Confrontarsi e tracciare un bilancio della stagione di progetti sociali e inclusione promossi dall’Area CSR della Lega Dilettanti, di concerto con i referenti regionali in ambito CSR. L'esclusiva di Social Media Soccer
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“Il calcio e lo sport come volano sociale, per ripristinare percorsi di coesione specie in aree degradate”. Questo il claim della tavola rotonda che si sta tenendo ora nella Sala Ruini del CNEL.
"Prevenire i costi di ospedalizzazione per ammortizzare i costi del Sistema Sanitario Nazionale (SSN)". È stata questa l'apertura introduttiva di Massimiliano Monnanni, segretario generale del CNEL, il quale ha sottolineato il valore aggiunto dell'ente da lui presieduto nella funzione legislativa che lo stesso riveste. In che modo? Valorizzando ancora di più la promozione sportiva, definendola anche nella sua dinamica prettamente di tutela contrattuale.
Il presidente della LND Giancarlo Abete ha poi preso la parola, citando il percorso di responsabilità sociale portato avanti dalla Lega - citando anche il SFS, che da anni ha fatto della sostenibilità il proprio manifesto -. Sostenibilità che non si esplica solo in attività di responsabilità sociale, ma anche professionale e lavorativa. Ossia? Oltre un milioni di posti di lavoro che spesso sono limitati da vuoti burocratici o poca chiarezza normativa, benché il D.Lgs. n. 36/2021 abbia rappresentato un'enorme conquista nello scenario giuslavorista (come detto anche dallo stesso Abete).
Sulla stessa linea anche Damiano Cori, Communications Manager Consultant del SFS, che nella Sala Ruini ha parlato delle strategie messe in atto dall'evento in ottica di sostenibilità ambientale e di responsabilità sociale. Inoltre, il manager ha anticipato in anteprima la data, e la location, della prossima edizione del format (che potete ascoltare, in esclusiva, nelle storie del nostro profilo Instagram ufficiale).
A seguire, la professoressa Marianna Pavan - Manchester Metropolitan University - ha analizzato il connubio tra sport e diritti umani. Ma lo sport può essere definito un diritto umano? La Carta UNESCO del 1978 fu una delle prime a evidenziare - appunto - lo sport come diritto fondamentale e senza discriminazione. Pavan ha poi illustrato la cronistoria normativa internazionale che ha portato alla definizione del rapporto tra lo sport e i diritti umani.
La chiave dell'intervento di Pavan si sintetizza nella definizione di sport come strumento sociale positivo, nonché facilitatore degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. L'accademica non si è però limitata a un mero intervento teorico e didascalico, declinando invece il suo discorso tramite history case interessanti e attuali, come tutte le iniziative in ambito CSR messe in campo dal Brentford o società sportive e associazioni locali (come il Liberi Nantes).
“Il calcio è un settore aspirazionale, ed emulativo. La capacità di sperimentare dei primi momenti di incontro con la diversità - specie nella sua versione amatoriale - consegnando al calcio un ruolo di agenzia educativa aggiuntiva”. Così Mattia Peradotto, coordinatore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in scia all'intervento della Pavan. Anche Peradotto ha evidenziato - e criticato - la discriminazione sociale e razziale, sostenendo l'efficacia del calcio nell'azione di contrasto al fenomeno.
La tavola rotonda si è conclusa con l'intervento di Matteo Orfini, deputato alla Camera per il Partito Democratico: “sui campi di calcio, specie amatoriali, nascono i cittadini e non solo gli atleti”, ha detto. Il deputato ha sottolineato a sua volta il ruolo dello sport come strumento di crescita, integrazione ed emancipazione anche grazie all'assenza di barriere.
Il deputato si è poi retoricamente interrogato su quanto svolto dal legislatore - fin qui - in ambito normativo. Orsini ha fortemente sostenuto il cosiddetto “diritto al gioco”, inserendoli all'interno del dettato costituzionale italiano. Ma oggi siamo di fronte a una coerenza tra il dettato costituzionale e la realtà quotidiana? Una domanda non di facile risposta, ma certamente da valorizzare in tutte le forme di cooperazione portate avanti dalle istituzioni in connubio con le micro reatlà del tessuto sociale nostrano. “Bisogna - ha proseguito Orfini - dare corpo e sostenere lo sport come elemento democratico, utile a costruire cittadinanza e reti sociali”.