Serie A, Festival di Parma. Cannavaro: "Il calcio deve tornare a rappresentare l'Italia nel mondo"

Tre giorni, organizzati da Lega Serie A, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Parma, per raccontare la bellezza e l'unicità del massimo campionato di calcio italiano. L'esclusiva di Social Media Soccer

Photo by Laurence Griffiths/Getty Images

Dopo il grande successo dell'anno scorso, oggi la città di Parma ospita ufficialmente la seconda edizione del festival della serie A. Dopo i panel della prima mattina, al Teatro Regio adesso sta parlando l'ex campione del mondo Fabio Cannavaro in un panel moderato da Lorenzo Dallari (Direttore Editoriale serie A).

“Il centro Paradiso è sinonimo di Napoli”, ha esordito Cannavaro, che ha da poco acquistato il centro iconico in cui il Napoli di Maradona si allenava. A seguire, si è ripercorsa tutta la carriera del giocatore: dall'inizio a Napoli, agli anni di Parma, per poi passare all'Inter, la Juventus e il Real Madrid. Sullo sfondo, ovviamente, gli anni nella Nazionale e le vittorie ottenute sul campo. 

"Ringrazio ogni allenatore ed esperienza che ho avuto. Ho vissuto diverse filosofie di gioco e differenti sistemi: da quello a uomo a quello a zona di Ancelotti". Oggi il calcio è cambiato, e i giocatori sono evoluti su certi aspetti - rispetto a prima - come quello fisico".

L'esperienza a Parma 

Sull'esperienza a Parma le parole di commozione si sprecano; “anni fantastici, anche se purtroppo  non abbiamo vinto il campionato”. La squadra del momento a livello internazionale? “Sì, Malesani in panchina proponeva un calcio visionario che insegnava la costruzione dal basso e a rompere la linea con un possesso di palla focalizzato alla riconquista offensiva”.

Inter, Juventus e quelle Champions impossibili

"Una squadra con un enorme potenziale, soltanto quella semifinale di Champions contro il Milan ci fermò", ha detto Cannavaro parlando brevemente della parentesi in nerazzurro, prima di passare agli anni bianconero. “Feci due gol il primo anno e tre il secondo, assieme a Gigi (Buffon, ndr) e Thuram. Il grande rimpianto, anche in quel caso, fu la Champions League mai conquistata con una squadra fortissima”. 

Ronaldo O'Fenomeno: l'avversario più ostico

Se Cannavaro è sinonimo di difensore per antonomasia, così Ronaldo O'Fenomeno lo è quando si pensa al ruolo dell'attaccante. “Era indescrivibilmente forte”, ha detto il difensore partenopeo, “e di giocatori forti ne ho incontrati tantissimi, tra cui Bobo Vieri presente qua in sala (ride, ndr). Ma 'Ronnie' era di un altro livello”.

Il percorso come allenatore 

Marcello Lippi è stato l'uomo che ha portato Cannavaro in Cina. “Per il futuro, spero di trovare una società che creda nelle mie capacità e mi consenta di fare ciò che più mi piace. Purtroppo, a volte, ho pagato eccessivamente errori commessi da altri”. E su una possibile esperienza proprio al Parma, dopo l'annuncio di Chivu alla Pinetina di queste ultime ore? Una domanda - posta da Dallari - che tutti i presenti in sala si aspettavano. Molto sintetica la risposta dell'ex giocatore: “Non ci sono stati contatti, per ora”.

Un'esperienza galattica, anzi "Galacticos"

Dall'Italia alla Spagna, con la Liga vinta contro il Barcellona nel 2007 dopo un'ultima giornata arrivata a pari punti contro gli eterni rivali. Ma non solo, dato che la carriera con la camiseta del Real fu costellata di altri importanti trofei. "In quel caso ebbi la fortuna di incontrare Fabio Capello, che già mi aveva allenato e avuto a Torino. Il mister mi ha insegnato a essere un professionista esemplare in campo e nella vita". E proprio in terra iberica, Cannavaro ebbe modo di conoscere un giovanissimo Lionel Messi, che ha definito “uno di quei giocatori che ti fa davvero amare il calcio”.  

“Berlino mi ha reso leggenda”

Quella notte a Berlino feci la mia centesima presenza in Nazionale. “Un peccato”, ha aggiunto Cannavaro, “essere rimasti a venti anni fa. Mi auguro che si torni presto a quei livelli incredibili, in un'epoca piena di talenti e giovani preparati sia dentro sia fuori dal campo. Il calcio deve tornare a rappresentare l'Italia nel mondo”. Quando parla dell'esperienza del mondiale 2006, a Cannavaro si illuminano gli occhi. Il palco parmense è occasione per ribadire l'importanza di avere allenatori con idee chiare e squadre “collettivo”, senza leader invadenti ma con giocatori che erano innanzitutto uomini.

“Rappresentare l'Italia nel mondo è una responsabilità enorme. Ogni volta, tutti i convocati sapevano che dovevano cercare di dare il massimo, rendendo orgoglioso tutto il popolo che si ha sulle spalle”. 

Il pallone d'oro 

"Venivo da due anni fatte di prestazioni straordinarie, ma credevo fosse uno scherzo". Dallari, sorridendo, gli chiede come abbia fatto a vincerlo: “Per il Mondiale. Prestazioni di alto livello che fecero la differenza… ma anche quella testata di Zidane in finale mi ha tolto un peso significativo (ride, ndr)”. Questa è stata l'ultima frase del panel. Prima di scendere dal palco, concluso il panel, Fabio Cannavaro è stato insignito del premio “Legendary Player”. La sala parmense, oggi, si è tinta di azzurro come in quella famosa notte. 

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