5 lezioni dal miglior Social Media Manager del 2018

Foto dal profilo Instagram di Mario Balotelli.

Il Social Media Manager come lo conosciamo oggi, abbina conoscenze di comunicazione (tradizionale e digitale ovviamente), marketing e advertising, conoscenza delle leve psicologiche del copywriting e intuizione dei trend.

Perlomeno questa definizione “scolastica” è quella che troveremo per la maggiore nei manuali di social media marketing.

Ciò che sorprende, è che il miglior Social Media Manager del 2018 non ha avuto modo di sviluppare tutte queste conoscenze.

Condizione che non ha permesso a quest’ultimo di raggiungere quasi 10 milioni di fan su Facebook e 8 su Instagram.

Mario Balotelli, il miglior SMM per quanto riguarda il calcio, è genio, meme di se stesso, personal branding coerente ai suoi standard e comunicazione sociale. Con interazioni che farebbero invidia ai club più blasonati d’Europa.

Per intenderci, i profili IG di Roma e Inter insieme, non arrivano al numero di fan di Balotelli.

Risultati raggiunti da un machiavellico 50% di fama maturata grazie allo status di calciatore, che tra le cose ha indossato maglie di grandi club.

L’elemento che ci fa sorridere è che il restante 50% è frutto della bravura di Mario Balotelli ad aver creato sui social un personaggio completamente coerente alla trasposizione del calciatore in campo.

Analizzando l’autogestione di Balotelli, emergono interessanti discussioni di comunicazione applicata ai social network.

Prepariamoci, perché in questo focus leggermente fuori dalle righe rispetto ai nostri articoli precedenti, andremo a lezione di social media marketing da Mario Balotelli.

Super Mario ha tutto quello che si consiglia ad una gestione di un brand sui social media: comunicazione genuina e autentica, coerenza, tone of voice indirizzato alla costruzione di interazioni e creazione di community e behind the scenes.

A confermare poi l’autogestione dei social, è stato un collega che qualche mese fa mi confessò della gelosia di Balotelli verso il suo profilo Instagram. “Perché dovrei darti le pass di Instagram? Quello lo posso usare solo io, al massimo Facebook che ogni tanto lo gestiscono altri o per cose di sponsor”.

Un concetto che potrebbe dare un insegnamento, e aprire la discussione di quanto i social network siano parte integrante della vita di un calciatore. Un mezzo di contatto tra atleta e fan.

Lezione numero 1: siamo valori e idee, non un semplice account

Uno strumento che se usato male e in maniera incoerente, può creare più danni che benefici allo sport influencer. I SMM dei calciatori sono gestori di anime e non di profili freddi (Max Sardella docet). Capire interessi, valori e stile del calciatore che abbiamo davanti sono le prime fasi da compiere.

Lezione numero 2: alimenta e alimentati dalla tua community

I mercati sono conversazioni, stesso concetto per i social media.

Per creare conversazione, devi anticipare i trend di discussione, integrarli con i valori del tuo brand e appunto conversare, ma davvero.

Un personaggio come Balotelli non può che vantare una fanbase giovane e internazionale. Una community che usa un certo tipo di format di linguaggio, ad esempio il meme su tutti.

Contenuto ampiamente utilizzato con grande senso autoironico da parte dell’attaccante, che così facendo ha creato molte micro community di fan che di conseguenza creano questo tipo di contenuti dedicati a lui.

Lezione numero 3: sì, nel calcio si può scherzare e l’ironia paga

Una lezione molto inerente al punto precedente.

Balotelli ha sviluppato grazie ai social un suo nuovo modo di interagire a eventuali critiche, momenti di crisis management mediatico o di Instant (Sport) Marketing.

Il pezzo forte della casa, e forse il motivo che mi ha spinto ad avviare questa analisi, è proprio lo stile con cui Balotelli conversa e si infila nei trend di discussione del momento, sia calcistici che culturali.

Lezione numero 4: anche l’esperienza paga

Solo chi non fa non sbaglia mai.

Infatti, Balotelli non è diventato così pratico sui social senza mai compiere errori che hanno provocato danni di immagine a lui e club.

Dopo la polemica scatenata ai tempi della militanza al Liverpool, successiva alla partita contro l’Arsenal e la multa della FA, e qualche mese dopo con il post “non autorizzato” sull’arrivo al Milan (anticipando praticamente il contenuto ufficiale dei rossoneri), Super Mario ha imparato e aggiustato la mira.

È curioso poi come la FA abbia costretto Balotelli a frequentare un corso sul corretto uso dei social network in Inghilterra.

Negli anni poi Balotelli si è spesso fato promotore con stile di messaggi anti razziali, ultimo quello nei confronti di Koulibaly su IG.

Lezione numero 5: i social network sono strumenti non il messaggio

Spesso ci allarmiamo per una modifica di algoritmo o le ultime modifiche apportate nelle tab dei social network. O peggio ancora, ci interroghiamo sulla durata di vita di un social anziché un altro.

Senza renderci conto che il Valore esula dalla piattaforma di fruizione e dal format.

Quindi meno allarmismi e più flessibilità nel creare un’idea di comunicazione anti morte del social in questione.

Balotelli ad esempio dopo una permanenza su Facebook, ha abbandonato completamente il social blu dal giugno 2017, “fregandosene” dei 10 milioni di fan, emigrando con lo stesso successo su Instagram.

Semplice no?

Conclusioni

Che ogni atleta debba avere un social media manager o un team di lavoro, non è verità sacrosanta.

Un calciatore può autogestirsi i social e può anche farlo bene, proprio come Mario Balotelli. Il professionista della comunicazione digitale invece è utile all’atleta per compiere un salto di qualità (con sponsor e nei branded content).

A loro/noi la scelta.

Luigi Di Maso

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