Il centrocampista francese non frequentava i campi da diverso tempo. Un digiuno dall'agonismo che però non ha scalfito la voglia di riscatto dell'ex Juventus
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Una parabola di carriera molto particolare quella vissuta da Paul Pogba. Picchi di classe sopraffina abbinati a cadute rovinose, anche per questioni extra campo, e periodi di malinconico anonimato. Il talento al transalpino nato a Lagny-sur-Marne il 15 marzo 1993 non è mai mancato. A latitare probabilmente è stata la continuità nell'arco delle stagioni e la capacità di calarsi al meglio in contesti differenti dalla comfort-zone della Serie A e della Juventus.
Il capolavoro in sede di mercato compiuto dai bianconeri tra il 2012 e il 2016 è ancora scritto a caratteri cubitali nei manuali delle trattative. Marotta e soci prelevarono gratuitamente Pogba dal Manchester United, per poi rivenderlo a distanza di quattro anni alla spaventosa cifra di 105 milioni. Alle dipendenze prima di Antonio Conte e successivamente di Max Allegri, Paul offre la faccia migliore del suo variegato repertorio tecnico e atletico. Gol strabilianti, dribbling da standing ovation, lanci millimetrici, assist al bacio per i compagni.
Tutte le strade sembrano portare ad una carriera luminosa e lunga per Pogba. Il francese invece, tornato ai Red Devils nell'estate del 2016, perde buona parte di quella brillantezza che lo aveva contraddistinto nel Belpaese. C'è spazio per un ritorno incolore alla Juventus nel 2022. Paul si svincola due anni dopo e decide di ripartire, scontata la squalifica per doping dopo il caso testosterone (pena ridotta a 18 mesi), dal Monaco in patria.
Ieri sera il ritorno in un match ufficiale. La truppa del Principato è stata travolta 4-1 dal Rennes, ma Pogba si è tolto la soddisfazione di entrare in partita al minuto 85 per disputare gli ultimi scampoli della sfida di Ligue 1. Nell'immediato post-gara Paul non ha nascosto la commozione. “Sono un vero combattente”, le sue parole.