali luoghi d’interesse di
Firenze.

Andando all’estero, sono simili le parabole stilistiche seguite da Paris Saint-Germain, West Ham
e, molto recentemente, Aston Villa.

Sia i parigini che i londinesi, infatti, hanno cambiato negli ultimi hanno. Variazioni, ricerca di linee più morbide e di risalto all’identità. A Parigi hanno puntato molto sul nome della capitale francese a scapito dell’acronimo PSG. È per questo che il lettering Paris ha acquisito molta più importanza visiva, per dar forza al legame fra brand sportivo e città.

In quest’ottica, allo scopo di far risaltare la Tour Eiffel, è sparita la culla di Luigi XIV, ma non il giglio dorato, simbolo della città di Santi-Germain. Il West Ham, invece, ha salutato lo storico castello, presente nello stemma sin dal 1964 (ad eccezione del periodo fra il 1983 e il 1987). A prendersi tutta la scena gli iconici martelli, che danno il soprannome alla formazione dell’ovest di Londra, denominata the Hammers.

Infine analizziamo il cambiamento dell’Aston Villa, che diventerà effettivo nella prossima stagione. Il club di Birmingham ha chiesto ai tifosi di scegliere il proprio nuovo crest. I fan blue&clarets hanno avuto due opzioni, con la forma del nuovo logo a far da discriminante principale. Alla fine, a vincere col 77% delle preferenze, è stata la versione che proponeva una sagoma circolare, estremamente vicina allo stemma utilizzato negli anni ottanta e novanta dalla società inglese.

Quella di dar voce ai tifosi, comunque, resta una delle tendenze più in voga fra i club che decidono di operare cambiamenti, anche per attutire, in un certo senso, la possibilità che i fan, solitamente poco inclini al cambiamento, si ribellino.

Per concludere, infine, l'analisi di quelle società che variano sì, ma nel rispetto di una certa tradizione stilistica va poi inserito il Brescia. Quello delle rondinelle, tuttavia, nel 2017 è stato un cambio obbligato, capace di produrre un risultato abbastanza apprezzato dalla tifoseria biancoblù.

Il club lombardo, infatti, nel 2017 perse la disponibilità del proprio emblema per una complessa questione giuridico-finanziaria. Il Brescia, per qualche tempo, utilizzò il solo leone come simbolo, anche sulle maglie da gioco nella stagione 2017-2018. Nel novembre di quell’anno, tuttavia, il club si dotò di un nuovo marchio, che consiste nella testa del leone stilizzata e colorata di bianco e blu, tagliata solo dallo scaglione rovesciato. Sopra la testa del leone campeggia la sigla BSFC, abbreviazione di Brescia Football Club di colore oro.

Inter, Fiorentina, Paris Saint-Germain, West-Ham, Aston Villa e Brescia: cambiamento, sì, ma senza voltare le spalle alla propria storia grafica.

 Refresh

Infine, in un climax discendente, prendiamo in analisi quelli club che hanno solamente voluto rinfrescare il proprio marchio.

Cambiamenti minimi, che passano semplicemente attraverso il ravvivamento delle palette dei colori, o piccoli particolari resi più moderni e funzionali. Parliamo del Genoa, del River Plate, del Real Betis, dell’Atalanta e del Porto.

I liguri, nell’estate della retrocessione, hanno ravvivato il proprio grifone, alleggerendolo e rendendolo più moderno. Scelta molto simile operata dal club argentino, che ha eliminato le linee interne del proprio iconico stemma, contraddistinto dall’iconica banda diagonale e dall’acronimo CARP (Club Atletico River Plate).

L’Atalanta, forse, nel 2020 cambiò anche troppo impercettibilmente la tonalità di azzurro, mentre il Betis ha asciugato il lettering del proprio particolare marchio. Leggermente più importante le variazioni portate dal mutamento del 2017 del logo del Porto, arricchitosi di un’ombreggiatura che dona un effetto quasi tridimensionali allo stemma dei lusitani.

Cambi obbligati

Diamo, infine, uno sguardo ai cambiamenti obbligati, quelli che solitamente fanno più male ai tifosi. Quelli legati ai fallimenti dei club, a cui in Italia spesso abbiamo assistito negli ultimi anni.

Basti pensare a quanto successo a Palermo, quattro anni fa, e Catania, nello scorso aprile. Le due storiche
formazioni siciliane hanno dovuto abbandonare, oltre alla propria categoria, alle proprie denominazioni sociali e ai propri iconici stemmi.

E se molte società, Reggina, Foggia e Avellino per citarne alcune, erano riuscite a riprendere possesso del proprio storico simbolo, rosanero e rossazzurri hanno optato per fare del vuoto un punto di forza, sfornando marchi moderni nel segno della tradizione, contraddistinti da una ben definita identità visiva.



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