#ChiNoiSiamo: intervista a Nicolò Fabris del Parma Calcio
Chi noi siamo? Il Parma.
E cosa vogliamo?
Restare in Serie A e dialogare con i nostri fan sui social. E i ducali, oltre a ben figurare sotto l’aspetto calcistico, in questa stagione stanno conquistando le luci della ribalta anche per una comunicazione digital ben strutturata.
Sui profili ufficiali, i gialloblu vantano 465.6K fan totali (calcolati il 5 febbraio e suddivisi in: 287.2K su Facebook, 23.9K su Twitter, 147.6K su Instagram e 7K iscritti su Youtube).
Dopo la terza promozione consecutiva, dalla Serie D alla lega più importante del nostro calcio, in casa Parma si sono tolti grandi soddisfazioni guadagnate sul campo, come il pareggio in rimonta contro la Juventus allo Stadium e la convocazione per lo stage con la Nazionale di Mancini per Bastoni e Inglese.
È interessante notare proprio qui, come il pareggio contro i bianconeri sia valso una crescita della fanbase tra l’1 e il 2 febbraio.
Dopo la grande esperienza al Social Football Summit di Roma, abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Nicolò Fabris, responsabile comunicazione del Parma.
Ottimi risultati digital per il Parma negli ultimi 2 mesi. Quali sono i contenuti che hanno riscosso maggior successo? Esclusi quelli un po’ nostalgici che si rifanno ad un passato glorioso che tutti conosciamo.
In generale devo dire che già in Serie B la crescita è stata costante e soddisfacente, e questo fa piacere. Da circa due anni stiamo cercando di definire un’identità precisa sia dal punto di vista grafico che da quello dei contenuti. L’idea è quella di essere costanti, lineari, con ogni tanto qualche spunto particolare.
Riuscire a produrre contenuti freschi, innovativi e inediti ogni giorno è ovviamente il sogno di tutti, e ci diversi top club che ci riescono. Ovviamente serve una struttura alle spalle e la capacità di mettere sul piatto diverse proposte ogni giorno. Se non ci si riesce il rischio è quello di andare “fuori giri” e creare un prodotto forzato, che perde di brillantezza. Per questo l’idea alla base è sempre quella di mantenere una serie di contenuti costanti, eleganti dal punto di vista grafico, e ogni tanto piazzare qualche “zampata”.
L’ultimo esempio è quello degli highlights del girone d’andata commentati dai giocatori stessi (Gobbi, Inglese, Barillà, ecc.), che durante la sosta del campionato ha portato ottimi frutti. Poi ovviamente i risultati sportivi aiutano sempre: è naturale che la grafica del risultato finale pubblicata dopo una vittoria venga condivisa maggiormente.
Rispetto a Roma, Inter, Juventus o Milan (dove hai lavorato in precedenza), il Parma ha una dimensione più local del target. Quali sono altre grandi differenze che si possono trovare in realtà del genere?
La realtà di Parma è particolare perché da un lato è local, ma allo stesso tempo ha un numero davvero elevato di appassionati provenienti da tutta Italia e dall’estero (per questo abbiamo implementato la lingua inglese).
Ci sono società che hanno milioni di followers, e ogni contenuto è condito da migliaia di commenti e interazioni. Questo per certi versi “spersonalizza” il commento in sé per sé, ed è più semplice riuscire a creare una linea di comunicazione che possa viaggiare in maniera quasi totalmente indipendente da quelli che sono i risultati sul campo (che comunque restano fondamentali per una società sportiva).
In una realtà più piccola tutto acquista una maggiore rilevanza proprio perché il bacino è più piccolo, quindi a volte ci sono ragionamenti alla base di alcuni contenuti completamente diversi da quelli che vengono sviluppati altrove.
Quest’estate ho analizzato la vostra campagna abbonamenti, definendo l’abbonamento in sé un atto finale di una lunga risalita. Avete fatto arrabbiare anche il vicepresidente dell’Arzignano. Ci racconti gli step creativi dell’idea?
Lì c’è stato un ottimo lavoro da parte del team. Tutto è partito da un’idea chiara, ideata e sviluppata in particolare da Alessandro Oliva e Luca Capelli.
L’idea era quella di puntare in maniera forte sull’identità, non a caso l’hashtag di riferimento è #ChinoisiAmo. Perché il Parma è quello che vinceva le coppe, è vero, ma è anche quello che è ripartito dalla Serie D. È quello che ha compiuto un’impresa storica con tre promozioni consecutive, ma è anche quello che è retrocesso nel 2008 per poi ritornare in Serie A al primo tentativo.
Il percorso della società crociata e l’identità che ne scaturisce sono stati sintetizzati all’interno di una campagna con diversi soggetti e diversi messaggi che seguono lo stesso filo. Perché il tifoso del Parma è quello che era a Wembley per la prima vittoria europea in Coppa delle Coppe, ma anche quello che era ad Arzignano nella prima partita del campionato di Serie D.
È quello che ricorda la vittoria nel derby contro la Reggiana come una delle notti più belle della sua vita, sullo stesso piano di altre vittorie contro avversarie europee.
Al Social Football Summit di Roma ci hai raccontato dei problemi col recupero e ripristino degli account social del club, dopo il fallimento. Raccontalo anche qui, per chi non era all’evento.
In realtà è un aspetto che ho seguito dall’esterno, visto che come ho detto anche durante il panel (che mi ha visto partecipare come speaker) sono arrivato al Parma all’inizio della scorsa stagione, in Serie B.
Ovviamente con il fallimento oltre alle strutture “fisiche”, anche tutti gli account social e i domini sono stati “sequestrati” e sono terminati nelle mani della curatela fallimentare.
Diventa complesso poi riuscire a riappropriarsene, e a volte accade che le credenziali vengono smarrite. Per questo in alcuni casi (come ad esempio Facebook) è stato possibile creare una nuova pagina e poi fare un merge con la pagina precedente, non perdendo così followers e contenuti.
In altri casi come Twitter o Instagram invece non è stato possibile, e il Parma è stato costretto a ricominciare da zero. I numeri non sono altissimi (anche se su Instagram siamo cresciuti in un anno e mezzo del 1.000%), ma ti permettono di lavorare sulla qualità dei followers: la quantità senza la qualità credo serva a poco.
Raccontaci il tuo percorso formativo e professionale Nicolò. Da quando non era necessario farsi la barba, fino all’arrivo al Parma.
La barba devo dire che l’ho sempre un po’ trascurata, quindi non saprei da quando iniziare… A parte gli scherzi nel 2008 mi sono trasferito in Spagna, a Salamanca, iniziando da zero un percorso che mi ha portato a laurearmi in giornalismo all’Universidad Pontificia di Salamanca nel 2013.
Lì, avendo raggiunto ormai un’età avanzata rispetto ai tanti neolaureati che magari avevano già iniziato la gavetta da tempo, ho provato a costruirmi un percorso con le mie forze. Determinante è stata una lezione di un professore a cui devo molto, anche se lui forse non lo sa: Juana Martin. Una volta è entrato in aula raccontandoci che quel giorno aveva chiuso i battenti l’ennesimo quotidiano spagnolo, e ci ha detto: “Quando uscirete da qui non cercate lavoro, perché non ce n’è. Createlo”.
In quel momento ho pensato a cosa avrei potuto fare, sapendo che nei primi anni sarebbe stato probabilmente un lavoro con zero introiti, molto sudore e l’accantonamento totale della propria vita sociale.
Quella per il calcio e per il Parma era (ed è) una mia grandissima passione, e allora ho deciso di aprire ParmaFanzine.it, che dall’inizio si è proposto di diventare un punto di riferimento con uno stile al passo con i tempi, ovvero un qualcosa che a Parma in quel momento forse mancava. Tutto questo mi ha portato, dopo quattro anni, all’interno della Milan Media House: ci ho lavorato solo per quattro mesi (perché poi è arrivata l’offerta della società crociata), ma grazie alla serietà e alla professionalità del team che lavora lì, ho imparato tantissimo in pochissimo tempo.
Poi vabbè, nella mia vita ho fatto tante cose, tutte male compreso qualche anno da dj in giro per la Spagna. La cosa positiva è che quando mi guardo indietro penso che rifarei tutto. Compresi gli errori che posso aver commesso, fondamentali in un qualsiasi percorso di crescita.
Di recente il Parma ha lanciato un’altra novità. Un progetto in linea con quello che ci ha appena raccontato Nicolò. È disponibile la nuova App ufficiale del club, a testimonianza della voglia di ampliare in maniera lineare l’esperienza dei fan gialloblu, una community local ma con un bacino di followers stranieri.
Luigi Di Maso