L'indagine del Corriere dello Sport rivela una realtà su cui è obbligatorio riflettere in ottica Nazionale
Giovanni Leoni in azione (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)
La sessione estiva del calciomercato edizione 2025-2026 si è chiusa da poche ore e già si pensa alla sessione invernale di gennaio. Ma, al netto delle fughe in avanti, si susseguono le analisi dei costi, dei colpi centrati, delle occasioni perdute e delle spese effettuate.
Su questo tema la nostra redazione ha evidenziato che sono stati scambiati 578 calciatori per un giro di affari complessivo di 9,3 miliardi di euro. Un dato che restituisce un valore totale delle rose dei club della Serie A 2025-2026 di 5,38 miliardi di euro.
Un dato più basso rispetto al dato del 2024-2025, un fattore determinato anche dalla grande uscita verso l'estero di calciatori prima presenti in Serie A. Un fattore, sulla carta, positivo ma che, come spiega un approfondimento del Corriere dello Sport oggi in edicola, è un fattore che impatta negativamente sul pessimo momento della Nazionale. Vediamo perché.
“Ogni 100 milioni di euro investiti sul mercato dai club di Serie A - scrive Il Corriere dello Sport - solo 17,9 sono spesi per ingaggiare calciatori italiani. Sono una parte di quei 38,2 milioni ogni 100 che, più in generale, vengono redistribuiti all’interno del nostro sistema calcio, andando a finanziare le altre squadre di A e, a cascata, i club di B o magari Lega Pro”.
Una tendenza verso l’importazione di calciatori dall'estero che si bilancia perfettamente con un altro dato: “ogni 100 milioni incassati dai club del nostro campionato, 62,3 arrivano da fuori Italia”.
Un fattore che nasconde una trappola molto pericolosa. Una trappola scattata, anche questa estate, con la cessione di Leoni al Liverpool. La trappola consiste nel fatto che il budget formato cedendo calciatori fuori dalla Serie A non viene speso per calciatori italiani. Serve solo ad acquistare altri calciatori stranieri.
Con una conseguenza immediata e diretta, il detrimento della possibilità di far giocare calciatori azzurrabili in Serie A. In sostanza l'Italia non fa sistema. E sono davvero poche le eccezioni che confermano la regola.
Le uniche squadre di alta classifica ad investire il budget in calciatori italiani sono la Fiorentina, che ha speso il 54,5% delle risorse su calciatori italiani, Piccoli, Fazzini e Nicolussi Caviglia, e Atalanta. Molto bene anche il Cagliari, con l’81,2% di spese in Italia e il 71% di investimenti su calciatori azzurrabili.
Le altre Big della Serie A, invece, Napoli, Inter, Milan, Roma e Bologna e Inter sono le squadre che hanno fatto meno shopping in Italia. A metà strada la Juventus.
In sostanza è l'avverarsi di una vecchia profezia dell'allenatore del Como Cesc Fabregas, “Il Como i talenti li vorrebbe italiani ma non riesce a trovarli”. Il motivo, nessuno li porta a fare esperienza nel massimo campionato quando servirebbe farlo.
“Gli investimenti all’estero - conclude Il Corriere dello Sport - servono a finanziare le campagne acquisti della stragrande maggioranza dei club. Vale soprattutto per le big in questa folle estate. Il Napoli, che aveva già fatto cassa con Kvara a gennaio, ha preso i 75 milioni dal Galatasaray per Osimhen e ha pure piazzato Raspadori all’Atletico; il Milan ha fatto bingo con Reijnders al Manchester City ma ancora di più, incredibile ma vero, cedendo Thiaw al Newcastle; l’Atalanta ha fatto cin cin con un bonifico da 68,25 milioni di euro dai conti dell’Al-Qadsiah”.
Inter zero acquisti italiani, la Juventus Di Gregorio, ma preso lo scorso anno e pagato oggi, la Roma Ghilardi. Acquisti italiani sostanziali e di titolari? Zero virgola zero, però poi ci lamentiamo se l'Italia non gioca i Mondiali dal 2014.
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