Dalla Norvegia a Hummel: tutte le proteste sul Mondiale in Qatar

Già a partire dall’assegnazione della competizione, numerose erano le perplessità su un Mondiale in un paese arabo privo di storia calcistica. Ecco un viaggio su tutte le polemiche nate in Qatar dall’assegnazione della FIFA World Cup ad oggi.

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A breve ci sarà il primo Mondiale di calcio che si disputerà in inverno.

Già la calendarizzazione dell’evento ha aperto i primi dibattiti, ma l'assegnazione della Coppa del Mondo FIFA 2022 al Qatar ha creato numerose preoccupazioni e controversie sull'idoneità del Qatar come paese ospitante e sull'equità del processo di offerta della FIFA.

Le critiche di numerosi media, esperti sportivi e gruppi per i diritti umani hanno evidenziato problemi come la limitata storia calcistica del Qatar, l'alto costo previsto per la realizzazione della competizione, il clima e la questione diritti umani del Qatar.

Già nei mesi precedenti all’assegnazione si sono state numerose accuse di corruzione tra il comitato del Qatar e membri e dirigenti della FIFA, e proprio da allora diversi manager dell’ente guidato da Infantino hanno più volte dichiarato che la decisione di assegnare il torneo al Qatar è stata un "errore".

Principale problema? Il clima

Il clima è chiaramente la ragione per cui il mondiale si svolge in inverno.

Le temperature estive in Qatar superano i 50° C, per questo sarebbe stato impossibile disputare la competizione nel periodo consueto (giugno-luglio).

Alcuni medici al momento della candidatura hanno affermato che il clima della regione "Potrebbe influire sui livelli di prestazione e dal punto di vista della salute" degli atleti, in particolare i calciatori che "Avrebbero bisogno di tempi di recupero più lunghi tra una partita e l'altra", situazioni che in un clima temperato non accadrebbero.



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Inoltre, abituarsi al clima del Qatar in così poco tempo è impossibile.

Al momento della candidatura il team che analizzava le varie caratteristiche aveva indicato il Qatar come paese “ad alto rischi” riguardo al clima con le successive critiche da parte dei media, che l’allora presidente della FIFA Blatter respinse annunciando un Mondiale invernale.

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L'amministratore delegato del comitato di Qatar 2022, Hassan al-Thawadi, riguardo al clima caldo all’interno degli stadi dichiarò: "Il calore non è e non sarà un problema".



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Il sito ufficiale del Mondiale spiega: “Ciascuno dei cinque stadi sfrutterà la potenza dei raggi solari per fornire un ambiente fresco a giocatori e tifosi convertendo l'energia solare in elettricità che verrà poi utilizzata per raffreddare sia i tifosi che i giocatori negli stadi. Quando le partite non si svolgono, gli impianti solari negli stadi esporteranno energia alla rete elettrica. Durante le partite, gli stadi trarranno energia dalla rete. Questa è la base per la carbon neutrality degli stadi, prevediamo inoltre di rendere disponibili le tecnologie di raffreddamento che abbiamo sviluppato ad altri paesi in climi caldi, in modo che anche loro possano ospitare grandi eventi sportivi”.

La difficoltà dei trasporti

Altra polemica nata dopo l’assegnazione, che ha fatto studiare la geografia e l’organizzazione del Qatar in tutto il mondo, riguardava i trasporti.

L'Associazione internazionale dei trasporti pubblici in Qatar (UITP) e Jassim bin Saif Al Sulaiti, ministro dei trasporti, dichiararono nel 2014 che il paese stava sviluppando le infrastrutture di trasporto non solo per ospitare la Coppa del Mondo FIFA 2022, ma per fare un salto di qualità in termini di spostamenti per tutta la nazione.

Secondo il quotidiano BQ il Qatar al momento dell’assegnazione aveva circa 2.500 km di autostrade, il piano di ampliamento concluso nel 2020 ha portato la rete autostradale a circa 8.500 chilometri, oltre alle linee di autobus dei trasporti pubblici. Il governo ha stanziato circa 281 milioni di euro per sviluppare l'attuale flotta di 400 autobus della compagnia di trasporto pubblico su una rete di 2.000 autobus.

Cultura e politica

Al momento dell'assegnazione del torneo nel primo paese arabo, il Qatar era classificato 113° nel ranking FIFA e non si era mai qualificato per la Coppa del Mondo.

Il massimo risultato ottenuto dalla nazionale del Qatar è stato il primo turno a eliminazione diretta (quarti di finale) nel 2000 nella Coppa d'Asia AFC.

Il Qatar sarà il paese più piccolo ad ospitare la Coppa del Mondo, nel 2010 aveva una popolazione di meno di un milione di persone, meno degli 1,7 milioni di abitanti dell'Uruguay nel 1930, quando ospitò il torneo.



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Questi fatti hanno portato media e addetti ai lavori a mettere in discussione la forza della cultura calcistica del Qatar e a dubitare sull’adeguatezza del paese ad ospitare della Coppa del Mondo.

Inoltre, la Qatar Football Association (Federcalcio del Qatar) era nota per la sua facilità di naturalizzare giocatori di nazioni straniere per la propria nazionale in cambio di ricompense e agevolazioni. La FIFA per questo motivo ha bloccato le numerose mosse intraprese nelle qualificazioni al Mondiale del 2006 inasprendo i relativi requisiti per le squadre nazionali.

Il tema delle bevande alcoliche

Il Qatar essendo uno stato mussulmano non consente il consumo di alcol.

In merito a questa situazione l’AD del comitato organizzatore, Hassan Abdulla al Thawadi, affermò che lo stato consentirà anche il consumo di alcol durante l'evento.

Infatti lo scorso febbraio, il direttore esecutivo delle comunicazioni del comitato, Fatma Al-Nuaimi, ha dichiarato in un'intervista che è stato stabilito che l'alcol sarà disponibile in zone designate per i tifosi fuori dagli stadi e in altri luoghi di aggregazione creati dalla FIFA e dal comitato organizzatore e in orari prestabiliti, resta invariato però il divieto di vendita di alcol all’interno degli stadi

Budweiser uno dei principali sponsor della FIFA, cha ha i diritti esclusivi per la vendita di birra durante il torneo, servirà birra all'interno di un perimetro collocato nelle vicinanze dell’ingresso allo stadio solo ai possessori di biglietto.

La questione Diritti Umani

Per quanto riguarda i diritti umani in Qatar molti media in tutto il mondo hanno pubblicato dossier o informazioni riguardanti una qualche violazioni da parte dello Stato arabo.

Una delle questioni più analizzate e “chiacchierate” della Coppa del Mondo in Qatar è stata il trattamento dei lavoratori assunti per costruire le infrastrutture necessarie per ospitare il Mondiale.

Human Rights Watch e la Confederazione sindacale internazionale (ITUC) affermano che il sistema utilizzato in Qatar (sistema Kafala) lascia i lavoratori migranti vulnerabili ad abusi sistematici, essi non possono cambiare lavoro o addirittura lasciare il paese senza il permesso del loro sponsor, di solito l’azienda che li assume.

Nel novembre 2013, Amnesty International ha denunciato il governo e il Comitato organizzatore per azioni di grave sfruttamento dei lavoratori che, secondo un rapporto dell’ONG, sarebbero stati costretti a firmare false dichiarazioni di aver ricevuto il salario spettante per riottenere i passaporti.



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Dopo aver visitato uno dei cantieri, Sharan Burrows dell'ITUC ha dichiarato che: "Se due anni dopo [l'assegnazione della Coppa del Mondo 2022] il governo non ha legiferato sui diritti fondamentali dei lavoratori, allora non ha assunto alcun impegno per i diritti umani". Il Comitato Qatar 2022 si difese subito dichiarando: "Il nostro impegno è quello di cambiare le condizioni di lavoro al fine di garantire un'eredità duratura di miglioramento del benessere dei lavoratori. Siamo consapevoli che ciò non può essere fatto dall'oggi al domani. Ma la Coppa del Mondo FIFA 2022 sta fungendo da catalizzatore per miglioramenti di questo tipo".

Nell'ottobre 2017, l'ITUC ha affermato che il Qatar aveva firmato un accordo per migliorare la situazione di oltre due milioni di lavoratori migranti. L’accordo prevedeva riforme sostanziali nel sistema del lavoro, inclusa la fine del sistema Kafala, e avrebbe un impatto positivo sulla situazione generale dei lavoratori, in particolare di quelli che lavorano ai progetti infrastrutturali della Coppa del Mondo.

I lavoratori non avranno più bisogno del permesso del datore di lavoro per lasciare il paese o cambiare lavoro, sono state introdotte clausole sull'orario massimo di lavoro e sui diritti costituzionali alle ferie annuali, aboliti i visti di uscita per circa il 95 per cento dei lavoratori migranti.

Nel febbraio 2019, Amnesty International ha affermato che nonostante le riforme, gli abusi erano ancora in corso, circa un anno più tardi dopo le pressioni di tutti i media del mondo occidentale, il governo del Qatar ha fornito 842 milioni di euro per pagare gli stipendi dei lavoratori migranti in quarantena o sottoposti a cure per COVID-19 introducendo anche il salario minimo mensile per tutti i lavoratori di 1.000 riyal (250 euro).



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Al Congresso FIFA dello scorso marzo a Doha, Lise Klaveness, capo della Federcalcio norvegese, ha criticato l'organizzazione per aver assegnato la Coppa del Mondo al Qatar, citando le varie controversie mosse contro il paese e il comitato organizzatore del torneo.

Klaveness ha affermato che: "Nel 2010 i Mondiali sono stati assegnati dalla FIFA in modi inaccettabili con conseguenze inaccettabili. Diritti umani, uguaglianza, democrazia: gli interessi fondamentali del calcio non riguardavano più il campo. Questi diritti fondamentali sono stati messi sotto pressione e sostituti da voci esterne. La FIFA ha affrontato questi problemi ma con molta sufficienza e c'è ancora molta strada da fare".

Il mese scorso Amnesty ha pubblicato i risultati di un sondaggio su oltre 17 mila tifosi di calcio di 15 paesi che mostravano che il 73% di loro sosteneva che la FIFA dovesse risarcire i lavoratori migranti in Qatar per le violazioni dei diritti umani.

La FIFA ha risposto con una dichiarazione in cui rilevava i progressi nelle politiche dei lavoratori migranti del Qatar, aggiungendo che continuerà ad impegnarsi per far risarcire i lavoratori che potrebbero essere stati colpiti negativamente in relazione al lavoro relativo all’organizzazione del Mondiale.

I tifosi della comunità LGBT

Lo status legale dell'omosessualità in Qatar ha attirato l'attenzione dei media; l'omosessualità è illegale in Qatar, con i trasgressori che rischiano multe fino a sette anni di reclusione.

Nel 2020 il governo del Qatar ha annunciato che avrebbe rispettato le regole FIFA sulla promozione della tolleranza e che alle bandiere arcobaleno sarà consentito l’ingresso negli stadi della Coppa del Mondo 2022. Secondo l'amministratore delegato di Qatar 2022 Nasser Al-Khater "Quando si tratta delle bandiere arcobaleno negli stadi, la FIFA ha le sue linee guida, ha le sue regole e regolamenti, qualunque essi siano, li rispetteremo".

L’edizione più costosa

Stando a quanto riportano le ultime analisi quella di Qatar 2022 sarà l’edizione più costosa di sempre.

Secondo le ultime stime, ritoccate dalle spese per le infrastrutture, il costo totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 miliardi di euro, circa 85 volte di più della spesa del Sudafrica per ospitare la Coppa del Mondo nel 2010.

La cifra potrebbe anche crescere se si considera che alcuni lavori non sono ancora ultimati.

  • USA 1994 - 500 milioni di euro;
  • Francia 1998 - 2,2 miliardi di euro;
  • Corea e Giappone 2002 - 6,8miliardi di euro;
  • Germania 2006 - 4,2 miliardi di euro;
  • Sud Africa - 3,4 miliardi di euro;
  • Brasile 2014 - 14,7 miliardi di euro;
  • Russia 2018 - 11,3 miliardi di euro.

Boicottaggi

In molti del mondo del calcio e non, hanno lanciato la loro proposta di boicottaggio contro Qatar 2022.

Uno dei primi è stato Hendriks Graszoden, fornitore dell’erba per gli stadi della Coppa del Mondo 2006 e per i Campionati Europei nel 2008 e 2016, che nel marzo 2021 ha rifiutato di fornire al Qatar i suoi prodotti perché, secondo il portavoce dell'azienda Gerdien Vloet, nel corso degli anni sono state troppe le accuse di violazioni dei diritti umani mosse contro il Paese organizzatore.

I norvegesi del Tromsø hanno rilasciato una dichiarazione ufficiale che chiedeva di boicottare il Mondiale 2022, in relazione alle notizie di "schiavitù" e numero di morti sul lavoro pubblicate da più media in tutto il mondo.

Nel comunicato il club ha esortato la Federcalcio norvegese a sostenere e dare visibilità a questa iniziativa. In un’assemblea straordinaria nel 2021 la Federcalcio norvegese ha deciso di non boicottare i Mondiali del 2022 in Qatar.



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In reazione alla crisi diplomatica del Qatar del 2017 Reinhard Grindel, presidente della Federcalcio tedesca, ha dichiarato che "Le normative di tutte le federazioni calcistiche dovrebbero includere che i grandi tornei non possono essere organizzati in paesi che violano i diritti umani”, annunciando anche che la Federazione poteva prevedere un’eventuale azione di boicottaggio del torneo, prospettiva rientrata dopo aver consultato la UEFA e il governo tedesco.

Nell’ottobre 2021, secondo Deutsche Welle (DW) la DFB ha pubblicato un'intervista sul proprio sito web in cui si afferma che la Germania non boicotterà la Coppa del Mondo 2022 in Qatar, secondo il vicepresidente Peter Peters, "Il Qatar grazie a questa manifestazione ha vissuto molti sviluppi positivi negli ultimi anni in molti settori strategici per la crescita del Paese ed è compito del calcio supportare tali sviluppi".

Altra azione di boicottaggio è stata quella intrapresa da Hummel e dalla Danimarca e la sua Federcalcio. Il 28 settembre 2022, la società danese dello sportswear ha presentato i kit ufficiali della nazionale della Danimarca per il Mondiale.



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In segno di protesta contro la violazione dei diritti umani tutte le divise sono monocromatiche (loghi compresi) e c’è una terza maglia interamente di colore nero, in simbolo di lutto contro le morti sul lavoro in Qatar.

Le ultime proteste in ordine cronologico contro Qatar 2022 arrivano da alcune città francesi.

Lille e Strasburgo non trasmetteranno sui maxi schermi nessuna partita dei Mondiali. Ad annunciare l’ultima decisione del consiglio comunale di Lille ci ha pensato il sindaco della città, Martine Aubry, dove su Twitter ha spiegato che la decisione è stata presa in segno di protesta contro le violazioni sui diritti umani del Paese organizzatore.

In ultima anche la capitale, Parigi, si è aggiunta al gruppo delle città (insieme a Marsiglia, Bordeaux e Reims) che non trasmetteranno gare dei Mondiali in Qatar.

Come riporta l'Equipe, non sarà quindi allestito nessun maxischermo nella capitale durante la competizione, anche in caso di buon corso per i Blues.


 


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