L'ex giocatore si racconta in questa seconda giornata di festival. Speaker sul palco del Teatro Regio assieme alla Dazn squad
Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images
Seconda giornata di festival della serie A. Ieri si sono scaldati i motori, oggi invece si entra nel punto focale dell'evento. A inaugurare la mattinata, al Teatro Regio di Parma, una delle tre location desginate, la banderia rossonera Massimo Ambrosini assieme al team di Dazn con i giornalisti Davide Bernardi e Matteo Caccia. A moderare, Michele Dalai, Senior Vice President Content Dazn Italia.
Il panel si è inizialmente concentrato sui format proposti dal boradcaster internazionale, con un focus specifico sullo storytelling e la strategia comunicativa messa in atto. Oggi, il gioco del calcio non resta confinato ai soli novanta minuti di gioco. Ma si estende anche a un “dietro le quinte” che assume sempre più importanza e arricchisce il prodotto televisivo.
“Tra le tante storie che raccontiamo, quelle più interessanti sono quelle vulnerabili”, ha detto Dalai riferendosi all'importanza dell'elemento dell'autenticità. Pubblico e protagonisti, oggi, sono sempre più interessati a un discorso che sia realistico e soprattutto che si leghi a tematiche importanti e di rilevanza sociale. Una tra tutte? La tutela della salute mentale.
“La fruizione del prodotto comunicativo è radicalmente cambiato. Una volta, i giocatori erano respingenti verso alcune dinamiche comunicative e non. Oggi, invece, i calciatori hanno capito che possono essere gli attori principali anche fuori dal campo, e questo è un elemento da cui tutti - sia loro, sia il pubblico, sia gli addetti ai lavori - possono trarre beneficio. L'importante è che si parli, senza nascondere nulla”, ha commentato durante il panel Massimo Ambrosini".
"Il bordocamp di Dazn nasce da un format spagnolo, che ha la possibilità di registrare un telegiornale quotidiano nell'arco dei novanta minuti, enfatizzando elementi superficiali o creando casi mediatici da evitare. Noi, per fortuna, possiamo gestire le immagini e quindi non abbiamo questo tipo di problemi. Resta il fatto che, naturalmente, a volta capita ci siano allenatori a cui questa eccessiva mediaticità, anche in campo, non piace troppo".
Parola nuovamente alla bandiera rossonera: “Per un calciatore, raccontarsi è utile sia in chiave di comunicazione efficace per la gente, sia come processo di crescita personale. Un giocatore deve mettersi nell'ottica di pensare che la sua funzione è anche quella di lasciare un'eredità alle generazioni future”.