"L'addio" è un brano dei Coma Cose proposto a Sanremo 2023. Una canzone di una coppia naufragata spiega al meglio il prossimo divorzio tra la viola e il tecnico parmense
Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images
No, non doveva finire così. Stefano Pioli è giunto al capolinea della sua seconda avventura al timone della Fiorentina. Un avvio nefasto di stagione ha provocato il terremoto nelle stanze del Viola Park. Inevitabile. Nomi altisonanti presi sul mercato in estate non sono bastati per donare un giusto equilibrio tattico ad un gruppo sfilacciato e fin troppo debole a livello mentale.
Per mister Pioli, in realtà, non è il primo esonero in carriera. Il benservito delle società, d'altronde, è un rischio da tenere costantemente in conto fin dagli albori del cammino da allenatore. Il primo in ordine di tempo per Stefano capita nella stagione 2005-2006, in Serie B, quando la dirigenza del Modena opta per un cambio della guida in favore di Maurizio Viscidi. Il ribaltone dura la miserie di 3 giornate, perché prontamente i canarini richiamano Pioli per portare a compimento l'annata.
Stefano conosce l'onta del secondo esonero nel febbraio 2007. All'epoca allena il Parma in Serie A, ma i risultati deludenti e la classifica deficitaria stimolano i piani alti dell'organigramma ducale al cambio di rotta in panchina. Al Tardini arriva Claudio Ranieri. Clamoroso, soprattutto per le tempistiche, ciò che avviene all'alba della stagione 2011-2012. Pioli viene contattato dal mitico Presidente Zamparini per traghettare la nave del Palermo. Il mister classe 1965, però, dura in Sicilia poche settimane. Giusto il modo di uscire nel turno preliminare di Europa League, in un sanguinoso doppio match contro il Thun. Due pareggi eliminano i rosanero e decretano i titoli di coda della sua gestione tecnica.
A Bologna, invece, Stefano mette in piedi un ottimo ciclo. La luna di miele finisce ad inizio 2014. I felsinei annunciano il suo esonero e chiamano al capezzale rossoblu Ballardini. Dal Dall'Ara all'Olimpico di Roma. Sì, perché Pioli prende il comando della Lazio nel giugno dello stesso anno. Dopo una prima esaltante stagione, completata con il terzo posto e la qualificazione ai preliminari di Champions League, nella seconda annata tutto crolla. Nella primavera 2016 il poker subito ad opera dei giallorossi nel derby porta alla drastica scelta del patron Lotito che, poco dopo, chiama Simone Inzaghi al volante biancoceleste. Passa ancora qualche mese e l'Inter ingaggia Pioli per dimenticare la disastrosa gestione targata Frank de Boer. I nerazzurri viaggiano sull'altalena per il resto della stagione e in maggio il club del Biscione compie un'altra svolta. Via Stefano, dentro Vecchi.
Eccoci al primo ciclo a Firenze. Giugno 2017 - aprile 2019: una stagione e mezzo (o poco più). Lo scivolone interno contro il Frosinone inducono lo stesso Pioli alle dimissioni. Da qui in avanti i successivi divorzi saranno solo separazioni consensuali tra Milan e Al-Nassr.
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