La mossa del Ministro Andrea Abodi è davvero l'ultimo treno disponibile per arrivare in tempo all'appuntamento degli Europei del 2032
Un vista esterna di San Siro (Photo by Jonathan Moscrop/Getty Images)
Il conto alla rovescia è partito. Tra meno di dodici mesi, il 31 luglio 2026, saranno scelti i cinque stadi di competenza dell'Italia per gli Europei del 2032 organizzati in collaborazione con la Turchia. In corsa ci sono dieci impianti.
Milano con San Siro, poco probabile, o con il nuovo stadio, ancora meno probabile. Roma, con lo Stadio Olimpico, difficile immaginare quello di Pietralata. Torino, con lo Juventus Stadium. Bari con lo Stadio San Nicola, ma da ristrutturare.
Napoli, con lo Stadio Diego Armando Maradona da ristrutturare a meno che non ci sia una clamorosa accelerazione sul nuovo impianto di Poggioreale. Firenze, con lo Stadio Artemio Franchi, in ristrutturazione.
Genova, con lo Stadio Luigi Ferraris da ristrutturare. Verona, con lo Stadio Marcantonio Bentegodi da ristrutturare. Bologna, con lo Stadio Renato Dall'Ara da ristrutturare ma non è da escludere l'avvio del procedimento per un nuovo stadio. Cagliari, con lo Stadio Sant'Elia ricostruito.
In sostanza, vuoto per pieno, al netto dell'Olimpico e dello Juventus Stadium che sarebbero già pronti e adeguati agli standard UEFA nessuno degli altri impianti, oggi, passerebbe il vaglio della Commissione che dovrà decidere.
Per questo motivo il Ministro per lo sport e i giovani del Governo guidato da Giorgia Meloni, Andrea Abodi, ha fortemente voluto e imposto la creazione della figura del Commissario Straordinario per gli Stadi. Commissario che al 99,9% sarà Massimo Sessa.
Sessa è stato proposto ufficialmente da Abodi a Salvini, Giorgetti e Gravina, le figure istituzionalmente interessate alla devoluzione di competenze al Commissario e salvo clamorose sorprese verrà nominato ufficialmente nei prossimi giorni dalla Conferenza Stato-Regioni.
Massimo Sessa è un dirigente di prima fascia del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Attualmente ricopre l'incarico di Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, massimo organo tecnico consultivo dello Stato, incarico che gli è stato conferito con diversi Decreti, tra cui da ultimo il D.P.R. del 13 dicembre 2022.
Sessa è laureato in Ingegneria Civile Idraulica, ha un Dottorato di Ricerca e vanta una lunga esperienza come Dirigente Generale del MIT e in altri incarichi. È iscritto all'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma.
Il Commissario Straordinario per gli stadi Massimo Sessa avrà il compito di “coordinare e supportare le attività e gli interventi relativi alle infrastrutture sportive necessarie per lo svolgimento di grandi eventi sportivi, come il Campionato Europeo di calcio UEFA Euro 2032”.
I compiti e i poteri sono stati definiti dal Decreto-Legge n. 96 del 30 giugno 2025, e successive modifiche, recante “disposizioni urgenti per l'organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi”.
Stando al dettato del decreto Sessa dovrà coordinare Ministeri, Regioni, Comuni, Federazioni, società sportive per armonizzare i progetti e le tempistiche di realizzazione. Supportare le attività e gli interventi sulle infrastrutture nel rispetto dei tempi tecnici. La dead-line inderogabile è aprire i cantieri entro aprile 2027.
E soprattutto gestire gli interventi, azione di governo per la quale è investito di poteri speciali, e in deroga alla normativa ordinaria, per sbloccare e velocizzare gli iter amministrativi, le approvazioni e le autorizzazioni. Un vero e proprio Deus ex Machina, dotato peraltro di fondi ingenti e straordinari.
E veniamo, infine, ai fondi a disposizione per gli interventi sugli stadi in vista degli Europei del 2032. Fondi a cui l'azione del Commissario Straordinario Massimo Sessa è strettamente e direttamente correlata
La cifra complessiva prevista è di circa 5 miliardi di euro, cifra composta di 632.700 euro per ciascuno degli anni dal 2026 al 2032.
Cifra a cui si potranno aggiungere fondi privati. Una parte significativa del finanziamento dei lavori per i nuovi stadi o per la loro ristrutturazione, infatti deriva dalle iniziative dei soggetti privati promotori, i club come nel caso della Roma, Fiorentina e Napoli nel caso di impianti pubblici esistenti e dati in concessione.
Una cifra importante, un vero e proprio moltiplicatore del Prodotto Interno Lordo e acceleratore delle pratiche burocratiche.
Ma, come spiega alla perfezione l'edizione oggi in edicola del Corriere dello Sport, “Doveva essere la rivoluzione ma rischia di diventare un’occasione persa: solo 1 stadio nuovo (o 2) in vista”.
Un'amara considerazione che disvela un paradosso. Quello per cui, sempre attingendo alle parole del Corriere dello Sport, “l’Italia ha una legge sugli stadi che dovrebbe togliere burocrazia anziché aggiungerla, ma tra vincoli e lungaggini viene puntualmente disapplicata. Per i club che si affannano ad avere nuove strutture a prescindere dall’Europeo, c’è in gioco la sostenibilità economica. Il Real Madrid incassa 250 milioni di euro di ricavi dal nuovo Bernabeu, il triplo di Inter e Milan, le italiane più virtuose in questa classifica, ferme rispettivamente a 87 e 81. Le nostre vivono di biglietti e abbonamenti, i top club europei generano attorno alla loro casa un business che va dall’intrattenimento alla ristorazione, passando per il turismo, il merchandising e gli eventi collaterali”.
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