Chi è Domenico Tedesco, l'allenatore "italiano" che sfida Gasperini

Chi è l’allenatore tedesco, ma dalle chiare origini italiane, che siede sulla panchina del Lipsia ed è pronto ad affrontare l’Atalanta in Europa League.

L’Europa League 2021-2022 entra nella sua fase saliente.

La sfida che riguarda da vicino noi italiani è quella tra Atalanta e il Lipsia, in lingua originale RasenBallsport Leipzig, tra le migliori piazze del calcio tedesco, grazie a possibilità finanziarie, progettualità ed interpreti.

La squadra occupa la quarta posizione in Bundesliga, dietro a Bayern Leverkusen, eliminata dalla Dea nel turno precedente, Borussia Dortmund e Bayern Monaco.

Il classico Italia-Germania, insomma. Dogma imprescindibile del calcio europeo e dalla storia, fatta di rivalità e sfottò.

Questa volta però, la sfida segnerà una minor distanza tra Bel Paese e Teutonici, cullandosi sulla figura di Domenico Tedesco, l’allenatore dei Tori Rossi.

Il coach, infatti, reincarna le sorti di molte famiglie italiane, negli anni costrette ad emigrare in Germania per trovare fortuna.

Tra i tanti migranti che, spesso dal Meridione, sono partiti per la Germania c'è anche la famiglia Tedesco. Un cognome che sa quasi di profezia.

Un trasferimento da un Sud ad un altro. Da Rossano, Calabria, ad Aichwald, nel distretto di Stoccarda, nella Germania del sud.

Un passaggio che segna così indelebilmente la vita del piccolo Domenico, calabrese di nascita, ma tedesco di fatto, trasferitosi in Germania alla tenera età di due anni.

Un passaggio obbligato dalle necessità lavorative del padre e divenuta una chance per l’allenatore, capace di adattarsi alla situazione, scalando i vertici del calcio locale.

La carriera nel calcio

Il calcio è sempre stata una componente fondamentale della vita di Domenico Tedesco che, come tutti i ragazzini appassionati, prova ad approcciare al mondo con gli scarpini ai piedi.

Il mix tra Italia e Germania rende inevitabile questa passione, essendo due nazioni che fanno del pallone una questione storica e culturale.

Gli anni passati a calcare i prati dei campi tedeschi non regalano però particolari soddisfazioni, portandolo a militare solamente con la casacca dell’ASV Aichwald, società della Kreisliga, un’organizzazione calcistica prettamente teutonica costituita dalle più basse categorie. Paragonabile al nostro dilettantismo.

Ma, parallelamente alle difficoltà sul rettangolo verde, iniziarono fin da subito a delinearsi le grandi capacità dalla panchina, come allenatore.

Muove i suoi primi passi nella veste di coach interpretando il doppio ruolo calciatore-allenatore con la società locale che quindi segna un battesimo per la sua carriera.

Il club che però inizia a delineare in modo serio e concreto il suo futuro da mister è sicuramente lo Stoccarda, società storica del calcio tedesco, punto di riferimento per tutto il Distretto che aveva adottato Domenico e famiglia, e nota a noi italiani soprattutto per lo scudetto vinto sulle spalle di Mario Gomez, ex giocatore della Fiorentina.

Con “I Rossi” trascorre infatti 7 anni, dal 2008 al 2015, realizzando una vera e propria gavetta, prima con il settore giovanile, poi come vice e allenatore della squadra under 17. Iniziando ad imparare il mestiere sotto l’ala protettiva di Thomas Schneider.

Nonostante questa militanza in una realtà così importante, in quegli anni la carriera dell’italo-tedesco non era completamente dedita al calcio.

Domenico era infatti responsabile del controllo della qualità acustica presso la Daimler, un’azienda locale dedita alla produzione di automobili e motori aeronautici.

Il passaggio definitivo verso una professione a sole tinte calcistiche si registra nel 2015, dovendo abbandonare il Land per trasferirsi ad Hoffenheim, anche qui in veste di allenatore under 17, il primo anno, e under 19 il secondo.

 

 

Biennio che gli permette di mettersi definitivamente in mostra e conquistare, nel 2017, il suo primo ruolo da head coach di una prima squadra: l’Erzgebirge Aue.

Squadra della Zweite liga che l’ex ragazzo di Rossano riesce a salvare dalla retrocessione, raggiungendo probabilmente la propria consacrazione. Un anno di svolta che segna il trampolino verso il livello in cui si trova ora.

Il 9 giugno dello stesso anno viene infatti ingaggiato dallo Shalke 04, divenendo l’allenatore più giovane della storia del club.

In due anni con i "Blue Reali" di Gelsenkirchen conquista un secondo posto in campionato dietro all’imprendibile Bayern Monaco e debutta in Champions League, superando addirittura il girone e venendo eliminato agli ottavi contro il Manchester City.

Risultati sicuramente positivi per una realtà importante, ma che da anni non riesce a dire la propria a livello nazionale ed internazionale.

Ora, dopo due anni piuttosto anonimi in Russia sulla panchina dello Spartak, sta raggiungendo il proprio apice con il Lipsia.

Squadra fortemente odiata in patria a causa del proprio sponsor (Red Bull), ma capace di catalizzare l’attenzione di molti grazie alla propria qualità e a giocatori del calibro di Christpher Nkunku, Emil Forsberg e Dani Olmo.

Una candidata alla vittoria finale della competizione, anche grazie al proprio mister un po' italiano e tanto tedesco.



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