La Serie A diventerà una media company?
In Italia poche cose sono sacre come il calcio, la squadra del cuore e l’annessa possibilità di assisterne alle partite.
Allo stadio per coloro che, per fede o fortuna, decidano di tifare il proprio local team, per tv, invece, tutti quelli che seguono l’usanza diffusissima data dal riporre i propri sentimenti in una delle tre “strisciate”, Inter, Milan e Juventus, pur non essendo né di Torino, né di Milano.
Qualunque ne sia la connotazione, la scelta della fede calcistica è un momento di iniziazione che accompagnerà poi il tifoso nell’arco della propria vita. In un rapporto perpetuo fan – club che si costruisce e si rafforza assistendo ai match della squadra per portare il proprio, prezioso, apporto in veste di 12° uomo.
Legame prima consolidato nella storica domenica del pallone, poi diventata sabato e domenica, poi un ponte dal venerdì al lunedì. A seconda del broadcaster di turno e degli accordi stilati al fine di regolare i diritti televisivi.
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Nelle ultime stagioni oscillanti tra due attori principali: Sky e Dazn.
Con cambi di fronte che han portato ad un’egemonia dell’azienda fondata da Rupert Murdoch, seguita da una collaborazione e, infine, da una separazione netta.
Iter che ha portato l’OTT britannica a godere, oggi, della trasmissione di tutte le partite settimanali del massimo campionato italiano, vantando l’esclusiva su sette di queste e trasmettendo le restanti tre parallelamente ai competitor di Sky.
Situazione che ha inizialmente causato non pochi problemi al pubblico italiano, a livello di abitudine e qualità del servizio, ma che ora sembra aver trovato una stabilità.
Tuttavia, però, si sta palesando oggi sullo sfondo una possibile importante novità data dall’idea di dar vita ad un vero e proprio canale di Lega per la trasmissione del torneo.
Un’attivazione che darebbe seguito concettuale e applicativo agli enormi passi avanti che il movimento calcistico italiano sta muovendo nell’ultimo periodo, ridando lustro al nostro Paese.
Dall’IBC di Lissone, progetto invidiato dal mondo e monitorato da Javier Tebas, fino all’implementazione del canale YouTube.
Secondo i dati riportati da Talkwalker, infatti, la lega italiana è attualmente quella capace di vantare il numero più alto di partnership contents.
La Serie A come Media Company
Preso di atto della suddivisione odierna dei diritti televisivi per il calcio italiano, la recente idea, resa nota da Milano Finanza, di creare un canale specifico della Lega prenderebbe quota, eventualmente, dal 2024 per il ciclo fino al 2027.
Pensata che affonda le proprie radici nel periodo di preassegnazione al binomio Sky - Dazn e che ora torna in auge per una commercializzazione centralizzata dei diritti audiovisivi.
Bozza di proposta che avrebbe, secondo quanto si riporta, già ottenuto il consenso da parte di tutti e i 20 club iscritti al massimo campionato e che si organizza e costruisce su dei pilastri regolamentativi. Quali:
- Competizioni;
- Mercati;
- Finalità della commercializzazione;
- Diritti tv oggetto della stessa;
- Offerta;
- Procedure di assegnazione.
Nonché puntualizzazioni fondamentali così declinate: “In caso di mancata assegnazione di pacchetti di diritti audiovisivi di dirette, la Lega Calcio Serie A potrà gestire e commercializzare un proprio Canale, in modalità a pagamento, di cui avrà piena responsabilità editoriale e che produrrà direttamente.
Il Canale lineare e/o on demand sarà commercializzato, in forma non esclusiva, in modalità B2C (ovvero direttamente al consumatore) o in modalità B2B2C (quindi con un’emittente che rivende il prodotto finito al consumatore) anche mediante accordo di distribuzione con soggetti terzi, da individuarsi senza vincolo di procedure e in regime di autonomia privata.
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La commercializzazione del Canale integra una distribuzione ‘diretta agli utenti’, costituendo il Canale un prodotto audiovisivo finito, chiuso e non modificabile, realizzato ed edito da Lega Calcio Serie A per l’utente, senza alcun intervento successivo degli operatori della comunicazione e/o del/i distributore/i”.
La spinta dei club
A corroborare la concretezza dell’idea vi è anche il fatto che le società abbiano fortemente spinto a favore del progetto, con una presa di posizione che potrebbe condurre alla creazione di due nuove società.
Di cui una rappresenterebbe una vera e propria media company e quindi controllata completamente dalla Lega, ma titolare di diritti e con una propria gestione indipendente. Mentre la seconda con fini distributivi per attirare ed accogliere anche investitori terzi.
Strategia che secondo i club risolverebbe le problematiche giuridiche e di governance che hanno recentemente causato la mancata riuscita dell’affare con CVC. Permettendo, questa volta, un ipotetico tavolo di trattativa con fondi di private equity interessati, ma al contempo senza privarsi dei diritti audiovisivi.
La IBC di Lissone come punto di partenza
Il fatto che vi sia oggi la possibilità anche solo di pensare ad un passo di questa portata con una Lega Serie A nelle vesti di media company è sinonimo di un attivismo ormai consolidato.
Un processo di crescita palpabile che vanta come vertice qualitativo sicuramente l’International Broadcast Center di Lissone, ormai cuore pulsante del calcio italiano per quanto concerne la tecnologia in campo, con il Var Center, e la virtualizzazione della comunicazione con la Media House.
È proprio qua, infatti, che la Lega produce i propri contenuti digital e media.
Con un occhio alla, vitale, diffusione globale del movimento, adottando, oltre all’italiano, anche la lingua inglese e quella araba per permettere di allargare notevolmente il bacino della fan base e di convogliare milioni di appassionati nel godimento e la visione di grafiche e highlights del torneo.
Calcando al contempo le piattaforme web più apprezzate dal pubblico, quali per esempio YouTube. Il canale della Serie A ha infatti cercato e poi raggiunto una grandissima crescita, grazie ad una strategia finalizzata alla trasmissione di partite live in determinate Nazioni.
A partire dalla 24° giornata dello scorso campionato, infatti, sono state trasmesse in Medio Oriente e Nord Africa dieci partite del torneo.
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Risultato eclatante e che ha reso quello italiano il secondo canale della piattaforma video per iscritti, dietro solo a quello de LaLiga. Davanti, quindi, a giganti come Premier League e Bundesliga.
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