Chi è Al Burgio, il fondatore di Digitalbits

Scopriamo chi è il leader della blockchain open-source legata all’Inter in veste di main sponsor di maglia.

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La fine dell’estate rappresenta la fase prodromica della Serie A, specie quest’anno in cui tutte le date sono anticipate per via del Mondiale in Qatar.

È il momento in cui vengono svelate le nuove divise e, con esse, anche tutti gli sponsor che le impreziosiscono, portando liquidità nelle casse del club di turno.

E l’occhio non può che cadere sul main sponsor, quello principale che, come tale, presenta il proprio logo nella parte frontale dei kit. Assumendo in alcune squadre anche una valenza simbolica, legandosi indelebilmente all’estetica della maglietta e alla storia della piazza.

Un esempio lampante è sicuramente quello di Pirelli per l’Inter. L’azienda è comparsa sulle maglie dei Nerazzurri per ben 26 anni, lasciando poi spazio a Socios.com prima e a Digitalbits adesso.

Dopo un matrimonio di quasi trent’anni, quindi, la Beneamata non riesce a consolidare un rapporto commerciale altrettanto longevo, peraltro vivendo quest’anno un momento particolarmente delicato.

La blockchain open-source, infatti, pare non stia rispettando le obbligazioni contrattuali vigenti nei confronti del club, innescando una querelle che sta tenendo gli interisti con il fiato sospeso, a poco più di una settimana dall’inizio del campionato.

Una situazione che segue concettualmente tutti i dubbi riguardanti l’attività del brand di criptovalute gestito da Zytara e che si focalizzano principalmente sulla figura centrale ed apicale di questa realtà: Al Burgio.



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Le informazioni sull’imprenditore fanno infatti presagire o sospettare dei precedenti piuttosto torbidi, ricadendo l’attenzione su di un fatto avvenuto nel 2016, quando Burgio venne citato in giudizio per non aver rispettato dei debiti nei confronti di uno studio legale che era stato incaricato di rappresentarlo.

Sommando a questo anche il fatto che il fondatore di Digitalbits più volte abbia violato doveri contrattuali, vedendo così le proprie società cancellate dal registro delle imprese.

Per esempio, nel 2020 la Fusechain Ltd, rientrante nell’alveo delle realtà controllate dall’imprenditore, è stata citata dal governo delle Isole Cayman per, neanche a dirlo, mancati pagamenti. E, con essa, anche altre tre società associate a Zytara.

La situazione è quindi molto delicata e non resta altro che aspettare per capire come andrà a finire e se vedremo il logo della criptovaluta sul petto di Lukaku e compagni.



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