Tante le tematiche toccate dal direttore sportivo del Milan, Igli Tare, all'interno dell'intervista rilasciato all'ottava edizione del Social Football Summit
Tanti i temi toccati da Igli Tare, direttore sportivo del Milan, intervistato da Alessandro Alciato all'ottava edizione del Social Football Summit. Il dirigente rossonero ha ripercorso la sua carriera, partendo dagli inizi con la Lazio, toccando la nuova avventura al Milan.
Nella prima fase ha raccontato del primo periodo da direttore sportivo in biancoceleste, dove ha raccolto l'eredità di un grande del ruolo, ricordando: “C’ho messo due giorni ad accettare il ruolo che mi propose Lotito. Fu una scelta complicata perché al tempo ero ancora capitano della nazionale albanese. Non ho sentito il peso di avere una grande come Sabatini come predecessore. Per me è stato un grande stimolo".
Successivamente, ha tracciato un profilo del direttore sportivo ideale, basato sull'interesse del concreto, finalizzato ad un occhio attento verso il campo, dove la selezione si fonda sul carattere del singolo. In merito, ha asserito: “Il carattere di un calciatore è fondamentale, soprattutto quando bisogna entrare in club importante. All’Olimpico e a San Siro non arrivano tutti. Voglio giocatori che abbiano voglia di sbagliare, cosa che ritengo fondamentale per capire e migliorarsi. La generazione odierna ha un’altra sensibilità. Oggi bisogna entrare nella vita. I calciatori sono diventati aziende e noi dobbiamo far caso ai piccoli dettagli” - aggiungendo - “In un giocatore guardo l’atteggiamento dopo un errore - oltre a fisicità, esplosività, e altre cose che contano nel calcio moderno. La personalità è fondamentale. Guardiamo al lavoro delle piccole nazionali che hanno ridotto il gap con le altre: la sconfitta dell’Italia contro la Norvegia è un segnale. Il talento conta fino ad un certo punto. Morrison alla Lazio aveva un talento incredibile, ma lo mostrava solo in allenamento. Dopo aver sentito Ferguson decisi di portarlo in biancoceleste, ma non è andata come sperato. Modrić ha una personalità atipica. Festeggia le vittorie come un bambino. Non ho mai visto nulla di simile".
Una questione che ha tenuto banco negli anni scorsi, soprattutto in casa Milan, è stato quello legato al mercato tramite l'intelligenza artificiale. Tare si è mostrando in disaccordo, dichiarando: “Io non sono un grande fan dei dati. L’intelligenza artificiale per me è relativa. Bisogna capire la personalità, le caratteristiche dei giocatori, cosa che non viene data dalla tecnologia. L’intuizione combacia con l’idea di creare un progetto. Al Milan abbiamo voluto portare anche giocatori di età matura come Modrić. I risultati dimostrano che l'anagrafica non conta”.
Il direttore sportivo ha parlato dell'annata in corso in rossonero, iniziando con le differenza con la precedente esperienza: “Il Milan è un club più grande rispetto alla Lazio anche a livello di numeri. Le riunioni con Ibrahimović sono sempre divertenti. In biancoceleste ero abituato ad una gestione corta: allenatore, presidente e direttore sportivo. In rossonero è tutto diverso”.
Sugli obiettivi: “Sarei un bugiardo a dire che non vorrei vincere lo scudetto. Il nostro è un progetto basato su un cambio radicale. In questi mesi bisogna avere pazienza. Gli infortuni hanno inciso su questi risultati, ma siamo sulla giusta via. La nostra priorità è tornare a giocare la Champions League. Bisogna avere pazienza nei momenti chiave della stagione. Ora è importante vincere per non perdere la classifica che conta, ma a marzo si tireranno le somme per comprendere dove possiamo arrivare. Con Allegri ho un bellissimo rapporto nella quotidianità. Lui vive il calcio con emozione e lo trasmette ai giocatori”
Sul mercato: “Non abbiamo ancora cominciato a parlare del mercato di gennaio. Sicuramente saremo molti attenti a qualsiasi opportunità ci capiti. Nella riparazione non credo ci saranno protagonisti, ma puntiamo a raccogliere qualche occasione qualora ce ne fosse l’opportunità”.
In merito al derby ha dichiarato: “Vivere il derby di Milano, da tifoso rossonero in infanzia, è emozionante. Queste partite si vincono e non si giocano. Sarà importante, ma non fondamentale. Sono cresciuto con il Milan di Van Basten, Baresi e Maldini. Non ho mai nascosto il mio milanismo. Lavorare qui è la cosa più bella che esiste”.