Dal Qatar a Canada, Messico e Usa: è già tempo di pensare al 2026
Un Mondiale strano, diciamocelo. Quella qatariota è stata una kermesse iridata molto particolare, affogata dalle polemiche legate a fattori extracalcistici. La disputa invernale, i tantissimi temi connessi ai diritti civili e sociali, gli scandali emersi prima, durante e al termine della competizione. L’aspetto sportivo, sublimatosi in una Finale da sogno, è passato a tratti in secondo piano, fagocitato dalla giusta voglia di dibattere sugli aspetti extracalcistici.
La parola fine, tuttavia, è arrivata: l’Argentina e Leo Messi hanno alzato il trofeo dorato, al culmine un percorso decisamente frastagliato. Da oggi si volterà pagina, almeno per quanto riguarda Gianni Infantino e company. Chiuso Qatar 2022, infatti, è ora di pensare a Canada, Messico e Usa 2026. I Mondiali torneranno nel continente nordamericano a 32 anni di distanza dall’ultima volta. Allora fu solo il paese a stelle e strisce a organizzare l’evento, stavolta ci sarà un lavoro triplice, per un Campionato del Mondo già ribattezzato United 2026.
Nuovi regolamenti, ma già confusione
Sarà il Mondiale più grande di sempre, questo è già un dato di fatto: per la prima volta le qualificate alla fase finale saranno infatti 48. Qualcuno sussurra che la Fifa, non sazia di scelte opinabili, stia pensando ad un allargamento ulteriore del quale, francamente, non se ne sente bisogno. A maggior ragione per il bene di un format che, in realtà, non è ancora stato deciso.
Infantino e soci devono sciogliere questo importante nodo, con due possibili soluzioni: dodici gironi da quattro squadre o sedici da tre. Una scelta non semplice: la prima opzione aumenterebbe e non poco il numero di partite da disputare, la seconda rischierebbe di generare scarsissimo interesse qualora il triangolare venisse deciso nelle prime due giornate del mini-girone.
È evidente come, prima di modificare una formula così storicamente vincente, la Fifa potesse quantomeno organizzare e stabilire un format coerente. “Less is more” si diceva una volta: sicuramente non a Zurigo.
Consacrazione a stelle e strisce
Il Mondiale del 2026 sarà, poi, l’occasione della definitiva consacrazione (o rassegnazione) del soccer. Gli Stati Uniti torneranno a ospitare un Campionato del Mondo e, salvo clamorosi ribaltoni, lo faranno appena due anni dopo esser stati teatro anche della Copa America del 2024.
Un doppio appuntamento cruciale per il futuro del movimento a stelle e strisce. Da anni, infatti, sia la Nazionale che l’MLS sono in crescita e puntano, nel prossimo lustro, al definitivo salto di qualità.
In Qatar, Mckennie e compagni sono arrivati fino agli ottavi di finale mentre il massimo campionato USA continua ad attrarre calciatori europei, sempre più nella propria maturità sportiva rispetto a quanto accadeva in passato.
Dunque, il Mondiale di casa per gli Stati Uniti sarà l’occasione perfetta per mostrare al pianeta di poter finalmente diventare anche una potenza calcistica, rompendo un tabù di inferiorità che, storicamente, li vede parecchio indietro rispetto a Sud America ed Europa.
Lecito, dunque, aspettarsi grandissime cose: dal punto di vista sportivo, infrastrutturale e promozionale. È altresì vero, però, che un fallimento sarebbe, forse, una pietra tombale sulle ambizioni di grandezza del soccer.
Passione e novità
Accanto agli USA, poi, ci saranno Messico e Canada. Due culture totalmente diverse che si ritroveranno a convivere e accogliere un grandissimo evento. Se per il Messico sarà un ritorno dopo le edizioni del 1970 e del 1986, per quel che concerne il Canada sarà la prima volta in assoluto.
Interessante sarà capire come le due nazioni e i rispettivi popoli si approcceranno all’evento.
I messicani, del resto, sono una certezza: passionali e appassionati, le partite che si giocheranno lì saranno senza dubbio uno spettacolo anche sugli spalti. Molta curiosità, invece, sul Canada che proprio in Qatar ha visto esordire la propria Nazionale ad una Coppa del Mondo. Sportivamente è uno stato in grande ascesa, come appunto testimoniato dall’esordio in un Mondiale di calcio o del successo dei Toronto Raptors in NBA del 2020, prima vittoria in assoluto di una franchigia canadese nel maggior torneo cestistico del globo.
Grosse differenze
Fra Qatar 2022 e United 2026, senz’altro, ci saranno comunque grosse differenze. Si passerà da una realtà profondamente complessa e molto rigida sui diritti sociali e civili ad una liberale e capitalista come quella di Stati Uniti (soprattutto), Messico e Canada. Facile pensare, poi, come la Fifa cercherà, ad ogni costo, di evitare la gran mole di polemiche che le sono piovute addosso negli ultimi mesi e anche durante quello che passerà alla storia come il Mondiale più contestato di sempre. Conoscendo gli Stati Uniti e la loro cultura, poi, lo spettacolo sarà quanto più grande possibile, sia dentro che fuori dal campo. Ci sono pochi dubbi sul fatto che assisteremo, nella speranza anche di parteciparci, alla Coppa del Mondo più mediatica di sempre.
Tanto diversa, poi, sarà anche la logistica. E se Gianni Infantino si è preso il lusso, in Qatar, di assistere dal vivo ad ogni singola gara del torneo (anche a quelle che si disputavano in contemporanea, ndr), chiaramente nel 2026 non si potrà in alcun modo fare altrettanto. Basti pensare che fra Vancouver e Città del Messico, le due città più geograficamente estreme di United 2026, ci sono 4.782 kilometri, pari a circa cinque ore di volo e quarantotto di macchina. Decisamente una storia opposta al raggio di 55km in cui sono rientrati tutti e otto gli stadi di Qatar 2022.
LEGGI ANCHE:
IL BISHT SU MESSI È LA CONSACRAZIONE DEL MONDO ARABO NEL CALCIO?
Non andrà poi dimenticato che si tornerà alla tradizionale disputa estiva, sebbene, ad onor del vero, quella invernale non è poi stata così traumatica, se si prende in considerazione esclusivamente l’aspetto calcistico, tralasciando dunque le ripercussioni sui campionati nazionali, le coppe, ecc.
Speranza
A tre anni e mezzo dal kick-off, la speranza è che United 2026 possa, se non altro, fa parlar di sè per il calcio giocato decisamente in maggior misura rispetto al suo predecessore. Le tante - e giustificate - proteste sociali viste nella kermesse mediorientale hanno tolto visibilità allo sport più bello del globo, ai suoi campioni, alle partite. La finale fra Argentina e Francia, Leo Messi che alza la Coppa, la volata del Marocco, gli exploit di Giappone e Senegal, la delusione di Germania e Belgio. Storie, emozioni e immagini destinati davvero a entrare nella storia del calcio. O, per iniziare ad abituarci a United 2026, del soccer.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER di socialmediasoccer.com