“Visit Tottenham”: la provocazione dei tifosi dell’Arsenal contro il Rwanda e lo sportswashing

Il paese africano è al centro di numerose critiche che riguardano operazioni di sportswashing. Dal 2018, infatti, il governo ha sviluppato partnership e sponsorizzazioni con club calcistici europei e non, oltre ad aver investito negli impianti sportivi locali

I tifosi dell'Arsenal hanno criticato duramente la sponsorizzazione da parte del governo ruandese delle maniche delle maglie del club. Dal 2018, infatti, le maglie ufficiali del club presentano lo slogan del marchio "Visit Rwanda", stato dell'Africa orientale, il cui presidente Paul Kagame è dichiaratamente tifoso del club londinese. Ma "Visit Rwanda" è anche un accordo di sponsorizzazione che il Rwanda Development Board ha stipulato con il Bayern Monaco, ma anche con il PSG, e che ha visto lo stesso Kagame assistere alla sfida dell'Arsenal contro i bavaresi in UEFA Champions League lo scorso aprile. In base al bilancio 2023-2024 del club, l'accordo dell'Arsenal con il Ruanda genererebbe circa 13 milioni di euro l'anno

Il motivo della campagna "Visit Tottenham"

Negli ultimi giorni, però, i "Gunners for the Peace" hanno affisso fuori dall'Emirates Stadium un cartellone pubblicitario che recitava "Visit Tottenham", storico e acerrimo rivale dei Gunners. La giustificazione, hanno chiarito alcuni tifosi, risiederebbe nel fatto che "qualsiasi cosa è meglio che visitare il Rwanda". Una trovata ironica, quindi, ma al contempo interessante e caustica al punto giusto. Insieme alla trovata pubblicitaria, il gruppo di tifosi sopracitati ha anche prodotto un video satirico, oltre a delle fasce che i tifosi indosseranno al braccio durante la partita di mercoledì sera tra Arsenal e Crystal Palace.    

Il presunto sostegno al gruppo ribelle M23

Al centro delle polemiche ci sarebbe il presunto sostegno del Rwanda verso il Movimento 23 Marzo (M23), una milizia ribelle che opera nella Repubblica Democratica del Congo orientale, accusata di grosse violazioni dei diritti umani, tra cui omicidi e sfollamento forzato di quasi sette milioni di civili. Accuse che, ovviamente, benché testimoniate da diversi rapporti delle Nazioni Unite e ONG, lo stesso Kagame ha negato e prontamente rimandato al mittente. Per tutti questi motivi, nel febbraio scorso, il Regno Unito aveva deciso di sospendere il sostegno al paese africano e al partito guidato da Kagame (Fronte patriottico ruandese – RPF). 

In patria Kagame ha perseguito una strategia politica, diplomatica ed economica per rendere il Rwanda sempre più rilevante nello scacchiere africano. Nelle sue mire espansionistiche rientra sicuramente anche lo sport, tanto che il governo ha proposto di organizzare il prossimo Gran Premio di Formula 1. Ma non solo, dato che sono stati fatti grossi investimenti anche negli impianti sportivi locali oltre ad aver espresso il desiderio di ospitare, in futuro, una partita di NBA

L'ombra dello Sportswashing

Sia il Ruanda che i suoi partner sportivi internazionali sono stati accusati di usare lo sport per distogliere l'attenzione dalla situazione dei diritti umani sotto il governo di Kagame, una pratica nota come sportswashing. Si vedrà l'evoluzione politica, economica e sociale della questione, ma è chiaro come ci si trovi dinnanzi all'ennesimo caso in cui il calcio dimostra di non essere soltanto uno sport.  

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