Come funziona il salary cap in Serie B

Dalla stagione 2013/2014 la Serie B ha adottato il salary cap: 300 mila euro il tetto ingaggi e chi spende di più contribuisce alla crescita dei vivai.

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Da tempo si parla nel calcio italiano di un tetto salariale che possa contribuire a contenere le ingenti cifre sborsate per calciatori e trasferimenti verso un calcio più sostenibile finanziariamente.

La Serie BKT ha adottato questo sistema da quasi 10 anni.

Finora in Italia l’unico campionato ad adottare questa regola è stata proprio la seconda competizione nazionale di calcio.

Il regolamento è stato modificato nel corso degli ultimi anni ma gli scopi che hanno portato la Lega B ad introdurre queste normative sono stati diversi.



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L’obiettivo principale è sempre stato quello di portare i club ha una sostenibilità finanziaria solida senza andare a gravare molto sui vari bilanci societari, nella voce specifica “costo del personale” e nelle altre voci connesse, costi previdenziali, indennità e altre tasse.

Altro obiettivo della Lega di B con l’introduzione del tetto salariale, è stato spingere i club a fare progetti di medio lungo termine, soprattutto per rendere stabile e sostenibile non solo il campionato ma anche l’intero sistema calcio italiano.

L’ultimo obiettivo è quello che riguarda la massimizzazione per i club del rispetto delle varie scadenze di pagamenti e debiti.

L’Assemblea, guidata dall’allora presidente Abodi, determinò le seguenti regole:

  • 150 mila euro lordi il tetto per quanto riguarda la parte fissa del contratto;
  • 150mila euro lordi per quanto riguarda la parte variabile (75 mila obiettivi di squadra e 75 mila per bonus come gol, assist o presenze;

Il tutto senza ripercussioni sulla mutualità, che resta entro il 70% del rapporto fra emolumenti (incluso lo staff tecnico) e valore della produzione.

Chi uscirà da questi parametri dovrà giustificare l’operato portando ulteriori garanzie finanziarie, come ad esempio una fideiussione.

La verifica sulle società avviene due volte nel corso della stagione da parte della Lega Serie B e secondo quanto riportato dal Report Calcio della FIGC, la Serie B non ha mai superato il 70% del rapporto tra il costo del lavoro del personale tesserato e i ricavi di vendita tra il 2014 e il 2019.



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