Cosa non sapevi delle regole delle maglie in Champions League

Spesso le squadre partecipanti alla UCL devono apportare delle modifiche alla propria maglia ufficiale a causa di regole che la UEFA impone a livello europeo.

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La Champions League rappresenta un mondo totalmente assestante rispetto alle competizioni nazionali. Diverso tasso di difficoltà, diversa importanza, differente impatto storico sul football e sulla memoria collettiva.

E tra questi punti di discrimine ne compare un altro, sicuramente meno affascinante e coinvolgente, essendo prettamente normativo: quello riguardante le regole delle divise da gioco.

Molto spesso, infatti, i club partecipanti alla competizione si vedono costretti a modificare ad hoc i propri kit solo ed esclusivamente per disputare partite della UCL, dovendo plasmarsi ai dettami europei della UEFA.

La passata stagione, per esempio, l’Inter ha dovuto gareggiare spogliando del biscione la propria seconda divisa, vestendo una casacca molto diversa da quella prodotta dallo sponsor tecnico e annunciata dal club.

Ma gli esempi sono davvero tanti, portandoci ad analizzare tutte le principali regole del caso.

La dimensione dello sponsor sulla casacca

Probabilmente nessuno ci avrebbe mai pensato, ma esiste una regola specifica riguardante la dimensione e il numero degli sponsor visibili sulle casacche delle squadre.

Ex Articolo 28 del Regolamento sull’equipaggiamento, infatti, sono ammessi non più di due sponsor di maglia: uno sul petto e uno sulla manica sinistra.

Il tutto con dimensioni precise. Il primo non deve superare i 200 cm2, il secondo i 12 cm e i 100 cm2.

La patch del vincitore

Osservando le grandi partite europee disputate tra società che ne hanno inciso la storia a suon di vittorie, non si può far a meno di notare delle patch particolari sulle maniche di alcune squadre. Dal Real Madrid, al Milan, passando per il Liverpool. Indicanti il numero di Champions League vinte.

Ma possono applicarlo tutti i club che abbiano vinto almeno un’edizione della Champions?

No, esistendo una regola volta a concedere questo diritto solamente a chi abbia alzato al cielo la coppa dalle grandi orecchie almeno 5 volte nell’arco della propria storia.

Fanno quindi parte di questo circolo ristretto:

  • Real Madrid (14);
  • Milan (7);
  • Bayern Monaco (6);
  • Liverpool (6);
  • Barcellona (5).

O, come deroga alla regola, averne vinte almeno 3 di fila, come successo agli olandesi dell’Ajax, campioni delle edizioni 1971, 1972, 1973.

La scelta dei numeri

Esattamente come in Serie A e, da quest’anno, anche in Ligue 1, i giocatori possono vestire qualsiasi numero preferiscano, senza particolari limitazioni. Dall’1 al 99.

Il design delle divise

Questa è probabilmente la regola più impattante e visibile, portando anche a cambiamenti profondi delle casacche dei club, come accaduto per esempio all’Inter con il kit gara away della passata stagione.

Scelte normative che si plasmano a quella specifica fantasia scelta da una società per la propria divisa, ma messe in preventivo dalla UEFA prima dell’inizio della competizione, dovendo le casacche essere convalidate dall’istituzione calcistica europea.



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Gli esempi sono plurimi. Dai già menzionati Nerazzurri, alla terza maglia della Roma per la stagione 2018/19, fino a quella dell’Ajax 2021/22 dalla quale son stati rimossi tre uccellini presenti sul terzo kit perché non considerabili un’espressione del logo societario, di quello dello sponsor principale o dello sleeve sponsor.



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