Il giocatore iberico ha rievocato l'avventura vissuta alle dipendenze dei rossoneri in una intervista rilasciata sulle colonne della Gazzetta dello Sport
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All'ombra del Duomo un talento spagnolo tutto mancino ha provato a regalare magie ai tifosi del Milan. Il tentativo di Suso non è andato però totalmente a buon fine. Qualche sprazzo di classe sopraffina, ma al tempo stesso lunghi periodi di malinconico anonimato tecnico e motivazionale.
Chiamatelo per la precisione Jesus Joaquin Fernandez Saez de la Torre, per amici e appassionati Suso. Nato a Cadice il 19 novembre 1993. Al Milan l'iberico ci arriva nel 2015 direttamente dal Liverpool per 1,3 milioni. In precedenza i Reds lo avevano girato in prestito all'Almeria. Nel gennaio 2016 il Diavolo lo cede sempre con la formula momentanea al Genoa. In Liguria lo spagnolo vive senza dubbio l'epoca più performante della carriera.
Nell'estate del 2016 il ritorno a Milanello per un domicilio in pianta stabile in rossonero. Cambiano vertici dirigenziali, allenatori, compagni di squadra nel corso delle stagioni. Suso con la casacca del Diavolo inanella complessivamente 120 presenze siglando 21 reti. Un bottino in fondo accettabile, ma non esaltante. L'addio si concretizzò nel 2020. “Il Milan aveva preso Pioli - ricorda lo spagnolo sulla Gazzetta dello Sport - e a dicembre perdemmo 5-0 con l'Atalanta. Pioli poco dopo mi tolse dalla formazione e io pensai che non volesse farmi sentire importante. Cominciai a non giocare e la squadra vinceva, a volte il calcio va così…”.
Il fantasista ex Siviglia ricorda addirittura quando si palò l'opportunità di trasferirsi alla Pinetina: “Potevo liberarmi con il pagamento di una clausola e l'Inter voleva pagarla. Spalletti mi chiamò e gli parlai. Il fatto che l'Inter mi volesse era un orgoglio ma io ero del Milan. Ho detto di no…”.