Il decreto di Milei, che alza i contributi pensionistici dei club calcistici dal 7,5% al 13% con un 5,56% temporaneo, ha scatenato le proteste di AFA e River Plate
(Photo by Marcelo Endelli/Getty Images)
Il nuovo decreto del presidente argentino Javier Milei, che innalza i contributi pensionistici per i club calcistici dal 7,5% al 13% con un ulteriore 5,56% temporaneo, ha scatenato la protesta dell’AFA e del River Plate. Le due istituzioni denunciano una misura “confiscatoria” che minaccia la sostenibilità economica delle società sportive e apre la strada a un modello di società per azioni, considerato una minaccia all’identità del calcio argentino. Mentre il governo difende la riforma come necessaria per sanare il deficit, il dibattito si infiamma, con i club decisi a proteggere il loro ruolo sociale e comunitario.
Il calcio argentino è in fermento dopo la pubblicazione, all’inizio di questa settimana, di un decreto presidenziale firmato da Javier Milei che riforma il sistema di contribuzione pensionistica per i club. La nuova aliquota passa dal 7,5% al 13%, con un ulteriore 5,56% temporaneo, una mossa che l’Asociación del Fútbol Argentino (AFA) e il River Plate hanno immediatamente bollato come “confiscatoria”. Questa misura rappresenta un duro colpo per le finanze delle società sportive, già alle prese con sfide economiche in un contesto di inflazione galoppante.
In un comunicato ufficiale, l’AFA ha espresso la sua ferma opposizione, definendo il decreto un tentativo di indebolire le associazioni sportive senza scopo di lucro, che costituiscono il cuore del calcio argentino. “Questa pressione finanziaria sembra mirata a costringere i club ad adottare il modello delle società per azioni (SAD), stravolgendo la nostra tradizione”. L’AFA ha inoltre evidenziato il rischio che il calcio diventi un bersaglio per investitori stranieri, più interessati al profitto che allo sviluppo sportivo e comunitario.
Il River Plate, uno dei club più prestigiosi del Paese, ha rincarato la dose. In un comunicato pubblicato sul proprio sito ufficiale, il club ha sottolineato il proprio contributo all’economia nazionale, generando entrate in valuta estera attraverso le sue attività. “L’aumento delle tasse mette a rischio i nostri progetti sociali e le accademie giovanili, che formano non solo atleti ma anche cittadini”, ha dichiarato il presidente del River, Jorge Brito, secondo quanto riportato da Clarín. Il club considera la misura un ostacolo alla propria missione di impatto positivo sul tessuto sociale argentino.
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Al centro della controversia c’è il progetto di Milei di introdurre le Sociedades Anónimas Deportivas (SAD), ispirate alle SAF brasiliane, che consentirebbero ai club di trasformarsi in società per azioni aperte ai capitali privati. Questo modello, sostenuto dal presidente fin dall’inizio del suo mandato, si scontra con la struttura tradizionale dei club argentini, organizzati come associazioni civili senza scopo di lucro. Come riportato da La Nación, la maggior parte delle società calcistiche, inclusi giganti come Boca Juniors e Independiente, si oppone fermamente a questa trasformazione, temendo la perdita del controllo da parte dei soci e l’ingresso di capitali speculativi.
L’AFA ha ribadito che il modello associativo, basato su quote mensili pagate dai soci, garantisce una gestione democratica e un forte legame con la comunità. Al contrario, le SAD rischierebbero di trasformare i club in “asset finanziari”, con i giovani talenti delle giovanili trattati come merce.
A difendere il decreto è intervenuto il Ministro per la Deregolamentazione, Federico Sturzenegger, che ha utilizzato quest e parole giustificare la misura. “I club calcistici godevano di un trattamento fiscale privilegiato, indirettamente sovvenzionati dai pensionati argentini”. Secondo Sturzenegger, l’aumento delle aliquote e l’addizionale temporanea del 5,56% servono a colmare il deficit pensionistico accumulato. Il ministro ha anche sottolineato che la riforma mira a rendere il sistema più equo, allineando i contributi dei club a quelli di altre organizzazioni.
Il decreto arriva in un momento delicato per il calcio argentino, reduce dalla delusione per l’eliminazione di Boca Juniors e River Plate nella fase a gironi del Mondiale per Club 2025. Milei ha colto l’occasione per rilanciare la necessità di aprire il calcio al capitale privato, sostenendo che il modello attuale sia obsoleto. Tuttavia, i club restano compatti nella difesa della loro identità associativa, che considerano un baluardo contro la mercificazione dello sport.
L’aumento delle tasse potrebbe spingere alcuni club minori, già in difficoltà finanziarie, verso la bancarotta, mentre le grandi società come River e Boca potrebbero essere costrette a ridurre gli investimenti nelle infrastrutture e nelle giovanili. Il dibattito è destinato a proseguire, con l’AFA che ha annunciato azioni legali per contestare il decreto.
La battaglia tra il governo Milei e il mondo del calcio argentino è solo all’inizio. Da un lato, l’amministrazione punta su una modernizzazione ispirata a modelli internazionali; dall’altro, i club difendono una tradizione che va oltre lo sport, radicata nel tessuto sociale del Paese. Resta da vedere se il calcio argentino riuscirà a preservare la propria essenza o se il peso delle nuove tasse aprirà inevitabilmente la strada a un cambiamento epocale.
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